Fondata nel 1980 a Padova, Engineering è il primo gruppo italiano nei servizi informatici e nel software. Oggi viene definita una multinazionale tascabile. Della storia di quest’azienda abbiamo parlato con l’AD Paolo Pandozy, presente alla tavola rotonda “L’Agenda digitale regionale e lo standard FIWARE” che si è svolta in BBS.
Quali sono stati gli elementi distintivi di questa avventura imprenditoriale tutta italiana?
Innanzitutto la stabilità e la coesione del gruppo originario: il nostro management è cresciuto all’interno e quindi è legato da una forte identità aziendale. La nostra è un’azienda che ha solidi principi costitutivi e regole di coesistenza basate sulla fiducia reciproca e su una delega a tutti i livelli. Questo è stato lo spirito originario che abbiamo cercato di mantenere, anche quando abbiamo acquisito filiali di multinazionali italiane, francesi, tedesche, e ci siamo dovuti confrontare con culture e logiche diverse, con un approccio basato, più che su fiducia e delega, su controlli gerarchici. Mentre Engineering è una multinazionale molto più snella di altre proprio perché sopperisce ai controlli con un forte legame tra i manager che si conoscono e lavorano insieme da molti anni.
Oltre 40 sedi distribuite in Italia, Belgio, Repubblica di Serbia, Norvegia, Sud America (Brasile e Argentina) e Stati Uniti. Su quali mercati si concentra il vostro progetto di espansione?
In Italia realizziamo il 90% del fatturato e possiamo crescere ancora: in un periodo di crisi come questo nascono opportunità molto interessanti che un’azienda di servizi come la nostra può cogliere. Tuttavia dal punto di vista strategico, puntiamo a crescere all’estero. E’ un’ulteriore sfida: entrare su nuovi mercati significa dover fare delle acquisizioni per inglobare risorse locali, che parlino la lingua e conoscano i processi del luogo. E questo all’estero è più complesso rispetto all’Italia, dove possiamo sfruttare la leva di una presenza molto forte per dare luogo a sinergie, integrazioni, ottimizzazioni.
Agenda digitale: in Italia a che punto siamo? Quali sono le principali criticità?
L’agenda digitale è una grande opportunità per superare quel gap straordinario che abbiamo in Italia nell’adozione del digitale, in particolare nella pubblica amministrazione. Tuttavia la mia impressione è che,ci sia un problema di governance: l’Agenzia per l’agenda digitale definisce le linee guida, i grandi progetti (l’anagrafe unica, la fatturazione elettronica, il fascicolo sanitario) ma non ha poteri esecutivi. E così può accadere che il Paese vada avanti secondo logiche completamente diverse rispetto a quelle definite nelle linee guida. Penso dunque che l’agenzia dovrebbe avere più poteri: non soltanto quello di delineare strategie ma anche la possibilità di attuare i progetti, di fare delle politiche di sourcing sul mercato coerenti.
L’UE ha puntato molto sulla piattaforma Fiware. Ci può spiegare la sua importanza e le applicazioni che si intravedono?
Fiware è soprattutto uno standard unificante, mette a disposizione i “mattoni” su cui costruire l’agenda digitale europea. L’Europa vi ha investito moltissimo. Le imprese usano questi “mattoni” per realizzare soluzioni che possono essere collegate o essere utilizzate indipendentemente l’una dall’altra. Ad esempio, un oggetto costruito per una città è interoperabile a livello europeo e soprattutto integrabile con altri oggetti che hanno utilizzato la stessa piattaforma. Questo è perfettamente coerente col digital single market europeo che è l’altra priorità della UE affinché l’Europa sia indipendente sul piano della tecnologia dell’informazione e omogenea, in modo tale che tutti possano utilizzare le stesse componenti. Le possibili applicazioni di questa piattaforma sono molto varie: vanno dall’internet of things alla sanità, dai trasporti al sociale.
Che contributo sta dando la vostra azienda allo sviluppo di questa piattaforma?
Engineering ha inizialmente contribuito a finanziare l’iniziativa sia dal punto di vista economico sia sviluppando con gli altri partner europei le componenti di Fiware. E adesso il nostro contributo, insieme ad altri importanti partner europei, è quello di far vivere questa piattaforma, e dare supporto tecnico a chi la utilizza.
Che profilo deve avere un manager della vostra azienda?
Si deve riconoscere in quei principi che ho citato all’inizio. Il consenso del suo team è fondamentale. Deve saper gestire l’azienda con l’esempio: un manager esclusivamente dirigista, per quanto bravo, non sarebbe nel posto giusto da noi. Deve essere capace di mettersi in discussione giorno dopo giorno, essendo soggetto a quello che è il giudizio più importante che non è quello del suo capo, ma di quelli che lavorano per lui.
Che consiglio darebbe a uno studente che vuole lavorare in questo settore?
Il mio consiglio è di studiare, investire molto in questo periodo e guardare avanti. Credo che uno studente che esca da una buona università e con una buona votazione sia in grado di scegliersi il lavoro, anche in Italia. Nello scegliere il primo posto di lavoro non si fermi alla facciata, ma guardi bene all’interno quali sono i valori aziendali, che cosa questa azienda gli può dare, ma soprattutto cosa può dare lui all’azienda.
Vuoi leggere altri dialoghi con speaker della Community di BBS? Clicca qui