People, not users: Facebook e l’importanza della cultura aziendale

Febbraio 11, 2020

“La company culture è il fondamento dei risultati di ogni business” sostiene Luca Colombo, Country Director di Facebook Italia durante la visita della sede di Milano dedicata agli studenti del Master in Digital Marketing & Communication  di BBS.

“Abbiamo iniziato in 7 e ora siamo quasi 60 persone - racconta – un numero piccolissimo, considerato che ogni mese si connettono alla piattaforma 32 milioni di utenti in Italia. Come gestiamo questo traffico? Targhettizzando il pubblico e concentrandoci sulle risorse: ogni giorno lavoriamo al fianco di aziende e stakeholder locali per aiutarli a cogliere tutte le potenzialità dei loro business attraverso i nostri social”.

Secondo Colombo, in azienda dal 2009, per implementare questo modello di business è necessario coltivare una cultura aziendale che parta dal singolo. ”Prima di approdare a Facebook ho lavorato in Microsoft - racconta - e lì ho dedicato il primo anno solo a cambiare il mio mind-set: ho fatto tesoro di quell’esperienza e oggi qui ognuno è messo nella condizione di tirare fuori il meglio di sé. Chi è con me dagli inizi non si è arenato nella comfort-zone, ma al contrario, non si annoia mai e non smette di imparare”.

Facebook Italia non è suddiviso in dipartimenti fissi, ma allo stesso tavolo siedono a rotazione dipendenti che si occupano dei diversi aspetti del prodotto, per stimolare un continuo scambio di idee e prospettive.

“Cosa faccio ogni giorno qui dentro? - prende poi parola Giulio Ravizza, Head of Marketing per Facebook Italia - Cerco di trasmettere il messaggio che un mondo con Facebook sia migliore di un mondo senza: dopo aver creato interesse verso le potenzialità che offriamo, entra in gioco la componente sales che propone alle aziende le nostre soluzioni ADV che intersecano tre canali: negoziare, capire i media, comunicare”. Il funnel del social network secondo Ravizza ha al vertice la reputation, legata alla democratizzazione che Facebook ha portato nel mondo della pubblicità: “prima solo chi disponeva di grandi somme poteva investire nella promozione del proprio prodotto, ora chiunque può optare per campagne low-budget grazie ai social”.

A chi sostiene che le nuove generazioni non siano su Facebook perché preferiscono altri network, Ravizza risponde che le statistiche smentiscono questa impressione: “gli utenti non sono calati: Instagram e TikTok hanno preso piede per i momenti di svago e divertimento, ma Facebook rimane il social ‘utile’ su cui cercare informazioni e opinioni e con cui registrarsi ad altre piattaforme senza compilare form infiniti”.



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