Parlano i protagonisti del progetto nato dall’Executive Master in Sustainability and Business Innovation di BBS, classificatosi undicesimo in occasione dei Responsible Business Education Awards del Financial Times.
La sostenibilità è un modo di pensare, una filosofia, un approccio alla vita e al lavoro e un obiettivo irrinunciabile per il futuro del nostro pianeta e dei suoi abitanti. Ma sostenibilità in BBS è anche una sfida costante verso l’innovazione che si pone come un obiettivo molto concreto: ripensare flussi e processi produttivi, ma anche modelli di business, nel segno dell’economia circolare.
È quello che ha fatto un gruppo di partecipanti dell’Executive Master in Sustainability and Business Innovation di BBS dando vita a un progetto unico nel suo genere, che ha creato un nuovo standard più sostenibile nella produzione di espositori di prodotto per i punti vendita, i cosiddetti materiali POP, entrando in classifica all’undicesima posizione a livello globale all’ultima edizione dei Responsible Business Education Awards del Financial Times.
Loro si chiamano, Francesco Fullone, Giorgia Stancari, Cristian Paravano e Valentina Ridolfi e Top of the Pop è il nome del loro progetto nato come project work finale del Master, a cura dei Professori Matteo Mura e Flaviano Celaschi. Partner d’eccellenza è stato il Gruppo Hera, attraverso la controllata Aliplast, grazie alla diretta partecipazione di Giorgia Stancari, Technical and Administrative support Manager dell’azienda. Fondamentale il contributo di Sarno Display – Gatto Astucci, azienda da tempo impegnata nella ricerca di soluzioni POP sempre più sostenibili sotto la guida di Cristian Paravano.
Come avete sviluppato l’idea per il vostro project work e quali sono stati i principali fattori che vi hanno ispirato?
L’idea nasce da una combinazione di casualità, intuizione e passione. Durante la prima giornata di corso dei Master di Sustainability and Business Innovation e Business Innovation Design in BBS, Cristian Paravano e Giorgia Stancari, si conoscono a pranzo e parlano delle rispettive aziende. Cristian, Amministratore Delegato di Sarno Display, aveva un concreto bisogno di trovare una strategia di innovazione per il proprio modello di business e iniziare un processo di cambiamento per adottare pratiche ESG all’interno di tutta la sua filiera di produzione. Giorgia, della Direzione Servizi Ambientali del Gruppo Hera, azienda che ha fatto di Sostenibilità e Innovazione la propria bandiera, era interessata a sviluppare progetti con aziende di vari settori per diffondere principi e modelli di Economia Circolare. Da quell’incontro e dall’idea di Cristian, ovvero la realizzazione di un POP (point of purchase) sostenibile e ad impatto ridotto, nasce la voglia di entrambi di farne un progetto concreto, e presentarlo come Project Work alla fine dei percorsi di Master. Nasce così il Team, a cui hanno aderito con entusiasmo anche Valentina Ridolfi e Francesco Fullone, tutte figure con background e competenze diverse, aspetto che ha poi aiutato a raffinare l’idea iniziale portando nuovi punti di vista e azioni da fare. Il project work si è quindi evoluto dall’obiettivo iniziale di riposizionamento di Sarno Display alla sfida più complessa, poi vinta, di voler creare una vera e propria filiera di economia circolare di cui Sarno e il Gruppo Hera fossero i principali attori. Proprio grazie alla sua composizione eterogenea e alla passione di ciascuno dei componenti, il gruppo è riuscito a realizzare un progetto realmente integrato: dalla progettazione dei prodotti di Sarno secondo le pratiche di eco-design, all’analisi della logistica; dalle normative sul conferimento dei rifiuti fino agli aspetti sociali e di governance (ottenendo, tra l’altro, la certificazione di Sarno Display come B-Corp).
Quanto è stato importante scegliere di frequentare il Master in Sustainability and Business Innovation in BBS per mettere a fuoco i problemi, e di conseguenza le esigenze, legate alla sostenibilità nel mondo retail?
Francesco: Il Master mi è stato molto utile, avevo già un po’ di infarinatura ed esperienza nella gestione dei temi sociali e di governance, ma capire come i primi fossero strettamente legali a quelli ambientali mi ha fornito strumenti utili a fare la differenza. A seguito del master sono andato ulteriormente a fondo su tutto quello che comporta la sostenibilità relativa al mondo digitale, unendo di fatto le competenze che avevo da Innovation Manager a quelle di Sustainability Manager.
Giorgia: Il Master è stato fondamentale per acquisire la forma mentis e soprattutto gli strumenti per avviare un processo di innovazione. Il nostro progetto ha portato contemporaneamente innovazione di prodotto e di processo, e nello sviluppo sono stati approfonditi i bisogni e le aspettative di tutti gli stakeholder, a partire dal cliente finale (che acquista prodotti cosmetici), ripercorrendo tutta la filiera, passando da un modello B2B ad uno B2B2C. Chiaramente nel percorso, il supporto e l’ispirazione che mi ha dato il Prof. Celaschi in termini di approccio al progetto è stato fondamentale.
