Kids Bootcamp: Insegnare il linguaggio del futuro

Luglio 10, 2017

Durante la Graduation e Reunion 2017 di Bologna Business School si è tenuta la seconda edizione del Fun Coding Kids Bootcamp, un momento di apprendimento del linguaggio informatico attraverso il gioco dedicato ai più piccoli, per fare comprendere come la programmazione di codici sia alla portata di bambine e bambini e li formi ad essere cittadini del futuro.

Un linguaggio da padroneggiare

“Il coding e il computer sono strumenti a supporto della creatività infantile, che permettono di  realizzare artefatti digitali e micromondi complessi, sia dal punto di vista della struttura, sia del comportamento”. Alessandro Ricci, professore associato presso il Dipartimento di Informatica – Scienza e Ingegneria (DISI) dell’Università di Bologna, spiega così il significato didattico dell’apprendimento delle logiche della programmazione. In un mondo sempre più orientato verso la digitalizzazione, inserire la conoscenza dei principi di base in un percorso scolastico primario dovrebbe essere fondamentale per impossessarsi di una conoscenza sempre più imprescindibile. 18 bambine e bambini iscritti della fascia d’età 7-11 anni hanno partecipato ai momenti guidati dai “wizard” – ovvero i “maghi” insegnanti – con discussioni collettive e fasi in cui autonomamente hanno messo mano ai propri micromondi (programmi al computer) sviluppandoli e adattandoli come meglio credevano, lavorando anche in gruppo.

Il metodo

“E’ stato fatto un percorso creativo sul “coding” che ha portato i bimbi a costruire da zero i programmi, fino ad arrivare ad un videogioco, che era l’obiettivo finale.” Alessandro Ricci e Laura Tarsitano, laureanda in Ingegneria e Scienze informatiche presso l’Università di Bologna, hanno insegnato alle bambine e ai bambini l’utilizzo della piattaforma di programmazione “Snap!”, molto nota e usata nelle scuole. Alla base delle due giornate la costruzione di un micromondo “teatrale”, con uno spettacolo da mettere in scena, composto da attori che si muovono su un palcoscenico. “I bambini erano i registi dello spettacolo e dovevano definire i copioni dei vari attori, nonché i loro costumi e i suoni da usare.” In questo percorso creativo hanno potuto toccare con mano – a volte in modo inconsapevole – alcuni concetti e meccanismi alla base della programmazione e di quello che oggi viene chiamato pensiero computazionale.

I risultati

“Hanno sviluppato la naturale capacità di usare costruttivamente concetti e meccanismi nuovi senza averli necessariamente capiti del tutto, completamente, senza paura di provare, mettendo in atto un processo in cui apprendimento, uso, costruzione e direi pure studio sono in continua relazione. In questo mostrando una straordinaria duttilità, flessibilità e capacità che spesso si perdono per strada nello svolgersi del percorso scolastico dopo le primarie.” Il dibattito sullo sviluppo e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale trova quasi sempre sede nei laboratori universitari e nelle applicazioni industriali e per il business. “Parlare di innovazione – conclude Ricci – significa per me parlare anche della cultura della scuola e del suo sviluppo”

 

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