Bologna Business School torna a accogliere gli studenti e partecipanti nel Temporary Campus di BolognaFiere, questa volta nel Padiglione 34, il cui stile underground ha ispirato un intervento creativo per mano dei writer bolognesi, a cura di Eugenio Sidoli, membro del Comitato di Indirizzo di BBS e docente all’Hybrid MBA.
La sede temporanea di BBS si trasferisce dal Padiglione 15 al Padiglione 34 della Fiera di Bologna e lo fa decisamente con stile. Il Padiglione 34 è uno spazio ideale per ospitare studenti e studentesse in sicurezza, grazie ai 10mila metri quadri di superficie, alle 12 aule e alle 6 breakout room in grado di accogliere 500 studenti garantendo un social distancing di almeno 1.5 metri. Ma quest’anno, oltre alle importanti caratteristiche tecniche e tecnologiche, c’è una novità: l’intervento creativo dei writer bolognesi, curato da Eugenio Sidoli, appassionato collezionista di graffiti e post-graffitismo, con la collaborazione di Roberto che gestisce a Bologna The Graffiti Bench, punto d’incontro dei writer di tutta la Regione.
Altra novità è che quest’anno la sede temporanea di BBS in Fiera ospiterà nei suoi spazi anche prodotti e progetti delle aziende distintive italiane con le quali la Scuola collabora, industry champion come Ferrari, Ducati e Lamborghini, che hanno esposto le loro auto e moto nel Campus.
Abbiamo chiesto Eugenio di raccontarci com’è andata e perché questo intervento rappresenta un momento di integrazione, inclusione e incontro tra le anime di una città che è oggi viva e innovativa più che mai.
“Tutto è iniziato con una telefonata e una richiesta inedita:
Lo spazio della fiera che BBS ha affittato per l’anno accademico 2021-2022 ha un che di underground ma manca di personalità. Possiamo dargli un tocco di vita facendo dipingere le pareti delle aule a dei graffiti writer?
Era Max Bergami, Dean di BBS; un vulcano di provocazioni creative che ammiro per il drive, l’energia e la capacità di innovare e sperimentare.
Già nel 2018, infatti, su sua richiesta, avevo curato per il parco di Villa Guastavillani la realizzazione di una scultura permanente di Andreco sul tema dell’acqua. Accetto la sfida e mi attivo.
Questa volta non si tratta di far realizzare un’opera; per la sede temporanea di BBS alla Fiera di Bologna serve un’azione collettiva e ci vuole un’esecuzione d’impatto. Chiedo aiuto a Roberto e insieme al team Comunicazione BBS definiamo il perimetro dell’azione, le regole d’ingaggio e i materiali di consumo. Progettiamo così una jam notturna, qualche ora prima dell’inaugurazione del Global MBA.
Martedì 12 Ottobre, puntuale alle 20, Roberto conduce sul posto una crew di 10 writer. Hanno già discusso tra loro come procedere. Aggiustano sul posto i bozzetti che hanno preparato ed iniziano a dipingere le pareti delle aule; la superficie che ciascuno di loro ha di fronte è impressionante, 30 metri quadri, ma nessuno ne è intimorito.
Pizza, birra e una colonna sonora di new jazz e hip hop a tutto volume caricano di adrenalina la nostra notte di graffiti indoor. I writer si muovono agili sui pannelli, i loro gesti sono rapidi e sicuri, il controllo della pressione sul cappuccio della bomboletta sfuma il colore, riempie lo spazio o traccia nitide outline. Ognuno lavora sul suo, ma si osservano e c’è una continua interazione. Sono una crew. Si confrontano, si scambiano i colori, discutono, concordano soluzioni.
Poco dopo mezzanotte la magia è fatta. In poche ore hanno dipinto 10 pezzi iconici. L’allestimento di BBS nello spazio fieristico – prima immacolato e piatto – si è acceso di colore e di energia.
Ciò che i writer hanno lasciato sulle pareti della fiera è l’evoluzione contemporanea di una pratica nata a metà degli anni Settanta del secolo scorso.
Il graffiti writing nasce infatti a New York come fenomeno underground; è un linguaggio metropolitano, una sottocultura, una pratica per iniziati. Sfida la censura delle istituzioni ma in meno di 50 anni si afferma in tutti i continenti, reclutando generazioni di adolescenti e facendo da incubatore per il talento di straordinari artisti contemporanei.
A Bologna la cultura dei graffiti ha una tradizione che risale addirittura ai tempi del movimento studentesco del 1977-1978 e ai pionieristici studi di Francesca Alinovi al DAMS. La città è precoce ed il writing si sviluppa in spazi autogestiti che hanno giocato un ruolo chiave per far nascere una ”scuola” che è ancora vitale e continua a sfornare talenti.
Per come la vedo io, quindi, la jam nel campus BBS alla Fiera di Bologna è quindi un inedito momento di dialogo tra le anime più progressiste della città; la scuola di management appena accreditata nell’1% delle migliori business school del mondo ed una nuova generazione di writer che mantengono viva la tradizione di ricerca creativa che ha posizionato Bologna alle origini di un movimento con scala globale”.