Il nuovo Decreto Ministeriale ha disposto la riapertura dei musei civici e delle sedi espositive a partire dal 18 maggio, secondo un piano sperimentale. Aperture contingentate e su prenotazione, sanificazione degli ambienti e misure di sicurezza per pubblico e dipendenti saranno i capisaldi di questo graduale “ritorno alla normalità”. Come cambierà la fruizione della cultura in Italia e nel mondo in seguito all’emergenza sanitaria? Ne abbiamo parlato con Roberto Grandi, Professore Ordinario di Sociologia della Comunicazione nell’Università di Bologna, Direttore del Master in Digital Marketing and Communication di Bologna Business School e Presidente dell’Istituzione Bologna Musei.
“In tutto il mondo ci si domanda se durante la fase di transizione e, successivamente, al termine della pandemia la fruizione culturale tornerà ad essere simile alla precedente o si possono ipotizzare dei cambiamenti. Le mie riflessioni si concentrano sulle attività museali che in queste settimane di chiusura si sono spostate in rete, sia attraverso streaming di eventi in diretta, sia attraverso la creazione di contenuti digitali e la proposta di visite che utilizzano la realtà virtuale.
Come in ogni altro settore della società, queste settimane hanno determinato una accelerazione di processi innovativi già in atto con due diverse prospettive. Da un lato, c’è chi si sta convincendo che il digitale possa sostituire la quasi totalità di pratiche di visita museale. Io invece, con molti altri, sono convinto che il digitale crei dei ‘testi’ nuovi, diversi, delle esperienze altre di grande interesse e significato che possono avere dei rimandi ai materiali dei musei, ma che non possano sostituire l’esperienza museale diretta. Il digitale e la co-presenza si esprimono attraverso linguaggi profondamente diversi che creano esperienze tra loro altrettanto differenti. Il digitale offre prodotti e esperienze culturali con linguaggi propri che hanno destinatari privilegiati e in grado di allargare il pubblico museale.
Chi pensa che una visita in realtà virtuale possa sostituire la visita fisica è convinto che i musei siano unicamente un susseguirsi di sale di esposizione. Questa concezione dei musei è superata da molti anni. Oggi i musei, in particolare i musei civici che hanno le collezioni permanenti che illustrano la storia di un territorio, sono degli hub culturali, si collocano all’incrocio di una serie di relazioni con le altre istituzioni culturali del territorio e hanno una responsabilità sociale verso diversi tipi di pubblico.
In primo luogo il pubblico dei residenti a cui ci si deve rivolgere con proposte inclusive e partecipative alle iniziative che si tengono sia dentro che fuori gli spazi museali. I residenti devono superare la soggezione reverenziale verso il museo e devono abitarlo, sentirlo proprio. Grazie alla professionalità di nuovi mediatori culturali e alla capacità di trarre dagli oggetti che compongono le collezioni permanenti le infinite storie affascinanti e intriganti che possono raccontare. Non aspettare che i non-ancora-pubblici vengano al museo, ma andare là dove vivono per coinvolgerli e costruire proposte insieme.
Il secondo pubblico è quello costituito dai turisti, nazionali e internazionali. A livello internazionale ci si sta convincendo che il mercato del turismo culturale avrà una modifica radicale che potrà diventare permanente. Il Nuovo Turista Culturale sarà meno attratto dalla mostra grande evento mordi e fuggi (peraltro per un po’ difficile da organizzare) e più motivato dalla ricerca di un’esperienza museale in grado di trasmettere autenticità e unicità. Un turismo culturale più meditato, con tempi di consumo meno frenetici, che potrà apprezzare il valore unico e distintivo, per esempio, delle collezioni permanenti dei 14 musei che fanno capo alla Istituzione Bologna Musei. I musei e la città di Bologna possono trarre vantaggio, infatti, se la gestione del fenomeno turistico si muove in un orizzonte di offerta di esperienze reali, autentiche e distintive, di cui un ripensato Museo Morandi, il maggiore artista italiano del Novecento, potrebbe costituire il nucleo centrale.
Un terzo pubblico a cui si rivolgono i musei è il mondo scolastico e della formazione. I Musei più innovativi propongono non tanto delle visite passive alle scolaresche ma attività formative laboratoriali integrate in quelle scolastiche come opportunità di crescita ulteriore per le nuove generazioni attraverso gli stimoli dell’arte. Sono notizie di cronaca che negli ultimi giorni hanno suscitato eco in tutto in mondo i piani di ristrutturazione adottati da alcune delle più prestigiose istituzioni museali statunitensi. Da un giorno all’altro il dipartimento educativo del Museum of Modern Art di New York si è visto azzerare tutte le attività e sospendere a tempo indefinito ogni nuovo incarico contrattuale per 85 educatori assunti come collaboratori esterni, mentre il San Francisco Museum of Modern Art ha licenziato oltre 300 impiegati.
Tutti i musei del mondo si trovano in una situazione di crisi per la mancanza di entrate e con prospettive critiche, ma decidere di eliminare le attività didattiche per uno o due anni mostra mancanza di responsabilità civica. I musei della Istituzione Bologna Musei non solo hanno fatto proposte di attività laboratoriali online in queste settimane ma sono pronti a ripartire con le iniziative formative in presenza e, in parallelo, online. Il quarto pubblico di riferimento è costituito dagli artisti. In particolare in questa situazione gli artisti, i fotografi, i designer, i registi, i creativi sono tra le categorie più colpite da questa crisi economica e molti non avranno clausole di salvaguardia o cassa integrazione da cui ripartire. Chi ha una galleria di riferimento difficilmente la ritroverà dopo la crisi, chi si sostiene vendendo le proprie opere soffrirà sicuramente la crisi del mercato dell’arte che si è già aperta. Per molti sarà un problema anche comprare i materiali per produrre nuove opere o avere uno spazio dove realizzarle.
Il museo deve prendere una posizione chiara in questo preciso momento e assumersi responsabilmente carico delle necessità della comunità che rappresenta mettendo a disposizione le proprie risorse e i propri spazi. Da questa constatazione nasce all’interno del Museo di Arte Moderna MAMbo, un nuovo concetto di museo denominato Nuovo Forno del Pane: non più casa delle opere ma casa degli artisti, fucina di nuove opere, incubatore di nuove progettualità. La programmazione espositiva verrà interrotta temporaneamente per dare spazio agli artisti del territorio, ai creativi, alle associazioni culturali e a chi ne abbia bisogno per ripartire.
La grande Sala delle Ciminiere sarà completamente messa a disposizione degli artisti per creare studi, spazi di lavoro, atelier, cantieri di produzione coordinata. In un’ottica di cooperazione istituzionale e di networking tra istituzioni culturali attive sul territorio nascerà questa nuova Comunità Creativa. Oggi i musei devono ripensarsi e progettare scelte radicali che tengano conto in una logica di accountability della responsabilità sociale sempre più importante che hanno verso la società nel suo insieme”.
Autore: Roberto Grandi