Dall’automotive ai robotaxi: il futuro della mobilità raccontato da Corrado Lanzone

Febbraio 6, 2025

Corrado Lanzone, Alumnus dell’Executive MBA, ha costruito una carriera che attraversa due mondi affascinanti e sfidanti: il settore automotive tradizionale e quello dei veicoli autonomi, due ambiti che richiedono un approccio tecnico rigoroso, una visione strategica e una straordinaria capacità di innovazione. Con un’esperienza ventennale in Ferrari e un ruolo attuale presso Zoox, Lanzone rappresenta un esempio di leadership visionaria e di capacità di adattamento a contesti in costante evoluzione.

In questa intervista, racconta le sfide della transizione verso i robotaxi, il valore della formazione continua, e il significato del lavoro di squadra, con uno sguardo rivolto alle opportunità offerte dalla Community BBS. Un dialogo che unisce esperienza professionale, riflessioni personali e preziosi consigli per chi aspira a guidare progetti di innovazione globale.

 

Dal settore automotive tradizionale ai robotaxi autonomi – un salto notevole che richiede non solo competenze tecniche ma anche il coraggio di reinventarsi. Cosa ha significato per te questa transizione e quali competenze, oltre a quelle puramente tecniche, si sono rivelate fondamentali?

Il passaggio dal settore automotive e racing, in cui ho maturato la mia esperienza, al mondo dei veicoli a guida autonoma ha comportato notevoli differenze e sfide, ma presenta anche una logica di continuità dal punto di vista tecnico. La principale diversità risiede nell’elevato contenuto tecnologico, sia hardware che software, e nella loro profonda integrazione con il veicolo. I veicoli a guida autonoma, infatti, non si limitano a rappresentare il “corpo” del veicolo, ma includono anche il sistema di guida con il “cervello” (computer), gli “occhi” (sensori) e l’“intelligenza” (AI e software). Questi aspetti, che in un’auto tradizionale sono presenti in misura molto più limitata, rendono il settore dei veicoli autonomi estremamente complesso e affascinante.

Le similarità, invece, si trovano nell’approccio comune alla progettazione e produzione, che prevede la creazione di una forte integrazione tra sottosistemi complessi. Questi devono garantire un comportamento continuo, affidabile e perfettamente ripetibile. Alla base di tutto, vi è un rigore metodologico indispensabile per raggiungere i livelli di affidabilità richiesti.
Oltre alle competenze tecniche, sono stati fondamentali il lavoro di squadra, la valorizzazione dei talenti e la capacità di sviluppare ed eseguire un piano strategico aziendale di crescita. Questo approccio richiede gradualità, sostenibilità, coerenza e una costante dedizione agli obiettivi prefissati.

 

Hai trascorso 20 anni in Ferrari, un’eccellenza italiana riconosciuta a livello mondiale. Come l’esperienza formativa in BBS ti ha aiutato, se ti ha aiutato, ad affrontare quella che, in una recente intervista a La Repubblica, hai definito una “scommessa che valeva la pena fare” in Zoox? Quanto è importante continuare a formarsi anche quando si è già raggiunto un ruolo di prestigio?

Il mio percorso professionale è profondamente intrecciato con quello personale, poiché ho sempre dato priorità alla volontà di svolgere un lavoro che fosse per me estremamente significativo e motivante. Il mio orientamento “mission driven” mi ha spinto a perseguire obiettivi chiari, concentrandomi su come creare valore attorno a tali obiettivi.
Dopo molti anni trascorsi in Ferrari, impegnato nella competizione sui circuiti di Formula 1, la mia attenzione si è spostata verso una missione per me altamente motivante: migliorare la sicurezza stradale e affrontare le sfide legate alla sostenibilità della mobilità urbana.

L’esperienza formativa in Bologna Business School è stata cruciale, poiché mi ha aperto a sfide più ampie e mi ha fornito gli strumenti necessari per affrontare contesti di maggiore complessità. Ritengo che alternare momenti di esperienza professionale con momenti di formazione sia fondamentale per consolidare le esperienze trasformandole in conoscenza e anche per riuscire a “vedere” cose nuove o a vedere cose conosciute con “occhi nuovi”.

 

Nell’intervista parli anche dell’importanza del concetto di squadra, dicendo che “insieme si può fare qualcosa di più grande”. Come si lega questo principio alla tua esperienza nella Community di BBS, alla quale sei rimasto legato, partecipando come speaker a eventi formativi e accogliendo i partecipanti dell’Executive MBA English Edition e del Global MBA Ferrari durante l’International Week?

Ho sempre considerato fondamentale il lavoro in team, non solo per arricchire le mie conoscenze grazie al contributo degli altri, ma anche per la soddisfazione di vedere i colleghi crescere attraverso i miei suggerimenti. Lavorare insieme permette di puntare a risultati più grandi e significativi rispetto a quelli che si potrebbero ottenere singolarmente.

Anche durante la mia esperienza in Bologna Business School, questo approccio è stato centrale. Il Master EMBA del 2012 ha creato legami profondi tra molti di noi partecipanti, legami che ancora oggi, a più di dieci anni di distanza, ci portano a interagire quasi quotidianamente. Nutro una profonda gratitudine verso BBS per questa opportunità e, per questo motivo, sono felice di collaborare con la Scuola. Supportare altre persone nell’orientarsi nella propria vita professionale rappresenta per me un modo per restituire ciò che ho ricevuto durante il mio percorso, in quello spirito che negli Stati Uniti viene definito “give back”.

 

Stai guidando un progetto che rappresenta il futuro della mobilità, in un contesto multiculturale che descrivi come “il sogno dell’umanità che si realizza”. Quale consiglio daresti a chi oggi frequenta un Executive MBA e aspira a guidare progetti di innovazione a livello globale?

Ho sempre qualche riserva nel dare consigli strutturati, preferendo invece un approccio più indiretto, basato sul raccontare ciò che ha funzionato per me. Ho ricevuto un forte insegnamento etico, che mi ha sempre spinto a confrontarmi con il mio senso del valore personale. Questo mi ha portato a impegnarmi in progetti di cui sentirmi orgoglioso, al di là del concetto generalizzato di successo, che talvolta può distorcere i valori fondamentali.

Per me, il successo consiste nello scoprire e realizzare la versione più nobile e universale di me stesso, il mio “miglior io” (“your best self”). Questo non implica rinunciare alla ricerca della stabilità economica e professionale, ma significa raggiungerla in armonia con un approccio allineato rispetto alla propria identità e ai propri valori fondamentali. In particolare, la valorizzazione delle diversità e l’inclusione sono aspetti che ho sempre considerato centrali anche in funzione del loro effetto sullo spirito di team.
Ritengo che la ricerca dell’innovazione e del successo debba essere vissuta con questa prospettiva, per poter attingere alla straordinaria energia che nasce dalla sincera aspirazione al miglioramento e al progresso, non solo individuale. ma anche per le comunità.



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