Il caso di Francesco Gazzaneo, CEO di Atlanta Packaging è esemplare. Ospite all’Executive MBA dell’Impresa Cooperativa. Dal mondo del calcio, dove ha militato come giocatore professionista nel Bologna, è passato, senza soluzione di continuità, all’imprenditoria nell’ambito delle macchine automatiche.
Nato a Bologna il 22 dicembre 1965. Centrocampista. Al Bologna dal 1983 al 1986: 102 presenze (64 in B, 22 in C1, 14 in Coppa Italia, 2 in Coppa Italia di C), 1 gol (in B). Gol “pesante”, l’unico al suo attivo, capace di regalare la salvezza per la squadra di Pace, all’epoca in serie B.
Innanzitutto la sua storia
E’ la classica storia del giovane calciatore. Uno sport popolare, anche per la provenienza sociale di chi gioca, quasi sempre di origini umili. Nel mio caso padre carabiniere, madre bidella, cresciuto nella bassa emiliana. Ho avuto la fortuna di concretizzare il mio sogno e quello di tanti altri ragazzi indossando una maglia da professionista già a sedici anni. Un percorso durato parecchio, che mi ha permesso di osservare e vivere ogni singolo aspetto di un mondo fatto di organizzazione, competizione, interessi economici. Luci e ombre che mi hanno portato a trasferire le mie ambizioni nel campo imprenditoriale.
Una azienda di packaging, la Atlanta, di dimensioni internazionali
E nata da un garage. Terminata la carriera calcistica un famoso procuratore mi aveva offerto di aprire un ufficio di rappresentanza. Investimento iniziale: un fax e un telefono. Ma, ormai trentenne, mi era chiaro che il mondo sportivo non mi dava più stimoli. Perciò decido di non accettare e seguo con grande curiosità e attenzione l’esperienza imprenditoriale di un amico, che mi ha insegnato tutto sul mondo delle macchine confezionatrici. Occhi e orecchie sempre aperti. A un certo punto sento la necessità di rischiare tutto quello che avevo guadagnato come professionista nella costruzione dei primi macchinari. E inizia l’avventura in prima persona.
Identità fra mondo del calcio e imprenditoria
Quando inizi da giovane il calcio è un gioco. Poi cominci a renderti conto dell’importanza della stipula dei contratti, capisci quanto è determinante la competizione non solo fra le diverse squadre ma anche all’interno del tuo team. Una tensione continua che nasce da selezioni severissime. Per cercare i migliori talenti, il bravo team manager, il migliore allenatore sul mercato. Lo stesso vale in azienda, dove è fondamentale circondarsi di professionisti che siano all’altezza. Per chi come me è partito da zero all’inizio fai tutto da solo. Poi succede che cresci, aumenta il giro d’affari, il fatturato, e realizzi che non puoi pensare di gestire da solo l’intera struttura ma diventa necessario costruire la squadra giusta. E ci vuole una gestione psicologica. Per me un punto importante in azienda è fare stare bene le persone, creando un contesto attorno a loro piacevole per farle rendere al massimo.
Cosa significa partire da zero nell’imprenditoria?
Significa partire a testa bassa. Avere la pazienza di seguire un percorso senza avere fretta. L’importante è avere sempre chiaro l’obiettivo. L’attitudine deve essere quella di diventare un esperto nel tuo campo, canalizzando le energie nelle cose più importanti. Vuole dire non sedersi mai. Spingere sempre di più sull’acceleratore, imparare da chi è più bravo di te. Per chi vuole iniziare l’adrenalina è un requisito necessario. Ricordo che da ragazzino mi portavo le scarpe da calcio a letto, immaginavo le azioni sul campo già dalla sera prima. Nel lavoro è rimasta la stessa attitudine, non finisco mai di pensare. E’ una situazione più che totalizzante. Una stanchezza più emotiva che fisica. E questo perché c’è una competizione che è diventata globale. Le distanze si riducono grazie alla tecnologia. Il tuo concorrente non è più il vicino di capannone ma l’azienda in Cina. Nonostante questo nuovo contesto in Italia le piccole-medie imprese non riescono ad accedere ad aiuti concreti. Non avere una storia familiare importante alle spalle è diventato un handicap. Chi parte da zero sappia che ora più che mai è molto difficile. Vuole dire essere soli.
Due parole sul talento
Talento è quando una persona ha un istinto finissimo e una grande capacità di sintesi. Guardare a sinistra e calciare a destra perché intuisci che dinamica sta prendendo l’azione sul campo. Cioè risolvere un problema o inventarti una giocata nel breve tempo che hai a disposizione. La capacità di sintesi è prevedere prima cosa può succedere e quasi con automatismo proporre la soluzione giusta.
Qualche consiglio e uno sguardo al futuro
Essere curiosi, perchè la curiosità è la leva di tutte le cose. Coltivare l’ambizione di fare qualcosa per te stesso e avere l’accortezza di raccogliere durante il percorso tutte le informazioni che ti servono. E ricordarsi che, purtroppo, sereno non lo sarai mai, anche perché se ti fermi un attimo rischi di perderti, perché, come dicevo, la competizione si è allargata, è diventata globale. E infine imparare a rischiare, investire e rilanciare sempre. Ora, per esempio, devo fare un cambio di passo. Devo aumentare la struttura (sono alla ricerca di bravi professionisti), rivedere le strategie e continuare a sfornare idee e brevetti. Tanto per dire, il capannone che avevo costruito appena due anni fa non basta più. E’ già arrivato il momento di costruirne un altro!