Il codice del futuro. Come pensano coloro che insegnano a pensare alle macchine

Maggio 17, 2016

Grande successo del primo dei tre appuntamenti de “Il codice del futuro. Come pensano coloro che insegnano a pensare alle macchine”. Iniziativa ideata dai docenti di BBS, del Dipartimento di Scienze Aziendali e del Dipartimento di Informatica–Scienza e Ingegneria dell’Università di Bologna.

Oggi sul Corriere di Bologna.

Non servono computer, oggetti tecnologici o digitali per capire il pensiero computazionale. Possono bastare una lavagna, bilance tradizionali, giochi creativi, fogli e matite. Sono stati questi gli ingredienti della lezione tenuta lunedì 16 maggio da Renzo Davoli, professore di informatica all’Università di Bologna, hacker e tra i principali attivisti del software libero in Italia, rivolta a circa una trentina di bambini e ragazzi dai 7 ai 13 anni, figli di manager di importanti aziende che, insieme ai loro genitori, si sono seduti sui banchi del teatro Anatomico dell’Archiginnasio per partecipare all’incontro “Il pensiero computazionale spiegato ai figli dei manager”.

Tra i genitori che hanno accompagnato i loro figli c’erano volti noti di manager di aziende importanti come Lamborghini Automobili, Toyota, Gruppo Hera, Caab, Valsoia e Iconsulting Group. Tra il pubblico presenti anche l’ex premier Romano Prodi e la moglie Flavia per una breve visita.

Un’ora esatta di lezione e giochi in un luogo simbolico, il Teatro Anatomico dell’Archiginnasio (che alcuni secoli fa era centrale nel dibattito scientifico mondiale) in cui il professor Davoli ha ribadito ai bambini come l’informatica “non sia la scienza che studia le macchine, ma i problemi delle persone”.

“Oggi – ha detto Davoli – molte aziende usano strumenti senza sapere come sono fatti e quindi non si trovano al posto di guida, ma al posto del passeggero. La nostra conoscenza deve essere invece quella capace di capire i perché, solo in questo modo saremo in grado di affrontare gli imprevisti. Per le imprese e per tutti noi non è importante la nozione, quanto la creatività”.

“Molti credono che la grande rivoluzione sia nell’oggetto tecnologico – ha continuato il professore – ma essa risiede invece nella digitalizzazione della conoscenza, che la scienza ha reso possibile convertendo tutto in numeri, che possono, a loro volta, generare altra conoscenza”. E, citando la famosa favola di Pinocchio, ha concluso: “La nostra conoscenza è quella che ci permetti di capire i perché, e per crearsela, è importante cercare di stare il più possibile nella bottega di Mastro Geppetto”.

L’incontro si inserisce all’interno nell’iniziativa “Il codice del futuro. Come pensano coloro che insegnano a pensare alle macchine”, ideata dai docenti della Bologna Business School, del Dipartimento di Scienze Aziendali e del Dipartimento di Informatica–Scienza e Ingegneria dell’Università di Bologna, che ha lo scopo di spiegare ai manager gli algoritmi e la logica alla base dei software che stanno rivoluzionando la nostra società e il mondo delle imprese, la cui comprensione fornisce strumenti e tecniche di problem solving largamente applicabili nella gestione aziendale.

“Il pensiero computazionale fornisce un approccio mentale utilissimo a risolvere una grande varietà di problemi. La scelta di spiegarlo ai bambini, anche nelle scuole, è ormai diffusa in tutto il mondo – ha spiegato Marco Roccetti – Ma in queste lezioni coinvolgiamo anche i loro genitori, manager d’azienda, che nativi digitali non sono. Vogliamo dar loro uno stimolo pedagogico ad acquisire processi di apprendimento verso i quali gli adulti spesso provano avversione o timore. Stiamo per avere le auto senza pilota e abbiamo insegnato alle macchine persino a scrivere articoli. Lo scenario globale sta cambiando, e il mutamento non investe solo i lavori più routinari, ma anche quelli intellettuali. E le aziende italiane e i loro manager devono prepararsi adeguatamente e per tempo”.

I prossimi appuntamenti sono per i successivi lunedì di maggio. Lunedì 23, sarà la volta dell’incontro “Il pensiero computazionale spiegato ai manager”, che sarà tenuto dal professor Simone Martini, direttore del Dipartimento di Informatica – Scienza e Ingegneria.

Mentre lunedì 30 maggio l’incontro conclusivo “Cosa pensano i manager del pensiero computazionale”, che sarà tenuto da Marco Roccetti, professore del Dipartimento di Informatica – Scienza e Ingegneria e da Maurizio Sobrero, professore di Gestione dell’Innovazione presso l’Università di Bologna.

 

 

 



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