La pandemia ha mostrato quanto la sostenibilità non sia più da considerare un aspetto secondario, ma, al contrario, una componente fondamentale su cui far leva per la ripartenza.
“La ‘nuova normalità’ si baserà su innovazione e sustainability” ha affermato Manuel Butler, Executive Director dell’associazione UNWTO – World Tourism Organization in una recente intervista, rilevando come gli aspetti green siano sempre più trasversali e mai come in questa fase storica riguardino tutti gli ambiti, nessuno escluso. Gli esperti sono concordi nel riconoscere un maggior peso alle riforme energetiche e ambientali all’interno dei processi produttivi delle aziende e del sistema economico dei paesi.
Quali saranno le competenze richieste ai manager alle prese con la situazione post-pandemia? Ne abbiamo parlato con Matteo Mura, Professore Associato in Ingegneria Economico Gestionale presso l’Università di Bologna e Direttore Scientifico del Global MBA in Green Energy and Sustainable Businesses di Bologna Business School.
“La sostenibilità può essere applicata, con modalità diverse, in tutte le aziende, pertanto lo sforzo richiesto a manager e professionisti in qualsiasi settore sarà quello di cambiare il proprio mind-set sviluppando competenze trasversali e allo stesso tempo un nuovo linguaggio.
Di fondamentale importanza il tema della misurazione: alcuni parlano di sostenibilità come qualcosa di astratto, al contrario la portata di nuovi modelli di business sostenibili avrà un peso rilevante in termini sociali, ambientali ed economici e sarà fondamentale misurare le esternalità, positive o negative, generate dalle imprese. Parlando di misurazione, il mondo della finanza si è affacciato su questi temi già in occasione di COP 24 tenutasi a Katowice nel novembre 2018, proprio perchè è stato valutato l’enorme potenziale di ritorno economico su questi aspetti emergenti.
Inoltre, il ruolo della sustainable finance sarà fondamentale nei prossimi anni, in quanto le importanti transizioni verso la sostenibilità (mobilità, energia, industria, città e agricoltura) che dovremo affrontare nei prossimi anni richiederanno un forte apporto di capitali.
Per introdurre poi logiche di economica circolare, si renderà necessaria una riflessione importante sulle value chain, considerando che le imprese sono dentro un ecosistema del valore, o value network in gergo, sempre più complesso, dove si verifica un’intersezione di diversi attori.
A tutto ciò si aggiunge la considerazione di una nuova sensibilità sui temi ambientali: in fase di lockdown l’inquinamento ha toccato livelli minimi in molte metropoli e questo ci ha dimostrato che gli ecosistemi naturali impiegano pochissimo tempo per rigenerarsi. Grazie a questo ‘esperimento forzato’ che tutti abbiamo vissuto, sono circolate immagini di acque limpide, cieli azzurri, aria pulita, animali che si rimpossessavano di spazi urbani e naturali, tutto questo però a discapito di crescita economica e benessere sociale. Sarà pertanto importante riflettere già da ora sul modo di fare impresa nella “nuova normalità”, introducendo logiche di disaccoppiamento, nelle quali la crescita economia e il benessere sociale sono disaccoppiati dall’utilizzo di risorse naturali e dagli impatti sugli ecosistemi, creando una straordinaria situazione win-win. Scenari di questo tipo sono già presenti in numerosi ecosistemi industriali europei e potrebbero essere replicati con successo nei nostri territori creando straordinarie opportunità di sviluppo economico, sociale ed ambientale”.
Autore: Matteo Mura