Emilia Foods: la scommessa di una startup nella supply chain globale

Cristina Boari, Daniela Bolzani, Eleonora Grassi Febbraio 27, 2024 3 min di lettura

Nel dicembre del 2014, Ivan Manfredi, fondatore e CEO di Emilia Foods, si trovava nella sala d’attesa dell’aeroporto di Los Angeles in attesa del suo volo diretto a Bologna, e rifletteva su una decisione cruciale che avrebbe potuto cambiare per sempre il destino della sua azienda. Emilia Foods, un fornitore italiano di pizze surgelate e gelati negli Stati Uniti, era una startup in rapida crescita con un modello di business unico: fungere da intermediario tra i piccoli produttori alimentari italiani e i grandi rivenditori alimentari statunitensi.

Il mercato USA del food and beverage era in rapida crescita, spinto da tendenze legate a prodotti sani, di alta qualità e internazionali. In questo contesto, Emilia Foods aveva rapidamente guadagnato una presenza significativa grazie al suo modello di business, semplice ma efficace, che le aveva permesso di affermarsi non solo come intermediario, ma anche come partner prezioso e affidabile sia per i suoi clienti sia per i suoi fornitori. Per i clienti (i rivenditori alimentari statunitensi), Emilia Foods era in grado di offrire un valore significativo fornendo prodotti italiani di qualità che potevano essere personalizzati secondo le loro esigenze. Per i suoi fornitori (i produttori alimentari italiani), l’azienda rappresentava la possibilità di semplificare le transazioni commerciali oltre i confini nazionali, aumentando il volume totale delle vendite e diversificando i mercati di riferimento.  

La crescita aveva però portato con sé nuove sfide: Fino a quel momento, Emilia Foods effettuava ordini ai produttori solo dopo aver raggiunto un certo volume di ordini dai rivenditori statunitensi. Questo modello aveva funzionato bene inizialmente, ma con l’aumento del volume degli ordini, Ivan aveva iniziato a vederne chiari i limiti. I tempi di consegna erano lunghi, spesso di 40 giorni o più, a causa della difficoltà di prevedere i tempi di produzione e delle tempistiche di transito intercontinentale, sempre molto lunghe. Questo modello non poteva soddisfare le richieste dei clienti per velocità e varietà.

Ivan aveva quindi iniziato a considerare una soluzione alternativa: trovare magazzini locali dove i prodotti potevano essere stoccati e trasportati più rapidamente ai clienti. Ma questa scelta implicava una profonda riorganizzazione delle competenze, unita a nuovi investimenti logistici e di inventario. Il viaggio negli Stati Uniti era servito a Ivan per incontrare i clienti e lo aveva persuaso ulteriormente, ma ora doveva convincere i suoi colleghi in Italia che questa fosse la strategia migliore per far crescere l’azienda. La responsabile della logistica di Emilia Foods era la più scettica tra i membri del management. Le sue parole riecheggiavano nella mente di Ivan: “Stai solo facendo un bel giro in California. È un rischio straordinariamente alto. Siamo una startup, non una multinazionale. Le nostre risorse sono già al limite.” Erano tutte osservazioni giuste: Emilia Foods era una nuova azienda, cresciuta costantemente dalla sua creazione, ma c’erano molti rischi legati a un investimento così grande. Ivan, dal canto suo, era convinto che rafforzare la qualità e tempestività del servizio offerto ai clienti avrebbe garantito la longevità dell’azienda. Pensava che la qualità dei prodotti italiani offerti ai loro clienti dovesse essere accompagnata da un servizio sempre più veloce e meglio organizzato, difficile da realizzare senza dei magazzini in loco.

Mentre rientrava in Europa, Ivan cercava di riassumere i suoi pensieri. C’erano alternative al passaggio a un modello di catena di fornitura diverso? Quali erano i reali benefici di questa scelta, non solo da un punto di vista operativo e di gestione della catena di fornitura, ma anche da un punto di vista strategico? I clienti erano disposti a pagare un prezzo più alto per ricevere gli stessi prodotti più rapidamente?

In conclusione, il caso di Emilia Foods offre agli studenti di Bologna Business School impegnati in corsi di Business Management, Strategy, o Strategic Supply Chain Management, preziose lezioni su come una startup può affrontare e superare sfide complesse in termini di gestione della catena di fornitura. Mettendosi nei panni del management team di Emilia Foods, agli studenti viene offerta la possibilità di valutare i pro e i contro di diverse prospettive e di come determinate scelte possano cambiare il destino di un’azienda.  

Articolo tratto da
Emilia Foods
Editore
ECCH
Autore
Eleonora Grassi, Daniela Bolzani, Cristina Boari
Anno
2024
Lingua
Inglese