Michele Antolotti, Alumnus di BBS, è il vincitore della Digital Fair. Evento di valorizzazione della Community pensato per confrontarsi e consolidare il proprio network di relazioni. Di seguito il racconto del suo progetto: Beam-IT
Michele Antolotti fa parte della lunga schiera di ingegneri che ha deciso di iscriversi all’Executive Master in Technology and Innovation Management per integrare le sue competenze tecnologiche con quelle organizzative e finanziarie. Un passo fortemente voluto nella sua azienda che ha così deciso di fare coincidere un’importante svolta con la formazione del giovane co-fondatore.
Stampi e Motori
Un’azienda immersa nella motorvalley, a 5 km dagli stabilimenti Dallara. “Abbiamo tutti nel sangue il settore corse dell’automobilismo”. Michele Antolotti è il giovane co-fondatore di Beam-IT, un’azienda che produce parti utilizzando stampanti 3D. “L’anno scorso abbiamo chiuso con 15 dipendenti con 3 milioni e mezzo di fatturato. Quest’anno prevediamo una crescita di circa il 40% e come risorse umane abbiamo fatto nei primi 6 mesi 10 inserimenti. A settembre saremo 25 persone“. In qualche riga la storia di successo di una azienda giovane che punta a innovare i sistemi di produzione manifatturiera. E che ha vinto la competizione della Digital Fair sabato 2 luglio durante la Reunion2016 di Bologna Business School.
Benvenuto in BBS
“Avevamo partecipato come azienda a un evento intitolato “Innovare per competere”, e avevamo vinto una borsa di studio offerta da BBS. Il master sarebbe iniziato da lì a poco. Michele è forse il più giovane, 26 anni appena, del gruppo degli studenti dell’EMTIM VI, il Master in Technology and Innovation Management. “L’azienda all’epoca si occupava di prototipazione rapida e stampa 3D. Io all’epoca ero responsabile di produzione. Il confronto con il pool dei professori, con professionisti molto più esperti e competenti di me è stato un impatto emotivo molto forte.” Un lavoro di gruppo che rimane nelle abitudini di Michele. In BBS trova molti contatti con i quali collaborare e con i quali mantenere rapporti amichevoli anche fuori dall’ambito del lavoro.
After the Gold Rush
“L’azienda ha notato la mia crescita durante l’esperienza in BBS. Ho lasciato l’ambito della produzione a un collaboratore e mi sono spostato su un ruolo gestionale. E’ stato un bel lancio.” L’obiettivo per l’azienda di Michele diventa quello di portare la stampa 3D a sviluppare nuovi processi, nuovi materiali e renderli fruibili alla produzione. Una produzione non di massa perché “i nostri impianti e le nostre tecnologie non consentono lo sviluppo di grandi numeri ma di produzioni con volumi minori ma di grosso valore aggiunto. Ci proponiamo in 4 settori: aerospace avionico, biomedicale, motorsport, industrial gas turbine. Settori che hanno le possibilità economiche e tecniche per cogliere questa evoluzione quasi distruttiva, perché rivede il concetto di produzione in modo talmente nuovo da capovolgere il sistema.”
Digital Fair. Il premio
Se deve trovare una ragione al premio ricevuto Michele non può che riflettere in modo retrospettivo a quanto è successo dalla sua esperienza in BBS a oggi. “Pochi anni fa, mentre studiavo, stavamo passando dalla prototipazione industriale alla produzione di parti.” Un cambio di identità decisivo. “Abbiamo deciso di spingere sulla ricerca sviluppo sul metallo, aumentando il numero di materiali a disposizione. Abbiamo aperto un nuovo stabilimento, con nuove macchine, e abbiamo avviato collaborazioni importanti, come quella con l’Università, puntando tutto sulla progettazione.” Si, ma perché un’azienda che produce parti sempre più complesse e precise vince una competizione dedicata alla trasformazione digitale? “La stampa 3D concettualmente parte proprio da un file, dal digitale. Realizziamo solo quello che ci serve e lo inseriamo esattamente nella parte del prodotto dove serve che sia.” In termini di produzione e assemblaggio, di catena, è una rivoluzione copernicana. “E’ questo il concetto distruttivo di cui parlavo” incalza Michele. “Se con le tecnologie tradizionali utilizzavamo moltissimo materiale per avere un pezzo di pochi grammi, e con funzionalità limitate, coi processi di stampa ci si emancipa da tutti i vincoli dei processi di fabbricazione attuali e ci si sposta per esempio sulla cura del design, si ottimizza la funzione della parte prodotta, si potenzia la performance del componente e si realizzano campionature di pochi componenti per qualificare al massimo le produzioni in fase successiva.”
Insomma, la lezione è che si può vincere nel digitale sapendolo utilizzare nel modo più innovativo (“distruttivo” direbbe Michele) per ridisegnare le regole della produzione industriale.
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