Per gli studenti del track Food and Wine del Global MBA di Bologna Business School, la visita in Accademia del Caffè è stata una vera e propria esplorazione sensoriale nel cuore pulsante di uno dei rituali più amati al mondo.
Emily Elizabeth Rose, partecipante del Master, ci apre le porte di questa esperienza, rivelando scoperte e riflessioni maturate durante il percorso guidato dall’esperto Massimo Battaglia.
Chi si avvicina al mondo del caffè scopre rapidamente che dietro un semplice espresso si cela un universo di complessità insospettabile. La visita ha permesso agli studenti di svelare ogni fase di questa affascinante trasformazione. “Vedere il caffè solo come prodotto finale è limitante,” racconta Emily. “L’opportunità di seguire ogni passaggio dalla pianta alla tazza ha completamente trasformato la mia percezione.”
Durante la degustazione conclusiva, un’esperienza in particolare ha catturato l’attenzione del gruppo: “Abbiamo assaggiato un caffè ottenuto da chicchi essiccati all’interno del frutto stesso. L’impatto sensoriale è stato sorprendente – profumo e gusto evocavano una torta di ciliegie. Il contrasto tra la consapevolezza di star bevendo caffè e la sensazione di assaporare un tè fruttato ha evidenziato in modo tangibile come singole scelte produttive possano rivoluzionare completamente il risultato finale.”
La presentazione di Massimo Battaglia ha gettato luce su aspetti poco noti di questa industria millenaria. “Prima di questa esperienza, la mia comprensione dell’industria del caffè era superficiale,” confessa Emily. “Come consumatori, tendiamo a ignorare la complessa rete di decisioni e azioni che porta un prodotto sulla nostra tavola.”
Un dato in particolare ha scosso i partecipanti: “È stato rivelatore scoprire che il caffè è la seconda merce più scambiata al mondo dopo il petrolio, con contrattazioni nelle borse di Londra e New York. Eppure, i coltivatori ricevono appena il 4% del profitto finale. Per ogni euro speso in una tazzina, solo quattro centesimi raggiungono chi ha fatto crescere quei chicchi. Questa disparità illumina una problematica più ampia del sistema alimentare globale, dove chi produce il nostro cibo occupa spesso l’ultimo gradino economico della filiera.”
L’esperienza ha fatto emergere riflessioni profonde sul valore relazionale del caffè nella società contemporanea. “Venendo da Seattle, considero il caffè quasi un rituale sacro quotidiano,” spiega Emily. “Ogni angolo, proprio come a Bologna, ospita un caffè con il barista che diventa parte della tua routine, che conosci per nome.”
Un dettaglio architettonico ha colpito particolarmente la studentessa: “Massimo ci ha mostrato una macchina per espresso La Marzocco progettata per essere incassata nel bancone, eliminando la barriera visiva tra barista e cliente. È un esempio perfetto di come il design possa favorire l’elemento umano nell’esperienza del caffè. Questo principio guiderà la mia visione professionale futura: come possiamo ricucire il tessuto di connessioni tra chi produce e chi consuma, in un sistema che tende continuamente ad allontanarli?”
La visita in Accademia del Caffè ha lasciato nei partecipanti non solo una più profonda conoscenza tecnica, ma una rinnovata consapevolezza: dietro ogni tazzina si nasconde un mondo di storie, persone e scelte che meritano di essere valorizzate e comprese. Un insegnamento che trascende il caffè stesso, applicabile all’intera sfera dell’esperienza gastronomica contemporanea.