Un’intervista a Stevie Kim, Managing Director di Vinitaly International e membro del Comitato Esecutivo del Global MBA in Food and Wine di BBS, per capire quali sono le nuove sfide del settore vitivinicolo dopo la pandemia.
Nata in Corea e cresciuta negli Stati Uniti, Stevie Kim ha conseguito un Bachelor of Science presso la New York University – Leonard N. Intern School of Business, prima di trasferirsi in Italia dove ha conseguito l’MBA presso la SDA Bocconi. Nel 2008 ha conseguito una specializzazione post-laurea in Wealth Management presso l’Università della Pennsylvania, The Wharton School. Nel 2012 è entrata a far parte di Vinitaly International come Managing Director.
Nella cultura asiatica la parola “crisi” è composta da due caratteri: pericolo e opportunità. Quindi nella nuova situazione post-pandemica che stiamo vivendo, il mio messaggio principale è che per le aziende vinicole è assolutamente essenziale innovare: solo le aziende in grado di innovare potrebbero creare nuove opportunità, mentre quelle che non sono in grado di innovare avranno grossi problemi e alcune di esse forse non dureranno nemmeno, questa crisi potrebbe essere più lunga di quanto pensiamo.
Le aziende alimentari sono un po’ più avanti, ma le aziende vinicole dovranno pensare seriamente ai loro modelli: la maggioranza delle aziende vinicole continua a promuovere il vino con le stesse modalità da molti anni, che è fondamentalmente degustazioni e presentazioni, più focalizzate sul lato tecnico lato e diretto a specialisti come commercianti o giornalisti del vino.
Questo è quello che è successo negli ultimi 100 anni e lo hanno sempre fatto, ma con Internet la situazione è cambiata. È molto importante per loro integrare tutti gli elementi, perché il vino è una sorta di settore interpersonale, con networking e degustazione; c’è ancora un forte imprinting fisico.
Ora più che mai le aziende vinicole devono puntare sulla comunicazione digitale ed è importante per loro dialogare direttamente con i consumatori: questo sarà il futuro dell’industria del settore. Nel mercato americano, il consumatore diretto è già una parte significativa dell’intera vendita, dalla cantina ai consumatori, mentre questa è una porzione molto piccola del mercato europeo. Questo tipo di modello di business è sotto attacco quando si estrae l’elemento fisico, proprio come la degustazione o la presentazione del vino, oppure i consumatori vengono direttamente nelle enoteche o nelle cantine.
Se togli questo elemento fisico, cosa ti resta? Innanzitutto, le aziende vinicole devono puntare sul diretto al consumatore: questa è un’opportunità per costruire le proprie piattaforme; Non mi dispiace la piattaforma di e-commerce, va bene, ma devono seriamente pensare alla costruzione di un loro CRM. Un esempio concreto: per conto di Verona Fiere organizziamo anche concorsi enologici. Significa che abbiamo giudici che degustano gli stessi vini per dare una valutazione, ma ora è necessario pensare a soluzioni alternative. Quello che abbiamo fatto è stato inviare il vino direttamente ai giudici, una soluzione dirompente, ma necessaria per innovare i processi creando soluzioni ibride.