“Innovare è fondamentale per qualsiasi attività imprenditoriale, anche per le banche,” esordisce Fabrizio Saccomanni, Presidente di UniCredit, durante la Master Lecture tenutasi il 23 maggio a Villa Guastavillani. Trasformare il modello di business: una scelta non rinviabile per le banche, è il titolo dell’incontro con la Community di BBS, durante il quale Saccomanni racconta e spiega i driver che spingono le istituzioni bancarie italiane verso una sempre più necessaria innovazione dei processi e dei servizi offerti.
La velocità del cambiamento, la pressione della clientela, la digitalizzazione e l’ingresso di nuovi player sono, secondo l’ex Ministro dell’Economia e delle Finanze, i quattro pilastri fondamentali sui quali poggia la trasformazione in atto. “Il cambiamento deve essere inteso come una vera e propria trasformazione che va ben al di là della solita ristrutturazione che ha periodicamente interessato tutti i processi degli istituti di credito,” aggiunge.
La grande crisi economica ha riguardato molto da vicino le banche, le quali hanno superato, forse meglio di altri settori, il periodo di recessione proprio grazie ai controlli stringenti ai quali sono continuamente sottoposte. Sul fronte opposto, il 50% delle grandi società che hanno dominato i mercati dal 2000 ad oggi sono scomparse, fallite oppure sono state acquisite. Su queste macerie nascono e prosperano i colossi di oggi, quasi tutti di recente fondazione, che rappresentano i nuovi player del mercato finanziario.
Il fattore di differenziazione sempre più importante sarà di fatto la Customer Experience, il terreno sul quale, non a caso, si muovono meglio i giganti tecnologici che oggi tolgono ampie fette di mercato alle banche. “È la crescente influenza dei nativi digitali a guidare il cambiamento,” afferma Saccomanni. “Una generazione che entro il 2020 rappresenterà il 40% dei consumatori globali e che porta con sé alte aspettative di interazione in tempo reale, grande propensione al cambiamento e sensibilità al trattamento dei dati.”
L’attesa per un’interazione istantanea, trasparente e soddisfacente, pone le banche davanti a non poche criticità, siccome abbraccia molte funzioni e competenze per le quali le istituzioni bancarie non sono adeguatamente formate. “Per competere dovremo dotarci di professionalità nuove, laureati in statistica piuttosto che data scientist e digital marketing manager,” spiega ancora Fabrizio Saccomanni, precisando che una delle grandi sfide sarà proprio riuscire ad attrarre queste figure, poiché le competenze che oggi servono alle banche ruotano quasi interamente intorno alla trasformazione digitale.
Per le imprese, anche e soprattutto quelle bancarie, si tratta di ridefinire la cultura aziendale, basandosi su una più efficace collaborazione tra le strutture e una più profonda condivisione delle informazioni, unita alla decentralizzazione delle decisioni. La trasformazione digitale in atto è perciò complementare con una profonda riflessione sul modello di business.
Le organizzazioni che hanno meglio interpretato questo passaggio sono senza alcun dubbio i grandi colossi tecnologici, ossia i cosiddetti digital disruptors, i quali possono puntare sui propri importanti vantaggi competitivi per erodere il business delle banche. Su scala mondiale, oltre il 6% dei consumatori ha già scelto operatori non bancari ai quali affidare la propria situazione finanziaria, mentre recenti indagini di mercato rivelano che il 32% dei clienti bancari in Germania e addirittura il 54% in Italia è disposto ad affrontare questo tipo di cambiamento.
“Tuttavia, anche le banche possiedono asset e punti di forza distintivi sui quali poter puntare. Uno su tutti è la fiducia dei clienti sulla sicurezza offerta.” Da un recente sondaggio di Accenture, emerge infatti che l’86% degli intervistati ha fiducia nelle banche per come vengono gestiti i loro dati personali. “Inoltre, l’abitudine a essere regolamentati e regolamentari è un altro punto a favore, una qualità che i nuovi media dovranno sviluppare ex novo,” conclude Saccomanni.
Il solco nel quale si sta sviluppando un’intensa competizione tra nuovi e vecchi player e tracciato dalle nuove tecnologie e da una regolamentazione che ancora arranca a tenere il passo con il cambiamento. Se è da considerare che entro la fine dell’anno in corso oltre 2/3 della popolazione globale avrà a disposizione sistemi di pagamento alternativi e real time, va tenuto conto della sfida che ciò comporta per la vigilanza e le autorità regolamentari. Indipendentemente dalla tecnologia utilizzata, i fornitori di servizi finanziari vanno assoggettati alla stessa stringente regolamentazione e revisione. Tanto più per l’alto rischio di non liquidità e l’impossibilità di questi canali di accedere alla Central Bank.
L’attuale trasformazione non riguarda solo un aggiornamento in chiave smart dei servizi offerti, ma si tratta di un vero e proprio processo socio-tecnologico di applicazione della tecnologia digitale all’industria, in grado di influenzare e modificare le strutture sottostanti. In altre parole, il processo attualmente in atto ambisce a rimodellare la catena del valore e creare nuovi ecosistemi.