La Green Economy è un modello di sviluppo che, tenendo in considerazione elementi economici, sociali e ambientali, mira a ridurre l’impatto delle attività umane sull’ambiente secondo parametri di equità, vivibilità e realizzabilità degli interventi produttivi al fine di raggiungere la sostenibilità degli stessi. Tra gli obiettivi principali troviamo il risparmio energetico, la riduzione dell’impatto ambientale, la riduzione del materiale di scarto e dei rifiuti nei processi produttivi, la riduzione delle emissioni di co2, il riciclo, l’equità nei processi economici e produttivi. Un movimento, quello dell’economia verde, che conquista imprese, mercati e consumatori.
Secondo uno studio dell’Agenzia internazionale per l’energia rinnovabile (Irena), portando la quota di rinnovabili a livello mondiale dal 20% del 2017 al 36% nel 2030, il Pil crescerebbe tra lo 0,6% e l’1,1%, pari ad una somma tra i 700 e i 1.300 miliardi di dollari. Spingendoci verso percentuali ancora più incoraggianti, ovvero un pianeta 100% green entro il 2050, incontriamo il rapporto di Greenpeace “Revolution 2015-100% renewable energy”. Secondo l’associazione ambientalista, questo scenario non solo è possibile ma economicamente vantaggioso, considerando che l’investimento necessario per raggiungere l’obiettivo verrebbe più che ripagato dai 1070 miliardi all’anno di risparmi stimati, derivanti dall’abbandono dei combustibili fossili.
Inoltre, l’aumento del fatturato legato alla Green Economy rappresenta una spinta non indifferente anche per l’occupazione, che impiega ad oggi 7,7 milioni di persone in tutto il mondo, numero in continuo aumento. Negli Stati Uniti, ad esempio, gli occupati nel settore fotovoltaico hanno superato quelli del settore petrolio e gas già nel 2013, come dimostrato dalla ricerca condotta da Solar Foundation, ente no-profit che si occupa di ricerca e istruzione nel campo dell’energia solare. L’occupazione nell’industria del fotovoltaico si è quasi triplicata fin dal primo censimento nazionale nel 2010 e ad oggi negli USA i lavoratori in questo campo sono ben 260.000.
Anche in Italia i risultati che emergono dai vari studi di settore sono più che incoraggianti. Il rapporto Greenitaly 2017. Una risposta alla crisi, una sfida per il futuro, redatto e pubblicato da Fondazione Symbola e Unioncamere, ha evidenziato una sostanziale crescita delle imprese italiane che hanno investito in prodotti e tecnologie green. Infatti, nel periodo compreso tra il 2011 e il 2016 le aziende interessate sono circa 355.000, il 27,1% delle quali opera in comparti extra agricoli. Guardando esclusivamente all’industria in senso stretto, la percentuale di imprese green sale ad un ottimo 33,7%.
Non si tratta solo di investimenti sulle energie rinnovabili, della scelta di installare impianti fotovoltaici o di convertire la coltivazione al biologico, ma di un impegno più sostanziale. Il 27% delle imprese italiane investirà quest’anno su ricerca e sviluppo, portando avanti l’innovazione green, un tema che può rappresentare un considerevole valore aggiunto in termini di competitività. Le imprese che investono nell’economia verde si dimostrano più forti anche nelle esportazioni, con un 18,7% contro il 10,9% delle imprese non investitrici. Nel settore manifatturiero, il divario è ancora maggiore, con un 46% contro il 27,7%. Le imprese green vantano anche maggiori digital skills e una presenza sul web dell’82%.
Parallelamente alla crescita del mercato dell’ecosostenibile e degli investimenti delle imprese, incrementa la richiesta di figure professionali esperte di tematiche verdi. Non solo nel tradizionale settore dell’agricoltura, ma anche nelle costruzioni, nei trasporti, nella formazione e nei servizi avanzati alle imprese e nelle public utilities. Si stima che in Italia, le assunzioni per profili green previste dalle imprese nel 2017, si aggireranno attorno alle 320.000 unità. Tenendo conto di tutte le assunzioni che prevedono competenze green, si arriva ad un numero ancora più importante: circa 1.183.000 profili professionali.
I dati, insomma, dimostrano che il futuro è green. Quello che un tempo poteva guadagnarsi l’appellativo di lungimiranza, passione o attivismo ambientalista, oggi rappresenta uno degli sbocchi professionali più importanti ed interessanti. Non si tratta solo di scommettere sul futuro per un benessere collettivo, ma anche sul presente, creando benefici economici e di sviluppo per le proprie imprese, aziende e comunità.
La lista dei “lavori green” coinvolge i settori e le professionalità più diverse. Alcuni lavori implicano responsabilità manageriali importanti, altri necessitano di specifiche competenze tecniche. Tutti però, presuppongono l’investimento su una robusta formazione. Bologna Business School offre un percorso per giovani laureati che vogliono affrontare questi cambiamenti da protagonisti: Il Master Full Time in Gestione d’impresa con indirizzo Green Management and Sustainable Businesses. Il master, in lingua italiana, ha come obiettivo la formazione di giovani manager che possano guidare le imprese nell’ideazione di nuovi modelli di business, sostenuti da un uso consapevole delle risorse.
Inoltre, Bologna Business School offre anche un percorso internazionale in lingua inglese. il Global MBA in Green Energy and Sustainable Businesses si rivolge a giovani manager che intravedono nelle sfide imposte dai cambiamenti climatici il principio su cui costruire il futuro delle imprese.