Cristian: La formazione continua di un manager è fondamentale per poter cogliere le nuove opportunità e affrontare le sfide che si presentano sempre con maggior frequenza. In particolare la sostenibilità è uno dei temi pervasivi, così come la tecnologia, che ha un impatto trasversale dalla concettualizzazione del servizio/prodotto, alla sua realizzazione per finire con gli aspetti di rendicontazione. Sicuramente il Master mi ha aiutato ad acquisire un metodo e una forma mentis utili per portare questi temi all’interno dell’ecosistema in cui opero con razionalità ed entusiasmo.
Valentina: Il Master è stato un viaggio straordinario e una delle esperienze più generative della mia vita. Venendo dal mondo della pianificazione strategica territoriale, scegliere un master sulla sostenibilità e innovazione d’impresa ha significato per me guardare queste tematiche con occhi diversi. Inizialmente, questo ha avuto un effetto disruptive e ha messo in discussione tante mie pseudo-certezze. Lungo il percorso ho scelto di cimentarmi con un settore inesplorato e ho avuto la fortuna di trovare dei compagni di strada stupendi. In questo modo, ho potuto familiarizzare con le mille sfaccettature che la sfida della sostenibilità presenta. Una sfida in cui c’è spazio per tutti, con i nostri diversi profili, la nostra sensibilità e le nostre competenze.
Vi ricordate quali sono state le sfide che avete incontrato durante la realizzazione del progetto e come le avete superate?
Una delle sfide più complesse che abbiamo affrontato è stata quella relativa alla comprensione della logistica inversa nel conferimento dei prodotti cosmetici esausti al fine di poterli portare nella nostra circolarità. Durante l’analisi di questo tema abbiamo compreso quanto poco, alcuni produttori, sapessero della sostenibilità dei loro prodotti e quanto la materia fosse complessa. Durante il corso il prof. Mura ci disse che l’economia circolare “non si può fare da soli”, ecco perché prendendo spunto da questo abbiamo iniziato a coinvolgere attivamente sia un produttore di prodotti cosmetici sia HERA. Il coinvolgimento di HERA, e successivamente della controllata Aliplast, ci ha dato una serie di informazioni utili a indirizzare meglio il progetto e creare una serie di linee guida per il produttore che hanno reso concreto ciò che fino a quel momento era solo un project work sulla carta. Anche la riprogettazione in ottica di eco-design del POP di Sarno Display ha trovato nella collaborazione con HERA/Aliplast un’accelerazione, identificando le corrette plastiche (riciclate) da utilizzare.
Certo è che, anche grazie ad altre esperienze da noi realizzate a seguito del Master, una delle sfide fondamentali resta quella di sensibilizzare diffusamente le aziende affinché adottino un approccio della sostenibilità all’interno delle loro supply chain e value chain, a partire dal dotarsi di strumenti di misurazione e analisi dei loro impatti attuali per poi sviluppare processi ponderati e puntuali agendo sui diversi anelli della catena: dalla scelta dei fornitori alla comunicazione al cliente finale, fino alla servizio erogato al cliente in ottica di circolarità.
Sono passati due anni, se doveste progettarlo da zero oggi, cosa cambiereste?
Probabilmente investiremmo maggiormente sulla progettazione dei POP secondo quanto imparato alla fine del progetto e soprattutto su una veloce costruzione di un progetto pilota, cercando parallelamente riscontro con una serie di produttori della cosmesi differenti, magari avviando un test in GDO. Questo per aumentare la diffusione e quindi la remuneratività dello stesso e l’appetibilità per tutta la filiera.
Quali sono le raccomandazioni che vi sentireste di dare ad altri studenti che vogliono intraprendere fare la differenza con nuove idee nel settore della sostenibilità?
Di provarci senza paura di fallire, o peggio di non fare un qualcosa di grandioso. Per quanto piccoli possano sembrare i progetti porteranno sempre un impatto positivo a tutti. Di porsi sempre la domanda, quello che sto facendo che impatto avrà per le future generazioni? Cambiare il proprio mindset è necessario per affrontare nel modo migliore le complesse sfide che la sostenibilità porta con sé. Di uscire, quindi, dalle proprie comfort zone e di pensare in maniera innovativa, allargando il più possibile i propri orizzonti e avendo coraggio. La sostenibilità non è una transizione “leggera” ma un vero e proprio cambio di paradigma che, per quanto postuli necessariamente dei trade-off, ci spinge a trasformare profondamente il nostro modo di pensare, di operare, di produrre e di consumare. E a farlo con urgenza, perché il tempo stringe. Per questo ci vuole coraggio: il coraggio di sperimentare anche a costo di sbagliare. Il coraggio di metterci in discussione e di confrontarci con punti di vista diversi dai nostri. Il coraggio di riprovarci. Sempre. Proprio perché in gioco c’è il futuro.