Dove ti ha portato la tua esperienza dopo BBS? Gli Alumni di BBS ci raccontano i loro progetti. In questa edizione di BBS Alumni Network ti presentiamo Maria Silvia Pazzi, Alumnus dell’ MBA 2005/07. Il progetto: Regenesi.
Voleva fare architettura e ha studiato economia. Diventa professore a contratto all’Università e decide di tornare a studiare in un Master. Ha sempre lavorato per la creazione e gestione dei servizi innovativi alle piccole imprese e alla fine ne ha creata una propria. Una sintesi di 10 anni di cambiamenti che hanno rivoluzionato la vita di Maria Silvia Pazzi. Conoscendola, si direbbe che il marchio della sua azienda, Regenesi, abbia qualcosa a che fare anche con le sue rinascite professionali.
Nel luglio 2014 a Bruxelles avviene qualcosa di importante. L’Unione Europea promuove le così dette economie circolari, cioè un modello che pone al centro la sostenibilità, in cui le materie di scarto vengono costantemente riutilizzate. Qualche anno prima nel 2008 in Italia (a Napoli c’era l’emergenza rifiuti, l’ennesima) Silvia prese una decisione importante: “Ero in un momento della mia vita in cui avevo preso una decisione molto forte: lasciare un contratto a tempo indeterminato in una Associazione di categoria e mettermi in proprio sul mercato. Con due figli da crescere. Avevo aperto la partita iva e lavoravo come consulente per le aziende, frequentavo l’Executive MBA e facevo il docente incaricato in Università.” In quel contesto decide un cambio di direzione “La mia natura, quella delle mie radici familiari, è da artigiano. Fare la consulente per altri mi metteva sempre più nella condizione di desiderare la costruzione di una mia impresa”.
La genesi di Regenesi
Regenesi è la creatura imprenditoriale di Maria Silvia: “Realizziamo prodotti di design e moda con materiali di riciclo. Lo facciamo con un nuovo linguaggio, che non è solo fatto di materiali rigenerati. Il prodotto è la parte visibile ma tutto ciò che c’è dietro è innovazione.” Designer famosi, materiali frutto di tecnologie e rigenerati dopo una attenta selezione, attività di rete fra aziende in tutto il mondo. Obiettivo: trasformare i rifiuti in bellezza. “Noi vogliamo essere un brand di nicchia, di ricerca, d’alta gamma italiana. Siamo una azienda a rete perché non siamo nati da una nostra tecnologia interna, ma da ibridazione di tecnologie, estetica e capacità manageriali. Ci interessa creare filiere, curare l’approvvigionamento delle materie da rigenerare, con l’impatto più basso possibile. Ricerchiamo fornitori che abbiano prodotti di scarto industriale ma lavorati in modo naturale per ottenere un prodotto finito di grandissima qualità.” E anche sano.
BBS
Maria Silvia riconosce che il suo vizio più grande è quello di percorrere sempre la via più difficile. “E’ stato un master vincente sotto molti punti di vista. 106 persone da tutta Italia, 8 sedi locali per le parti in aula dislocate in varie città, il resto era online. A metà modulo l’incontro di due giorni in un hotel di Bologna con tutta la community è stato un momento di condivisione che mi ha gratificato e offerto molto in termini di relazione.” “Studiare da soli è possibile, per me abituata a farlo da sempre non sarebbe certo stato un problema. Ma i passaggi logici che si attivano nelle discussioni in aula, lavorare assieme agli altri ai casi di studio, trasferire la teoria alla pratica gestionale e quotidiana è quel “plus” che mi mancava. Alla fine del Master mi sono sentita molto maturata e con una professionalità più completa”.
Il contesto sociale
“Ovviamente nel mio mestiere è necessario leggere cosa sta succedendo”; il vento è cambiato sui temi e sui prodotti di cui mi occupo; quello che faccio non è più qualcosa da neo-hippy ma attira velocemente l’attenzione degli executive d’azienda. Tanto da creare progetti in co-branding con importanti aziende italiane (tra le altre Lamborghini e Dainese); prodotti nati dal recupero dei loro scarti industriali, non solo di stile e produzione di qualità altissima ma anche con una potente carica comunicativa!
Ma ora i competitor stanno diventando le grandi realtà già strutturate con cui dobbiamo imparare ad interagire efficacemente.
Digital Fair
Quello che rendeva Regenesi atipico alla Digital Fair è che il digitale non è l’output nell’azienda ma è presente in tutta la sua catena del valore” Regenesi è un brand e un prodotto che vive autonomamente nel mercato, ma ha anche numerosi rapporti nel B2B. “Alla Digital Fair ho conosciuto alcuni manager che potrebbero essere interessati a lavorare con noi. Siamo partner dai contenuti credibili e affidabili nell’ambito della sostenibilità e della gestione di progetti complessi. La nostra mission aziendale infatti è anche quella di creare prodotti/progetti ad hoc”. Ma Regenesi è una azienda giovane che fonda il suo business sulla creazione di reti e che trae linfa da incontri come la Digital Fair. “Lavorare con aziende di ambiti diversi genera nuove idee e aumenta il volume d’affari dei prodotti. Trasformare il successo di critica in vendita è forse l’obiettivo numero uno.”
Futuro
“Quando ho iniziato a lavorare sul progetto Regenesi in Italia non c’era nessuno che fosse interessato a parlare di materiali rigenerati. Ora il tema è diventato centrale nelle politiche di sviluppo sostenibili ed esistono diverse iniziative”. Maria Silvia scherza e dice che chiamarsi di cognome Pazzi può aiutare nell’essere credibile come player d’avanguardia in un settore pieno di rischi, ma ora il suo tema è la crescita dell’azienda. “Sono tuttora sempre in trincea, ripensando al percorso di questi anni partirei con qualcosa di più semplice. Quando è nata Regenesi oltre ad un’azienda abbiamo dovuto creare un mercato e tuttora investo molto tempo nella divulgazione di corrette informazioni sui temi legati alla sostenibilità. Faccio fatica a dare un consiglio ai più giovani, per me creare l’impresa è stato come avere un ulteriore figlio (il quinto! nel frattempo ne sono nati altri 2) da accudire, far crescere ed al quale dare l’autonomia necessaria per poter conquistare con i fatti ulteriori sviluppi aziendali”.
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