Il reshoring in epoca di emergenza: una nuova sfida per le aziende

Aprile 6, 2020

Quali sono le prospettive per il reshoring, fenomeno economico che prevede il rientro a casa delle aziende che in precedenza avevano delocalizzato la propria produzione fuori dai confini nazionali? Ne parliamo con Andrea Zanoni, Professore Ordinario di Gestione Aziendale presso l’Università di Bologna e docente, tra i vari corsi, di Operations Strategy per l’Executive Master in Technology and Innovation Management.

Le imprese italiane, da qualche anno, stanno rivedendo le decisioni che le avevano portate a realizzare una quota consistente del proprio fabbisogno nei Paesi del Far East, direttamente o ricorrendo a fornitori.

Dall’analisi delle esperienze raccolte da un gruppo di ricercatori operanti in Atenei italiani, al quale aderisce anche Bologna, tra le motivazioni più frequentemente addotte per giustificare il riavvicinamento delle produzioni si riscontrano la necessità di rafforzare il posizionamento della propria offerta affermandone anche l’origine, imprescindibile nei settori luxury and fashion. In questi settori, infatti, il “made in Italy” costituisce elemento di valore, accanto all’esigenza di assicurare un servizio di qualità maggiore, non sempre assicurato dalle imprese localizzate in Estremo Oriente.

Altre motivazioni, ripetutamente evidenziate, per giustificare decisioni di back-shoring, sono anche il venir meno dei differenziali di costo rispetto alla produzione nazionale, causati sia dal più rapido incremento dei costi del lavoro nelle aree in cui le produzioni erano state localizzate, sia dalla crescita dei costi logistici – in specie trasporti e stoccaggi – determinate dalla lontananza.

A seguito della diffusione del Covid-19, i dati che emergerebbero se la ricerca fosse ripetuta oggi, molto probabilmente, evidenzierebbero che una delle ragioni più significative che inducono a riappropriarsi del controllo diretto delle attività è l’esigenza di attenuare gli elementi di rischiosità insiti in una supply chain lunga e distante.

Molte imprese, infatti, in questi primi mesi del 2020 sono state costrette a realizzare recovery plan per sopperire alle carenze di materiali provenienti da stabilimenti localizzati in aree che, prima di noi, sono state colpite dalla propagazione del virus e poter così continuare a mantenere la propria operatività. In alcuni casi, questo è stato possibile in tempi relativamente brevi e con aggravi di costo sopportabili; in altri, ha determinato vere e proprie situazioni di crisi, che potranno essere riassorbite solo nel lungo periodo.

Da tempo molte aziende hanno reso tangibile la maggior esposizione al rischio causata dalle operazioni di off-shoring che, a volte troppo disinvoltamente, erano state decise in passato inseguendo risparmi senza valutare i pericoli ai quali ci si esponeva. Ora è inutile recriminare sul passato; l’esperienza dovrebbe però servire per mettere a punto in futuro sistemi di gestione delle supply chain più attente al lungo periodo e, soprattutto, più resilienti.

Nell’immediato, bisogna comunque dare una risposta rapida ed efficace e per questo bisogna attivare tutti i livelli della filiera operativa. Partendo dal cliente finale e dal canale distributivo, devono essere riviste le previsioni di vendita per identificare con maggior precisione possibile le priorità e i fabbisogni reali per pianificare insieme ai dealer eventuali azioni di riequilibrio delle vendite.

All’altro estremo, con i fornitori, è opportuno analizzare le capacità produttive disponibili e attivare ricerche per individuare nuove fonti, eventualmente in aree meno colpite dall’emergenza, in grado di integrare la copertura dei fabbisogni. Il flusso dei materiali poi deve essere reso trasparente per far emergere le accidentali giacenze che solitamente si vanno accumulando come buffer cautelativi tra i diversi stadi, sia interni sia esterni, della filiera.

In situazioni di emergenza, infine, potrebbe risultare opportuno l’utilizzo temporaneo, per riuscire a continuare l’attività produttiva, di materiali e componenti originariamente destinati al post-vendita, salvo ricostituire al più presto le scorte per garantire la normale sicurezza della gestione.

Autore:Andrea Zanoni



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