Stefano Venier è dall’aprile 2022 CEO di Snam, principale operatore europeo nel trasporto e nello stoccaggio di gas naturale. A presentarlo in occasione della prima Leadership Lecture BBS è Max Bergami, Dean di Bologna Business School, che ne ripercorre brevemente il percorso professionale.
Originario di Udine, dove si è laureato in Informatica, prima di conseguire un Master in Energy and Environmental Management and Economics presso la Scuola Superiore E. Mattei, Venier ha un rapporto privilegiato con la città di Bologna, avendo ricoperto dal 2014 al 2022 il ruolo di CEO del Gruppo Hera, prima realtà italiana di aggregazione di aziende municipalizzate che, con un approccio multi-business, gestisce la fornitura di servizi energetici e ambientali a cittadini e imprese. Oltre ad aver ricoperto la carica di AD in Hera, Venier è stato anche Direttore Generale Sviluppo e Mercato Energy dal 2008 al 2014 e Direttore Business Development, Pianificazione Strategica e Affari Regolamentari dal 2004 al 2008.
Con oltre trent’anni di esperienza nel settore dell’energia e delle utility, a livello nazionale e internazionale, lo scorso 10 febbraio Venier è stato il primo ospite della nuova serie delle Leadership Lectures, tenute presso la storica sede di Bologna Business School, Villa Guastavillani. Il Ceo di Snam ha offerto con il suo speech una visione ragionata degli scenari energetici futuri, partendo dalla crisi attuale.Una tematica, quella della sicurezza e della transizione energetica, che unisce geopolitica, tecnologia, logistica, sostenibilità ed economia, creando quella interdisciplinarietà che è uno dei valori fondanti della Scuola.
Al centro della Lecture il ruolo strategico di Snam, gestore della rete di trasmissione del gas, degli impianti di stoccaggio e presidio delle principali direttrici dei flussi di gas. Un’azienda leader in Italia e in Europa, impegnata nel garantire una maggiore sicurezza di approvvigionamento energetico al nostro Paese.
La sfida da affrontare è complessa, ha detto Venier, e riguarda da una parte la necessità di garantire sicurezza al sistema energetico nazionale ed europeo e dall’altra la spinta da imprimere alla transizione energetica, con l’obiettivo di costruire un sistema resiliente che possa gestire i continui adattamenti richiesti dal mutevole contesto geopolitico ed economico che stiamo vivendo. “Sappiamo che le ultime transizioni energetiche hanno richiesto ciascuna più di ottant’anni per compiersi”, ha spiegato Venier all’inizio del suo discorso. “In questo caso se vogliamo centrare gli obiettivi ambientali che ci siamo posti abbiamo la necessità di concluderla in meno della metà del tempo. E sappiamo che dobbiamo farlo tenendo conto di una popolazione mondiale e di un contesto di sviluppo molto diversi da quelli di ottanta e di 160 anni fa. Dobbiamo prevedere una magnitudo di effetti che toccheranno anche una dimensione che non era mai stata esaminata:quella della transizione giusta, per non lasciare indietro porzioni significative del mondo”.
Tenendo fermo l’obiettivo del raggiungimento di un sistema energetico europeo resiliente – cioè flessibile, sicuro e affidabile – e partendo dall’attuale conformazione del sistema energetico europeo, ne consegue che per avviare e gestire la transizione non si potrà prescindere dalla necessità di potenziare le interconnessioni tra i sistemi infrastrutturali oggi attivi.
All’interno dello scenario geopolitico ed energetico europeo l’Italia gode di una posizione privilegiata, sia per la sua posizione geografica sia per il sistema infrastrutturale di cui dispone e, fin da subito, è emersa la strategicità del nostro Paese.
Siamo, infatti, l’unico Paese che ha cinque pipeline di interconnessione collegate a cinque punti di importazione di gas diversi. Altri Paesi come, ad esempio, Germania e Benelux (Belgio, Olanda, Lussemburgo) pur vantando uno spettro anche superiore di pipeline attingono da uno o due fornitori, con un grado di diversificazione indubbiamente inferiore. “L’Italia – ha detto Venier – gode quindi di un vantaggio non solo per la posizione geografica, ma per la sua infrastruttura, perché a questi cinque punti di interconnessione si aggiungono tre unità di rigassificazione di GNL (gas naturale liquefatto) che presto diventeranno cinque, per un totale di dieci punti di approdo e una flessibilità e un bilanciamento di fonti che nessun altro Paese europeo può vantare”.
La valenza strategica di Snam, inoltre, emerge da un’altra specifica caratteristica: tra i TSO (Transmission System Operator) europei, è quella presente in tutte e tre le componenti della catena del valore: il trasporto, lo stoccaggio e la rigassificazione. “Con le due navi rigassificatrici che entreranno in attività in Toscana e a Ravenna – ha proseguito Venier – diventeremo il secondo operatore infrastrutturale di LNG in Europa dopo Enagas in Spagna. Nessun paese ha un TSO in grado di presidiare la catena del valore su tutti questi tre elementi che sono diventati strategici perché sono tra loro strettamente interconnessi nel garantire la sicurezza energetica e ci permettono di ricoprire un ruolo di grande importanza nell’ambito del sistema della resilienza europea”.
