Il 4 maggio l’Italia è ufficialmente entrata nella fase 2: sotto i riflettori, la ripartenza delle attività produttive tra il processo di digitalizzazione interno alle imprese e il legame con l’Europa.
Ne abbiamo parlato con Massimiliano Marzo, Professore Associato Confermato di Economia Politica presso l’Università di Bologna e Direttore Scientifico del Master in Wealth Management – Gestione del Patrimonio di BBS.
“Di fronte ad una crisi così pesante si pone immediatamente il problema di come uscirne. Inevitabilmente la discussione si sposta su due interrogativi: quando riaprire le aziende e quali? Quale strategia per l’Europa? Sul primo aspetto, il punto di forza sarà rappresentato dal processo di digitalizzazione, cruciale nel mercato del lavoro attuale. Tale trasformazione consentirà alle imprese da tempo attrezzate in tal senso di riprendere prima, assicurando il rispetto degli standard di sicurezza per i lavoratori grazie alle modalità previste dallo smart working.
Sul secondo punto, il dibattito delle ultime settimane ha spaccato in due l’opinione pubblica, schierando da un lato strenui sostenitori dell’Europa che ritengono sia doveroso il ricorso al MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), dall’altro coloro che usano questa criticità per soffiare sul fuoco dell’antieuropeismo.
Riguardo al MES, è doveroso considerare due aspetti fondamentali, quali la condizionalità e la quantità dei fondi disponibili. Sul primo punto, sta all’abilità del governo del singolo stato che richiede l’accesso ai fondi, dover dimostrare la capacità di legare tale condizionalità alla finalità per cui fa ricorso al fondo stesso. Ne deriva che per ridurre la condizionalità al minimo, sarebbe sufficiente dimostrare che l’accesso ai fondi è necessario per sostenere le spese sanitarie straordinarie dovute all’epidemia.
Nonostante questo, però, vi è un tema di quantità: i fondi ai quali può aver accesso l’Italia non sono sufficienti a fare fronte alla crisi sanitaria e agli aiuti alle imprese. Per questo motivo, c’è chi difende il ricorso all’emissione di bond europei, strategia che apre a sua volta un ulteriore problema dettato dalla tempistica: ammesso che venga dato il via libera all’emissione di corona-bonds, quando sarà possibile procedere? Non in tempi molto stretti di certo. Pare aprirsi così una terza via che preveda un accordo a livello europeo tale per cui ogni stato si indebita, e un fondo europeo (che può essere lo stesso MES) che compera l’eccesso di bond e finanzia tale acquisto tramite l’emissione a sua volta di un bond, la cui garanzia è composita ed è proporzionale alla dimensione dell’economia di ciascun paese rispetto alla dimensione totale dell’economia europea”.
Si tratta di uno scenario estremamente complesso, che ha messo in luce quanto questo nuovo contesto economico e finanziario richieda la presenza di esperti in grado di gestire una situazione in continuo divenire. Il Master di BBS mira a formare consulenti finanziari che sappiano operare nel settore pubblico e privato, anticipando la rotta della politica monetaria e fiscale in ogni suo aspetto, dalla gestione immobiliare ai mutui, passando per previdenza e sistemi pensionistici.
Autore: Massimiliano Marzo