Samantha Cristoforetti, l’astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea (Ase), insieme ai suoi compagni di missione Terry Virts (NASA) e Anton Shkaplerov (Roscosmos), sono stati ospiti ad una Master Lecture per ispirare agli studenti del Global MBA.
La protagonista della missione Futura dell’ Agenzia Spaziale Italiana (Asi), capitano pilota dell’Aeronautica Militare, ha raccontato la loro esperienza di vita in orbita e i momenti che hanno caratterizzato la loro missione: un successo frutto di addestramento, pianificazione, lavoro di team, fiducia, capacità di gestire l’incertezza, il rischio, l’inatteso.
“Duecento giorni nello spazio, un traguardo che è arrivato dopo anni e anni di preparazione, di addestramento certosino mirato a preparare ogni dettaglio della missione. Finché finalmente, il 23 novembre 2014, ci siamo trovati legati come salami ai nostri sedili in una piccola capsula in cima al razzo Soyuz”.
“Il viaggio è stato breve – ha raccontato Samantha – Sono serviti 8 minuti per staccarci dalla gravità del pianeta e farci arrivare all’unica destinazione che gli esseri umani hanno nello spazio: la stazione spaziale internazionale, dove è possibile trovare aria, cibo, acqua, un sacco di lavoro da fare, degli amici che ci accolgono e ci aprono la porta. E’ grande più o meno come un campo di calcio e a me piace pensarla come l’avamposto dell’umanità nello spazio”.
“A quel punto – ha continuato la Cristoforetti – è tutto un lavoro di team: è necessario essere una squadra affiatata, sia tra di noi sia con i centri di controllo a terra. E’ un’interazione continua con centinaia di persone che sono coinvolte nel preparare, nel supportare, nel pianificare, nel portare a termine le attività che portiamo avanti noi a bordo. Con questa squadra allargata bisogna mantenere un clima positivo di collaborazione ed entusiasmo per il lavoro che facciamo insieme. Duecento giorni nello spazio possono funzionare solo se c’è affiatamento”.
Team work, fiducia, pianificazione e preparazione: “Per le passeggiate spaziali ci si addestra sott’acqua: è l’unico modo che abbiamo a terra per simulare l’assenza di peso e lavorare nelle tre dimensioni per periodi lunghi – ha ricordato – . Ci siamo allenati a Houston, dove c’è una replica in scala 1 a 1 della stazione spaziale internazionale in una piscina profonda 11 metri. Si iniziava la mattina alle 6.30 e si finiva verso le 17 con il debrief. Nel mezzo passavamo 6 ore con uno scafandro pesantissimo addosso per simulare le attività a bordo”.
Un racconto di circa un’ora in cui la Cristoforetti ha illustrato le attività sperimentali realizzate sulla ISS, e ha mostrato le immagini, bellissime, scattate dalla stazione spaziale: l’aurora, l’occhio di un ciclone, il pianeta blu, “una distesa di acqua e nuvole toccate da un riflesso di sole che ti dà un senso di pace e di calma, un’immagine che ti fa pensare sui tempi lunghi e avere una visione a lungo termine”.
“Io credo che se fate questi studi – ha concluso rivolgendosi agli studenti di BBS – avete l’ambizione di essere dei leader, in campo economico, sociale o magari anche politico di questo pianeta blue. Per questo è necessario avere, anche nel quotidiano, una visione a lungo termine. Magari tra vent’anni, quando sarete al comando, ricordatevi di quest’immagine”.
Qui alcune foto della conferenza organizzata dalla BBS.
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