Antonella Di Lazzaro, la nuova guida di Twitter Italia Media, ci racconta la trasformazione della piattaforma e come può essere utilizzata per migliorare il proprio business.
Studi umanistici, master in media e giornalismo, una lunga esperienza dirigenziale in MTV. Cosa si è portata dietro di tutto questo in Twitter?
Sicuramente un’attenzione ai contenuti e alla creazione di talenti. Riuscire a individuare utilizzatori di twitter che abbiano un talento particolare e portarli a essere delle piccole star. Un esempio è Lidia Schillaci, una giovane cantante che ha utilizzato fin da subito Periscope per promuovere alcune esibizioni diventando forse la prima artista al mondo che abbia scelto questa piattaforma per farsi conoscere. Grazie a un utilizzo intelligente del broadcasting live ha ottenuto un vasto consenso, numerose opportunità e un contratto discografico. Un altro esempio è la #BlueRoom, una vera e propria stanza dalla quale le celebrità di vari àmbiti invitate presso la sede di Twitter entrano in contatto diretto con i follower.
A proposito di Periscope, come vede la possibilità di utilizzarlo per la formazione?
Abbiamo ripreso con Periscope delle masterclass nelle università, nelle scuole. Abbiamo mostrato con Periscope i nostri risultati trimestrali della Borsa a WallStreet. Un’altra occasione sarà al Festival del Giornalismo di Bologna, dove faremo delle masterclass sull’utilizzo di twitter per i giornalisti. Molto probabilmente utilizzeremo Periscope. Questo perché questa piattaforma di live-broadcasting permette non solo la fruizione delle informazioni ma anche l’interazione, con la possibilità di fare domande e di avere delle risposte in tempo reale.
Come sta andando Twitter per i profili aziendali?
E’ un momento d’oro perché stiamo lanciando delle novità di prodotto che aiuteranno molto le aziende affinché ciò che viene pubblicato sia visto anche altrove. La Twitter Audience Platform migliora le visualizzazioni dei video e le interazioni, mentre l’autoplay anima la timeline facendo partire in automatico i contenuti video. Stiamo creando una cultura del real-time marketing. Le aziende stanno capendo che non è sufficiente pianificare le loro campagne nel momento in cui esce il prodotto, ma bisogna interagire con le conversazioni più importanti che si stanno sviluppando in quel dato momento. Un esempio è stato la notte degli Oscar: aziende dell’automotive, vinicole e provenienti da altri settori si sono inserite nelle conversazioni con successo raccogliendo l’interesse dei follower. C’è una cultura sempre più chiara di come bisogna conversare sulla nostra piattaforma per estrarre tutto il valore del “tempo reale”.
Il limite di 140 caratteri può apparire molto rigido. Quali sono le potenzialità di questa piattaforma dal punto di vista mediatico?
Una delle cose più emozionanti è il feedback immediato. Prendiamo i tempi del media televisivo: i budget sono maggiori, i tempi di sviluppo sono maggiori, e di conseguenza i feedback al netto dei dati auditel vanno letti e interpretati attraverso ricerche di mercato e analisi di gradimento laboriose e complesse. Twitter offre dati di lettura più immediata, consente una grande flessibilità nella sperimentazione e questo grazie soprattutto agli stimoli che provengono dall’esterno. Le community per prime, siano esse informali o istituzionali, offrono spunti che consentono l’avvio immediato di progetti. Che possono chiaramente avere successo o fallire. Visti i tempi veloci e i costi ridotti è possibile ritarare di continuo la strategia. L’altro aspetto entusiasmante è la varietà delle realtà coinvolte nella rete e di come queste possano entrare in relazione con nicchie di audience che non si pensava potessero essere interessate a loro. Questo vuole dire che è possibile costruire offerte “su misura” in base ai loro interessi.
Twitter viene spesso utilizzato come un’agenzia stampa. Oltre che piattaforma potrebbe diventare editore di contenuti?
Twitter di fatto dà voce ai suoi utenti con tanti strumenti diversi, quindi è come se ospitassimo tanti piccoli editori che possono essere i publisher tradizionali, quindi i grandi giornali italiani, le testate, i broadcaster, oppure singoli individui che hanno una passione, un business, delle idee e creano contenuti. La missione credo debba rimanere quella di strumento che dà voce in tempo reale. Non immagino Twitter fare delle mosse di acquisizione di realtà editoriali o mettersi a produrre. E’ possibile mettere in relazione utenti affini, ma di certo non finanziamo editoria. La aiutiamo.
Qualche suggerimento per gli studenti che vogliano conoscere a fondo i social?
Provate le piattaforme, sperimentatele. Tenetevi aggiornati utilizzandole. Perché il cambiamento è un processo continuo e solo stando al passo riuscirete a utilizzarle al meglio.