Spesso in questo contesto di incertezza si è parlato di “crisi del gas”, “ma in realtà – ha spiegato ancora Venier – questa è una crisi energetica e le sue origini sono da rintracciare molto prima dell’invasione russa dell’Ucraina”. Il brusco rimbalzo della domanda di energia nel periodo post-pandemia, il calo delle produzioni elettriche in Germania e Francia e del settore idroelettrico in Italia, si sono tradotte in maggior domanda di gas naturale in un settore che già scontava un massiccio calo degli investimenti in upstream. Proprio questa domanda ulteriore di gas, dovuta anche al venire meno di altre fonti, ha reso critica una situazione già instabile. “Nel 2021 la domanda aggiuntiva di gas in Europa ha pesato su di un mercato di per sé già in forte tensione. Nel resto del mondo la domanda continuava a crescere del 3-4%, a cominciare dal Far East, e nel periodo dal 2014 al 2021 gli investimenti in E&P sono stati inferiori del 50% rispetto ai dieci, vent’anni precedenti. La guerra in Ucraina ha aggiunto ulteriore incertezza nella tensione tra la domanda e la disponibilità dell’offerta. Ma il disequilibrio era già in atto da tempo e credo che questo vada in qualche modo tenuto in considerazione”.
I grafici mostrati da Venier in accompagnamento alla sua Lecture hanno mostrato come sia mutata la composizione dei flussi dopo il minor apporto di gas dalla Russia: “Vivevamo in un mondo nel quale arrivava il gas da est – ha commentato il ceo di Snam – mentre oggi abbiamo flussi che arrivano prevalentemente da ovest e vanno verso est, in direzione contraria, e soprattutto flussi sempre più significativi che da sud vanno verso nord”.
Come è stato possibile gestire questi cambiamenti? Grazie a un sistema flessibile e infrastrutture LNG non del tutto utilizzate. È cambiato un paradigma ed è apparso evidente come si sia assistito a un ribaltamento del sistema, senza tuttavia perdere mai di vista l’obiettivo primario, cioè garantire comunque che i flussi di gas restassero invariati, come sta accadendo anche oggi.
Che cosa ci ha dimostrato questa crisi? “La crisi ci ha detto che la strategia energetica deve essere fondata su tre pilastri fondamentali – ha risposto Venier – quelli del cosiddetto trilemma dell’energia: sicurezza delle forniture, competitività di prezzo e sostenibilità ambientale e sociale. La storia dimostra che cosa può accadere quando anche solo una di queste tre dimensioni viene meno”. “Oggi il tema è cercare di recuperare una condizione di sicurezza energetica che non sia funzionale solo a rispondere agli scenari di cambiamento geopolitico – ha aggiunto – ma che sia adeguata al percorso di transizione. Servirà un sistema energetico che presenti anche dei margini di sicurezza, per non rischiare di ritrovarci in futuro ad affrontare altre micro-crisi più o meno profonde”.
Nella narrazione generale “la soluzione al problema della transizione nasce nell’elettrificazione attraverso fonti rinnovabili. Ancora oggi però l’80-85% del consumo energetico è fatto con molecole fossili e anche in una condizione net zero, con la penetrazione dell’elettrificazione che raggiungerà il 45-50%, rimarrà un 40-50% della domanda energetica mondiale che dovrà essere servita da molecole verdi o decarbonizzate”. Ciò apre la strada alla necessità di progettare un sistema di reti in grado di trasportare molecole fossili, molecole verdi o molecole cui è stato integrato un sistema di decarbonizzazione. Ecco perché, ha aggiunto Venier, “la progettazione del sistema deve guardare a questo tipo di prospettiva. Se vogliamo sfruttare come Paese la nostra posizione geografica e le opportunità che i Paesi del Nord Africa possono offrire, allora dobbiamo disegnare un sistema che sia in grado di trasportare una multi-molecola”.
Come si inserisce in questo nuovo contesto l’idrogeno? “Il mio obiettivo come chief executive di un operatore infrastrutturale è rendere questi asset essenziali non solo per affrontare il breve termine, ma anche per agevolare il percorso di transizione attraverso lo sviluppo di nuove tecnologie. La complessità del trasporto di idrogeno sulla lunga distanza è un tema da affrontare. Tutte le reti di idrogeno sono limitate a qualche chilometro all’interno di siti petrolchimici o di raffinerie. C’è un’opportunità che può nascere dal destinare una parte delle reti al trasporto di idrogeno, anche se ovviamente queste ultime devono essere opportunamente testate”. Per un futuro più green attraverso questo nuovo vettore energetico dovremmo convertire e adattare gli impianti esistenti, in considerazione del fatto che l’idrogeno ha un terzo del potere calorifico del gas e quindi per ogni metro cubo di gas che sostituiamo con l’idrogeno avremmo tre volte i volumi di trasporto.
È con il tema della sostenibilità e della necessità di puntare su un’energia più pulita che si è chiusa, dopo le numerose domande dei presenti, la prima Leadership Lecture in Villa Guastavillani, grazie anche alla presenza di un moderatore d’eccezione come il Professor Matteo Mura, Direttore dei programmi della Scuola dedicati alla sostenibilità e della BBS Initiative for Sustainable Society and Business.