Nuovo appuntamento all’insegna della creatività per i Leadership Talks BBS, la serie di incontri incentrata sulle sfide e le opportunità che le organizzazioni incontreranno nel futuro post pandemico. Protagonista è stato, infatti, il Creative Director di Creative Exchange Agency, Luca Finotti, che ha parlato ai partecipanti del Global MBA dell’importanza di integrare creatività e management soprattutto nei settori della moda e del lusso.
Una sfida che Finotti, laureato in Marketing ed Economia in Bocconi, diplomato alla New York Film Academy e definito da Forbes “il regista dei video che diventano virali nella moda”, ha superato brillantemente, come dimostrano i numerosi riconoscimenti ricevuti in oltre 25 film festival e il lavoro svolto con i più grandi marchi del mondo fashion e con artisti del calibro di Lady Gaga, Gigi Hadid e Janelle Monáe, solo per citarne alcuni.
L’intervento di Luca Finotti parte da una domanda che solo fino a poco tempo fa sarebbe sembrata una provocazione: come è stato possibile, ma soprattutto, come si può gestire e cavalcare al meglio l’incredibile fenomeno di migrazione dei contenuti Fashion and Luxury dalla carta stampata ai nuovi media? Quello della moda e del lusso, infatti, è un settore che ha visto una trasformazione straordinaria: dalle pagine delle riviste siamo passati oggi a una multimedialità che potrebbe non essere sempre facile da gestire in un mondo in cui la gestione dell’immagine è a dir poco cruciale.
La risposta passa per un invito: soprattutto quando si ha la fortuna di essere in un percorso di apprendimento, come quello che stanno vivendo i partecipanti al Global MBA, è essenziale avere occhi e orecchie aperti a cogliere tutti i segnali di cambiamento nel mondo. Facebook è il segnale che ha travolto la vita universitaria di Luca, che racconta come, da “studente di Economia che poco voleva avere a che fare con l’economia”, pur sapendo che le competenze manageriali sono importanti per gestire grossi progetti, si è ritrovato tra i primi a utilizzare il social di Mark Zuckerberg. Facebook gli avrebbe regalato, solo poco tempo dopo, da studente di cinema a New York, un’opportunità che oggi diamo quasi per scontata, ma che allora non lo era: far conoscere il proprio lavoro al mondo e raggiungere personalità importanti, del calibro di Tom Ford.
Da regista e creativo a esperto di comunicazione, il passo è stato dunque brevissimo, tanto che oggi il suo lavoro è proprio quello di portare i brand ad avere la massima visibilità possibile sui canali digitali. Per farlo è necessario un aggiornamento costante e sapersi muovere sia sul fronte dell’innovazione, restando al passo su ciò che accade nel mondo della tecnologia, sia su quello delle tendenze, cercando di anticiparle. Un lavoro a tempo pieno, che obbliga chi vuole occuparsi di comunicazione oggi, soprattutto con i brand del Design, del Fashion e del Luxury, ad avere gli occhi spalancati sul mondo.
La storia di Luca Finotti sembra essere la dimostrazione di quello che, secondo molti, è il segreto della felicità e forse anche del successo: fare ciò che si ama. “A 30 anni”, racconta Finotti “ho smesso di fare ciò che dovevo e ho iniziato a fare ciò in cui credevo”. Ed è a quel punto che, grazie alla visibilità offerta dall’intervista di Forbes, Nike lo chiama per partecipare al Nike Lab, quello che Luca oggi definisce un vero e proprio “dream job” e trampolino di lancio verso il suo futuro. #WeBelieveInThePowerOfLove è una campagna decisamente inedita per il suo tempo, innovativa e brillante. Il video celebra l’inclusione, oltre che l’amore, naturalmente – citando nel titolo una sfilata del designer Riccardo Tisci, mentore di Finotti e del progetto, “Credo nel potere dell’amore” – proponendo modelli ed estetiche reali e all’insegna della diversità. I talenti che vi partecipano sono persone comuni, scelte da Finotti per trasmettere l’idea che tutti noi, per quanto diversi, quando facciamo qualcosa che amiamo, come lo sport, diventiamo una cosa sola. La campagna diventa subito virale e filtra nel mondo social come se fosse un evento naturale, anche se si tratta, naturalmente, di una scelta precisa del regista, che vuole comunicare come Internet prenda il controllo dei video.
Un lavoro che è stato anche una lezione di vita e di pensiero per Luca, che ha potuto mettersi alla prova nella sua città d’adozione, Milano, scegliendo di lavorare in zone popolari della città. Il tempismo si rivela fondamentale nelle scelte di chi punta alla viralità: chiamato a lavorare al progetto in pieno inverno, Finotti sceglie per il lancio il giorno di San Valentino, sapendo che ci sono periodi dell’anno in cui, se hai una buona idea, è più facile diventare virali. A dimostrazione che anche ciò che nasce come spontaneo e non mediato, come le bellissime storie dei 45 ragazzi che hanno partecipato al progetto, può essere valorizzato solo se c’è una valida strategia a monte. Così come un’accurata misurazione dei risultati, che, nel caso della campagna portata da Luca come case history, sono davvero impressionanti. Al di là di click e condivisioni, il risultato è nelle vendite, un + 20% che porta Luca nell’Oregon, a studiare insieme a Nike le ragioni dietro a un successo così straordinario.
Oggi la campagna di Nike è la dimostrazione che le persone hanno bisogno di sentire che una marca ne condivide valori e punti di vista. Che un brand può diventare un aiuto a veicolare la loro visione del mondo, valorizzare le differenze, creare integrazione. “Guardando il video quello che si percepiva era una maggiore connessione con la marca”, spiega Luca. Un altro motivo è la capacità di integrare, anche all’ultimo secondo, elementi di innovazione, come nel 2017 erano ad esempio, le grafiche in 3D, inserite in post produzione per restare al passo con quello che stavano facendo i competitor. All’epoca il lancio social era stato simultaneo su vari canali, oggi esiste Meta, destinato a racchiudere le varie realtà in un unico social, ed è il termine di un processo che gli osservatori più attenti hanno potuto intuire già da alcuni anni, guardando alla Cina e alla struttura “all in one” di WeChat.
Cosa rende possibile realizzare grandi progetti come quello di Nike? “La creatività, certo, ma non solo”, spiega Finotti, “anche di fronte a grandi budget e infinite possibilità realizzative è necessario essere in grado di mantenere un buon livello di produttività, ottimizzando al massimo le risorse”. Per questo una formazione di tipo manageriale è essenziale.
Tante le domande dei partecipanti al Global MBA presenti al Talk, che hanno voluto approfondire non solo le case history proposte da Luca, ma anche le modalità di gestione della comunicazione delle marche del Luxury rispetto alla necessità di restare rilevanti nel tempo per un target sempre più variegato. In ogni risposta Luca Finotti ha inserito il racconto di un’esperienza reale con i brand più famosi. Ed è forse questo aspetto che rende unici i Leadership Talk di BBS: la capacità di portare esperienze di vita e di business, più forti e memorabili di qualsiasi teoria, all’attenzione dei partecipanti, pronti a far tesoro delle storie di chi, prima di loro, ha avuto successo nei mercati e nei settori in cui sognano di costruire il proprio futuro.