Mercoledì 5 marzo, nell’Aula Magna di Villa Guastavillani, Bologna Business School ha ospitato l’evento “L’8 marzo non è una cosa da donne”, un incontro interdisciplinare organizzato in collaborazione col Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Bologna.
L’evento ha voluto superare la tradizionale narrazione della Giornata internazionale dei diritti della donna per avviare una riflessione più ampia sulla parità di genere e sull’importanza di costruire un cambiamento condiviso.
L’incontro è stato introdotto da Max Bergami, professore di Organizzazione Aziendale all’Università di Bologna e Dean di Bologna Business School, che ha sottolineato come la diversità e il valore della pluralità siano elementi centrali nelle organizzazioni e nella società. La discussione è stata coordinata da Daniela Bolzani, professoressa associata all’Università di Bologna e Associate Dean for EDI (Equity, Diversity & Inclusion) di Bologna Business School, che ha evidenziato il ruolo chiave dell’interdisciplinarietà nell’affrontare questioni complesse come la parità di genere. “Abbiamo pensato che all’interno della nostra Business School l’interdisciplinarietà sia una grande chiave di lettura dei fenomeni sociali, economici e culturali che vogliamo affrontare insieme” ha sottolineato Bolzani, spiegando come la diversità non possa essere analizzata da un solo punto di vista, ma richieda proprio un approccio capace di integrare più prospettive.
A dare avvio alla riflessione è stata Francesca Cavallo, autrice e imprenditrice di fama internazionale, che ha condiviso il percorso di ricerca che l’ha portata a esplorare il tema della costruzione dell’identità maschile. Partendo dal suo celebre bestseller Storie della buonanotte per bambine ribelli, Cavallo ha raccontato come l’interesse per la parità di genere l’abbia spinta a interrogarsi sul ruolo degli uomini nella società e sugli stereotipi che condizionano anche il loro percorso di crescita. “Mi sono chiesta: perché c’è una parte di me che è così profondamente convinta che i maschi siano naturalmente più aggressivi, naturalmente meno empatici?” ha dichiarato Cavallo, illustrando come anche gli uomini siano imprigionati in aspettative sociali rigide che limitano la loro espressione emotiva fin dall’infanzia.
Un punto centrale del suo intervento è stato il concetto di mascolinità come status sociale, plasmato da aspettative rigide che limitano l’espressione emotiva e i comportamenti degli uomini fin dall’infanzia.“Mentre la femminilità è uno status biologico, la maschilità è uno status sociale” ha spiegato, sottolineando come questa distinzione influenzi profondamente le dinamiche di genere e la costruzione dell’identità individuale. Attraverso studi antropologici e sociologici, Cavallo ha mostrato come la parità di genere non sia un gioco a somma zero tra uomini e donne, ma piuttosto un percorso di liberazione reciproca.
Dopo l’intervento ispirazionale, la discussione si è allargata con il contributo di Gabriella Crafa, vicepresidente di Diversity e membro della Extended Faculty di Bologna Business School, e Sambu Buffa, designer del cambiamento e diversity & inclusion trainer.
Entrambe hanno evidenziato come nelle organizzazioni la parità di genere non possa essere relegata a programmi rivolti solo alle donne, ma debba diventare un obiettivo strategico trasversale. “Basta programmi di empowerment dedicati alle donne nelle organizzazioni, vi prego” ha affermato Crafa, sottolineando l’importanza di un approccio sistemico orientato alla diversity transformation.
Buffa ha poi messo in evidenza il ruolo del linguaggio e delle aspettative sociali nei percorsi professionali e personali: “Le donne vengono spesso viste come naturalmente predisposte a ruoli di cura, mentre gli uomini sono spinti a evitare di mostrare vulnerabilità. Questo condiziona le loro scelte e il loro comportamento nel mondo del lavoro”.
A concludere il dibattito è stato Angelo Paletta, direttore del Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Bologna, che ha richiamato l’attenzione sul valore della leadership inclusiva. Paletta ha sottolineato come la diversità non debba essere affrontata solo come un obbligo normativo o una questione di compliance, ma come un’opportunità per le aziende di attrarre talenti, migliorare il clima organizzativo e aumentare la competitività.
L’evento si è rivelato un momento di confronto aperto e stimolante, in cui sono emersi spunti critici su come smantellare stereotipi e pratiche discriminatorie sia a livello individuale che organizzativo. Daniela Bolzani ha chiuso il dibattito riprendendo un concetto chiave dell’incontro: “La parità di genere non può essere una battaglia separata, ma un impegno collettivo. Dobbiamo superare l’idea di alleati e iniziare a pensare a uomini e donne come protagonisti insieme di un percorso di trasformazione sociale”.
Bologna Business School conferma il suo ruolo di incubatore di idee e dibattiti su tematiche sociali e manageriali, promuovendo un approccio interdisciplinare, innovativo e aperto al cambiamento.