Ricercatore di Geografia Umana presso il Dipartimento di Storia, Culture e Civiltà, sezione Geografia, dell’Università di Bologna e Honorary Research Fellow presso il Global Development Institute, dell’Università di Manchester. Dottorato in Geografia Umana (2014) conseguito presso le Università di Friburgo e Verona; è stato assegnista post-dottorato presso il CNRS di Parigi (2015), il Leibniz Centre for Tropical Marine Research di Brema (2016), l’Università di Manchester (2017) e l’Università di Bologna (2018-2020).
Cambiamento Climatico, Antropocene, crisi ecologica e climatica. Da qualche anno questi processi stanno influenzando in modo significativo sia le agende politico-istituzionali su scala globale, sia il dibattito pubblico. Istituzioni internazionali, governi, scienziati, imprese e soggetti sociali si interrogano su come affrontare la crisi, mitigarne gli effetti e adattarsi al cambiamento climatico- ambientale. Finalmente sta emergendo nel dibattito internazionale il riconoscimento della natura politica della crisi climatico-ambientale e delle profonde contraddizioni e disuguaglianze che la caratterizzano.
Nella complessità di questo quadro, il nuovo BBS Centre for Sustainability and Climate Change è pronto a rivestire un ruolo strategico per due ragioni fondamentali. Da un lato per andare ad analizzare da una prospettiva multi e inter-disciplinare i processi, le politiche e talvolta le scelte errate che hanno orientato il quadro globale verso l’Antropocene e la situazione di crisi attuale. Dall’altro lato per elaborare e sviluppare idee, proposte, visioni e relazioni che sappiano coniugare esigenze e bisogni differenti per affrontare la crisi e costruire un futuro più sostenibile e più giusto in ottica socio- ambientale. Rispetto ad altri centri di ricerca, la grande forza del BBS Centre for Sustainability and Climate Change si basa sulla straordinaria capacità di integrare e di far dialogare prospettive scientifiche eterogenee con il mondo economico-istituzionale, con le imprese e con i grandi attori internazionali. Realtà che oggi rivestono un ruolo chiave nel definire gli equilibri politici e socio-ambientali futuri. BBS e l’Alma Mater si pongono dunque al centro di questa grande sfida scientifica per delineare nuovi equilibri futuri.
Il cambiamento climatico è un processo estremamente eterogeneo, che racchiude al suo interno un ampio spettro di problematiche biologiche e biofisiche, sociali e culturali, politiche ed economiche. Riflettiamo, ad esempio, sulle ripercussioni che il progressivo scioglimento dei ghiacci artici, l’innalzamento del livello dei mari nel Sud-est Asiatico o la degradazione dei suoli nell’Africa subsahariana possano avere sugli equilibri socio-ambientali: riconfigurazioni climatico-vegetative, nuove pratiche agricole, migrazioni di massa, inasprimento delle diseguaglianze, conflitti. Processi che richiedono nuove forme di conoscenza, innovazione scientifico-tecnologica e nuovi strumenti politico-sociali di mitigazione, adattamento e di governance. Di conseguenza, la capacità di integrare i saperi e le conoscenze della biologia, della fisica, della meteorologia con gli studi economico-giuridici e politico-sociali rappresenta la grande sfida del presente. BBS sta investendo grandi risorse per affrontare questa sfida e avere un ruolo di leadership nel dialogo e nell’interazione tra la scienza, il mondo delle imprese e delle istituzioni politiche ed economiche.
Nell’ambito della sfida e della ricerca sulla crisi climatico-ambientale, la geografia, con la sua pluralità di approcci, riveste un ruolo decisivo. Il sapere geografico ci permette di analizzare la dimensione spaziale e scalare degli effetti del cambiamento climatico e comprendere l’impatto di questi processi su determinati territori e regioni, le relative conseguenze socio-spaziali e la natura fortemente politica di tali dinamiche. In parallelo, la prospettiva della geopolitica ci aiuta a capire come il cambiamento climatico influenzi le relazioni internazionali, le tensioni tra soggetti e istituzioni e gli assetti di governance politico-economica. Pensiamo, ad esempio, alle negoziazioni globali sugli Accordi di Parigi e alla stesura dell’Agenda 2030 e dei Sustainable Development Goals o alle tensioni tra USA, Russia e Cina su accesso e controllo delle risorse. In rapporto a queste problematiche, l’approccio dell’ecologia politica ci permette, invece, di analizzare in modo critico le relazioni di potere tra gli attori coinvolti nella governance ambientale e le varie conflittualità che emergono su scala locale, influenzate spesso da soggetti a livello globale, nell’accesso a risorse e territori: pensiamo all’acqua, alla deforestazione o alle dinamiche estrattive ad esempio in America Latina. La riflessione sulla complessità di questi processi e lo sviluppo di nuove prospettive e linee guida orientate alla sostenibilità e alla giustizia ambientale e climatica risultano fondamentali per il mondo dell’impresa: in primo luogo, al fine di conoscere gli equilibri politico-istituzionali e le problematiche socio-ambientali. In secondo luogo, e questo rappresenta l’obiettivo strategico, al fine di sostenere scelte, investimenti e pratiche orientate a una sostenibilità più etica e giusta, che sappia coniugare la dimensione economica con gli equilibri socio-ecologici e la preservazione dei diritti delle nature umane e non umane.
Di Andrea Zinzani, Ricercatore di Geografie e Geopolitiche del Cambiamento Climatico