Ex Presidente dell’Argentina, due volte sindaco di Buenos Aires, deputato nazionale, presidente del Boca Juniors e inserito per ben due volte tra le 100 persone più influenti da TIME Magazine.
Mauricio Macri è un personaggio creativo, poliedrico, carismatico e queste doti da sole sarebbero bastate a coinvolgere la Community BBS riunita in Villa Guastavillani per una nuova Leadership Lecture. Ma Macri è molto più di questo: è una personalità empatica e brillante che parla di leadership come di qualcosa che si apprende e si coltiva a partire dai propri desideri e dalla voglia di costruire il futuro.
Sono stati forse proprio i suoi desideri, in particolare quello di diventare presidente del Boca Juniors, così come la sua voglia di futuro, a salvargli la vita nel corso del sequestro che nel 1991 lo ha visto per 14 giorni incatenato in una cantina. “Ho scoperto che la vita può essere molto fragile e le cose possono cambiare da un momento all’altro”, ha raccontato “E ho scoperto che volevo fare qualcosa per migliorare la società, per aiutare il mio popolo, invece di continuare a lavorare per l’azienda di famiglia”. Una volta in salvo, anche grazie all’intervento di un sequestratore che gli aveva promesso che non avrebbe lasciato che uccidessero “il futuro presidente del Boca Juniors”, realizza il suo sogno. “Da presidente del Boca Juniors”, ha raccontato Macri, “Ho capito che la prima sfida di un leader è avere un sogno”. E non importa quanto quel sogno possa avvicinarsi all’utopia: se la motivazione è abbastanza forte, anche le persone lo diventano. Ed ecco un’altra lezione di leadership preziosa: bisogna avere il coraggio di cambiare, di portare innovazione, anche quando comporta correre dei rischi. Come quello di demolire le gradinate del vecchio stadio per ricostruirlo e di proporre una partnership con Nike che avrebbe convinto e coinvolto maggiormente i tifosi più giovani.
“Per innovare servono risorse, e quando mi sono trovato a non averle”, ha spiegato Macri, “ho fatto due cose del tutto nuove per procurarmele: la prima è stata organizzare personalmente un’asta privata, recuperando tra i tifosi il doppio delle risorse di cui avevo bisogno, la seconda è stata lanciare a livello globale il primo fondo di investimenti sul calcio”. Un’idea che scuote la borsa di Buenos Aires e che permette di dare avvio alla trasformazione del Boca Juniors offrendo ai tifosi la possibilità di investire nei giocatori tramite il fondo. “Mi piace dire che il Boca Junior è stato la mia laurea in politica” ha chiosato Macri, che associa a questa esperienza un’altra lezione di leadership: “comunicare è importante quanto fare”. Fondamentale è anche rendere solida l’istituzione per cui si lavora, sul piano economico, ma anche su quello della capacità di scegliere le risorse e includere e coinvolgere tutti gli stakeholder. Anche quando questo comporta rinunciare alla via più facile, che per Macri sarebbe stata puntare tutto su Maradona come allenatore, un mito ormai a fine carriera e con tanti problemi personali, incapace di dare alla squadra la continuità di cui aveva bisogno, ma ancora in grado di suscitare l’adorazione delle folle. “Se vuoi essere un leader” ha detto Macri “ti troverai davanti a una decisione dura da prendere: fare quello che è comodo o fare quello che è giusto? Voglio dirvi questo: se fate quello che è corretto, prima o poi sarà anche la cosa comoda da fare. Se non mi fossi opposto a Maradona, sono sicuro che il Boca non sarebbe mai potuto essere la prima squadra al mondo e non avrebbe mai potuto vincere 17 tornei in 12 anni”.
Scegliere le risorse è una parte fondamentale del lavoro di un buon leader e su questo punto Macri condivide la propria visione, legata alle competenze, alla diversità e al talento, ma anche a un fattore tanto inatteso quanto essenziale: la gentilezza. “È sempre meglio abbassarsi un po’ sull’asse delle capacità, ma mantenere la gentilezza”, ha detto, “Certo, con un alto livello di competenze, ma sempre tenendo conto che per avere delle buone partnership ci vogliono buoni colleghi, ci vuole solidarietà tra le persone che fanno parte del team e non potrai averla se selezioni persone che hanno valori distanti da questi”. Costruire una squadra, non è però solo un lavoro di selezione: una squadra va resa più forte ogni giorno con un lavoro incessante di condivisione e valorizzazione. Su questo Macri è una miniera di racconti, aneddoti ed esperienze che catturano e coinvolgono il pubblico e che vanno dal mondo del calcio, del quale è ancora parte in quanto Presidente della Fondazione FIFA, a quello della politica. Con una base che accomuna entrambi i mondi, che è fatta di valori: resilienza, fiducia, giustizia. Valori che devono restare alla base della gestione del potere, sia come capacità di sopportare la pressione, sia come scelta di vita. “Quando si ha potere, la tendenza è quella di manipolare. E c’è una linea molto sottile tra manipolare e mentire” ha spiegato, “Quindi seguite la strada della verità. Non ingannate coloro che credono in voi. Un leader deve essere giusto, cioè deve saper gestire in maniera giusta le punizioni e i premi: è facile da dire, ma in realtà è molto difficile essere giusti perché siamo esseri umani”.
La lezione di Macri è stata una lezione di vita e di umanità, prima ancora che di leadership e di politica. Una lezione che è riuscita a entrare nel personale – come quando ha raccontato dei suoi “antidoti al potere”, che sono la psicanalisi, la famiglia e gli amici – per poi tornare ai segreti per mantenere la leadership e gestire il potere, come la voglia di continuare ad apprendere, la capacità di non isolarsi e di circondarsi di persone in grado di dire dei no, senza dimenticare mai da chi viene il potere e per quali scopi ci è stato dato.