Un Leadership Talk davvero speciale, dedicato alla città di Bologna, all’arte e al suo ruolo nelle vite di ciascuno di noi, a prescindere dal percorso di studi e dall’impegno professionale.
Pretesto per parlare di arte e per incoraggiare i partecipanti degli MBA in BBS a scoprire la ricchezza artistica e culturale della città, è stata l’undicesima edizione di Art City Bologna 2023, due settimane ricche di eventi, mostre e iniziative completamente gratuite che si sono appena concluse. A dirigerla, per il sesto anno, è stato Lorenzo Balbi, Direttore del MAMbo, Museo d’Arte Moderna di Bologna e ospite di Marcello Russo, Direttore del Global MBA, che ha fatto gli onori di casa.
“Mi ha molto colpito” ha spiegato Russo “scoprire che molti percorsi di studi negli Stati Uniti hanno corsi dedicati all’arte. Parlo di corsi di laurea come Medicina o Business Management, dunque corsi rivolti a futuri medici e uomini d’affari che però studiano anche arte. E mi ha ancora più colpito la spiegazione del direttore di quei corsi, che spiegava quanto fosse importante favorire negli studenti il pensiero laterale esponendoli a qualcosa di bello, diverso dalle materie ordinarie”. Di qui la decisione di parlare di arte e di stimolare gli studenti di Bologna Business School, che provengono da tutto il mondo, a scoprire la ricchezza artistica di un Paese come l’Italia in generale e di una città come Bologna in particolare.
E quale modo migliore per farlo se non invitando proprio Lorenzo Balbi? Il Direttore non si è limitato a presentare il Museo e l’iniziativa, ma ha anche raccontato come nasce, cresce e viene alimentata l’attenzione nei confronti dell’arte moderna in una città come Bologna, dalla forte indole creativa e innovatrice. Il Museo, fondato nel 1975, è partito proprio da qui: da un lungo periodo di sperimentazione, mischiando collezione permanente e mostre temporanee, dal momento che la costruzione del secondo building del museo, che avrebbe permesso di separare le due cose, non fu mai portata a termine. Questa vocazione sperimentale unita al fatto di trovarsi proprio al centro di un nuovo fenomeno artistico, permise al Museo di ospitare nel 1994 la prima mostra in Italia dedicata alla street writing e alla graffiti art. Fu scioccante per l’epoca: la graffiti art non era considerata arte da museo, anzi, qualcuno non la considerava nemmeno arte, bensì vandalismo. Fu anche la prima volta che gli street artist italiani ebbero modo di lavorare direttamente all’interno del museo, grazie a un temporary show a loro dedicato. E non fu nemmeno la prima volta che il Museo si distinse in Italia per l’audacia. Già alla fine degli anni Settanta aveva ospitato La Settimana Internazionale della Performance. Marina Abramovic era agli inizi e questo tipo di arte non era compresa da tutti, meno che mai da un ambiente conservatore come quello dell’arte italiana. Era il 1977 e fu proprio la quasi conosciuta Abramovic a far parlare di sé, insieme all’allora compagno Ulai, con la perfomance Imponderabilia. “Oggi parliamo di una superstar dell’arte” ha spiegato Balbi, “ma all’epoca arrivarono le forze dell’ordine, perché la performance prevedeva che i due stessero nudi uno di fronte all’altra”. Questa vocazione alla divulgazione coraggiosa di nuovi linguaggi creativi, va naturalmente alimentata. In questo Bologna è stata coraggiosa anche dal punto di vista delle Fiere, che è stata una delle prime città a proporre una fiera dedicata al mercato dell’arte moderna.
Balbi ha poi raccontato agli studenti di come nasce e come si sviluppa Art City, spiegando nel dettaglio gli elementi più interessanti del programma. Tra questi, la performance Have a Nice Day, di un gruppo di autori lituani che ha creato un’opera lirica a partire dalle frasi pronunciate ogni giorno dalle cassiere di un supermercato. O come Atlantide di Yuri Ancarani, metafora della vita e della crescita e And We Thought III di Roberto Fassone, che lavora con un’intelligenza artificiale mettendola alla prova nel fare cose assurde, come mangiare funghi allucinogeni, per sperimentare nuovi linguaggi artistici. Teatri, cinema, musei, strade… Bologna durante Art City si è animata in una varietà di location tale da coinvolgere il più possibile i suoi cittadini.
“L’idea è quella di non concentrarsi su eventi specifici, ma di avere molti eventi sparsi per la città, in modo da permettere alle persone di camminare e trovare sempre qualcosa di aperto e gratuito” ha detto Balbi. “Ancora meglio se non si tratta di un luogo dove ci si aspetta di trovare dell’arte, come musei o gallerie private, se possiamo aprire spazi insoliti o che normalmente sono chiusi e farlo attraverso i linguaggi e le opere degli artisti”.
Art City 2023 si è conclusa e in attesa della prossima edizione l’invito è quello di aprirsi alle meraviglie artistiche della città. Che non sono solo quelle più antiche, ma anche quelle moderne e contemporanee, inattese e sperimentali, da scoprire sui muri, ma anche in location cittadine come il MAMbo.