EXECUTIVE MBA – un’intervista a Massimiliano Ghini

Ottobre 9, 2023

Massimiliano Ghini è esperto di intelligenza emotiva, Professore incaricato di Gestione delle Risorse Umane alla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bologna e Professore di Comportamento Organizzativo presso Bologna Business School. Dal 2000 si occupa di intelligenza emotiva nella leadership, nei processi di cambiamento e nel lavoro di squadra. Nel 2023, come diverse altre volte in precedenza, ha vinto il Best Teacher Award per gli Executive Masters di Bologna Business School.

 

-Com’è cambiato negli ultimi anni il pacchetto di soft skills che le aziende richiedono ai loro dipendenti?

Occorre farsi una prima domanda: cosa ci impone il mercato? Il contesto è cambiato, lavoriamo sempre sotto pressione e in condizione di forte incertezza.  Negli ultimi anni abbiamo vissuto pandemia, guerra, crescita del costo dell’energia etc. Cambiare è la nuova normalità: non esistono più i cicli di “normalità” e business di 8 anni, è necessario abituarsi a lavorare senza sapere dove stiamo andando. Questo cambia le competenze di base che permettono di ottenere risultati oggi e mantenerli nel tempo. Si parla, giustamente, di sostenibilità ambientale, ma troppo poco di sostenibilità umana nelle organizzazioni. Il disagio emotivo derivante da questo contesto può trasformarsi in malattia fisica e bloccare anche le migliori competenze.

Ecco perché l’intelligenza emotiva, la nostra capacità di mettere insieme emozioni e razionalità per comportamenti sostenibili, diventa una competenza necessaria nello scenario attuale.

In più serve un pensiero critico sempre più sviluppato. Oggi non sappiamo cosa accadrà fra dieci anni, la tecnologia si sviluppa rapidamente rendendo obsoleti strumenti di lavoro appena padroneggiati. Bisogna lavorare più sulla logica, su quello che sta dietro alla tecnica, comprenderne criticamente i cambiamenti e come questi influenzano la mente umana.

Ancora, abbiamo la sfida su come creare engagement. La pandemia del 2020 ha causato una crisi di sistema da cui non si può tornare indietro. Sono mutati dei paradigmi: si è capito che per alcune mansioni lo smart working è efficace e richiesto dalle persone. Le aziende devono comprendere queste nuove necessità. Non sono vezzi passeggeri. Solo che veniamo da generazioni col paradigma “studio, lavoro, riposo”. Il mondo di oggi ci dice che la fase del “riposo” non ci sarà: gli studenti hanno davanti 50 anni di lavoro senza avere in fondo una reale pensione, non dobbiamo neanche più parlare di work-life balance, ma solo di life balance. Da qui la sfida: come faccio a creare motivazione, senso di appartenenza con generazioni e bisogni così diversi? Mi piace dire ai miei studenti che possiamo imporre a un figlio di andare a letto, non possiamo imporgli di addormentarsi.

Ecco la necessità, quindi, di sviluppare leadership che riescano a gestire complessità, produttività e persone.  Le domande che ogni leader dovrebbe porsi sono: ho una strada che valga la pena seguire da proporre alle persone con cui lavoro? Sono in grado di far capire al team che lavora con me quanto sia importante nel percorso che facciamo assieme?

 

-In che modo l’EMBA di Bologna Business School aiuta i suoi partecipanti nello sviluppo delle soft skills in questione?

In aula mi piace provocare i partecipanti. Dico loro che le cose che dirò costano 200 euro. Trovano gli argomenti che tratteremo in libri, dispense, paper online che qualora volessero acquistare pagherebbero una cifra del genere. Ma quello che dico loro non vale 200 euro. Qual è la differenza? Qui impariamo a comprendere come applicare le conoscenze. Ecco il vero valore aggiunto.

C’è, poi, un tema fondamentale che si fatica a vedere all’inizio, ma fa la differenza. Lo si percepisce chiaramente alla fine del percorso: se provate a chiedere ai partecipanti alla Graduation quali sono i veri plus ottenuti dal Master di Bologna Business School, avrete in risposta “esperienza e relazioni”. Ma, cos’è l’economia dell’esperienza? Al di là del conoscere, l’essere protagonista: condivisione, lavoro in team, confronto su un processo di apprendimento project based: ecco qual è il valore aggiunto. Il docente diventa facilitatore di uno scambio che, associato a una didattica ben strutturata, genera un percorso esperienziale che è un acceleratore di crescita. Il docente deve far emergere le esperienze delle persone perchè è un processo che crea valore. Avere docenti competenti con contenuti all’avanguardia è necessario ma non sufficiente. La dimensione relazionale e di confronto sono davvero importanti. Se guardate agli scritti su linkedIn dei diplomati c’è grande enfasi sul team con il quale hanno fatto il project work, le fatiche fatte con gli altri compagni di corso etc. Difficilmente ci ringraziano solo per i contenuti ma contenuto+collaborazione+network è una ricetta di grande valore.

 

-Emotional intelligence & coaching program: qual è la funzione di questo corso nell’economia di apprendimento dell’EMBA?

Credo che il focus sia proporre ai partecipanti un percorso: si parte da “come funzionano le persone” e non da “come vorremmo che funzionassero”. Iniziamo dal meccanismo, scopriamo la parte razionale e quella emotiva. Il premio Nobel Daniel Kahneman ci dice che non siamo così razionali come pensiamo di essere. Persone allenate a gestire e usare una forte razionalità spesso sottovalutano la parte emotiva. Ma, appena si inizia ad affrontare questo tema, tutti ne colgono subito l’importanza: automaticamente c’è la comprensione del perché stiamo lavorando su questo.

Ma, come applico questi temi in una logica di collaborazione? Dobbiamo comprendere che lo scenario competitivo, oggi, porta prima di tutto alla necessità di collaborare. Più il mondo è complesso, più si torna alla base: l’homo sapiens ha sconfitto i grossi predatori grazie a due macro-fattori: strumenti e collaborazione. Questi argomenti sono, nel mondo del business di oggi, di nuovo le basi da cui partire.

Nel corso, però, l’incontro con altri manager rischia di aumentare l’entropia: si rischia di essere sommersi dalle possibilità. Occorre capire qual è la strada giusta per ognuno; dove io posso fare la differenza, in base alle mie capacità. Ecco che con i programmi di coaching il tema si sposta sul personale, su ogni singolo caso, sulla trasposizione di tutti questi temi alla propria vita e carriera con un supporto esterno che diventa fondamentale per compiere efficaci step di crescita.

 

-Come si trasforma la vita dei partecipanti, sia personale sia professionale, dopo 19 mesi di frequentazione del Master?

Alla fine di questo percorso le persone capiscono che si possono fare cose prima ritenute impensabili. Chiudere un MBA così faticoso e così ricco permette alle persone di dire “si può fare”. Si scopre che ci sono più mondi rispetto a quelli immaginati: a fine corso, tutti sono diversi perché hanno fatto scoperte, hanno conosciuto nuovi punti di vista.

Chi pensa ad affrontare un nostro MBA dovrebbe venire alla Graduation e vedere la felicità, la partecipazione, l’energia che si sviluppa. Il percorso dimostra che con la giusta guida e il giusto impegno si possono fare cose straordinarie. Vedere le famiglie che gioiscono insieme per questo traguardo è emozionante: si riscopre la bellezza del fare, del raggiungere gli obiettivi e dello stare insieme.

E poi, mi piace citare Eugene Burger, prestigiatore americano laureato a Yale. A chi gli chiedesse perché una carriera scolastica così prestigiosa per poi fare l’illusionista, rispondeva “perché, così, quando entro in una stanza non mi sento inferiore a nessuno”.

Dopo un percorso così lungo e sfidante sai di essere preparato, di essere pronto ad affrontare il mondo del business con basi solide. C’è un senso di realizzazione che dà felicità: un cervello che prova emozioni piacevoli appende meglio e continua a desiderare di apprendere e si ha voglia di continuare, di studiare, di migliorare e di fare parte del mondo BBS: ecco la Community, gli Alumni, il network che si sviluppa e rimane.

 

-Perché investire su BBS per fare un EMBA?

Perché Bologna Business School è una delle migliori, con riconoscimenti internazionali come l’accreditamento EQUIS, con docenti che hanno un background importante e hanno capito che aiutare le persone a raggiungere obiettivi è diverso dal solo insegnare.

Poi, c’è una grande parte non misurabile: il fattore umano, il contatto. Non siamo perfetti, ma sono sicuro che tutti in BBS diano il meglio per considerare chi si rivolge alla Scuola come una persona e non un cliente. Se pensi alla finanza, dici Milano. Se penso alle relazioni, dico Bologna.

Bologna Business School, inserita in un tessuto economico senza pari, con alle spalle istituzioni universitarie e aziende che non temono paragoni nel mondo, aggiunge quel tocco unico che è l’entrare in contatto, il creare da subito legami, il valorizzare le emozioni.



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