Paolo Palomba, Partner, IPLC Europe – The Retailer Brand Specialist, ha tenuto il primo incontro della serie dei Leadership Talks parlando di sicurezza e sostenibilità nella supply chain del Food & Wine e condividendo con i partecipanti del Global MBA le sue esperienze personali nel Retail del Vino.
Palomba ha esordito spiegando che non conosciamo con esattezza i contorni che assumerà il settore nel post pandemia, dato che siamo ancora in una fase di incertezza, ma che è necessario restare ottimisti e ricordare che la chiave per il futuro dell’Agri-Food è un approccio sostenibile e rispettoso delle risorse.
Partendo da un flashback di un paio di anni fa, Palomba ha ricordato come è nata e come si è evoluta la crisi pandemica. Partita da un luogo lontano e per molti ignoto, come la città cinese di Wuhan, la pandemia ha impattato immediatamente sulle abitudini dei consumatori, che si sono ritrovati ad acquistare le inizialmente introvabili mascherine e ad indossarle per le attività quotidiane come mai avrebbero pensato di dover fare. La pandemia ha avuto da subito un impatto anche sulla grande distribuzione, che ha dovuto adattarsi alle nuove regole di prevenzione del contagio. Basti pensare a come è cambiato il modo di fare la spesa, con distanziamento e lunghe code fuori dai principali supermercati.
Ripercorrendo la storia della pandemia da un punto di vista personale e professionale, Palomba ha ricordato come si sia sentito chiedere da molti contatti all’estero quale potesse essere una sorta di “vademecum” italiano per la gestione dell’emergenza nel proprio settore. Un “Italian Download” da utilizzare come pacchetto esemplare per altri Paesi. L’Italia, però, non è stata immediatamente un modello: non pochi colleghi stranieri, racconta Palomba, si sorpresero del lockdown e delle misure di sicurezza, considerate eccessive, adottate nel nostro Paese. Oggi è evidente quanto quelle misure fossero necessarie e oggi possiamo anche constatare quale impatto ebbero quegli eventi sul retail, che si trovò a gestire non solo i consumatori nei punti vendita, ma anche i dipendenti e le comunicazioni in un modo del tutto inaspettato.
In pieno lockdown, la distribuzione Food e non-food, restava, infatti, al lavoro, in un contesto del tutto nuovo che prevedeva, tra le altre cose, controlli per il distanziamento, mascherine e guanti obbligatori per i lavoratori e misure legate a bonus e incentivi per limitare l’assenteismo. La pressione sui retailer fu impressionante, dai calcoli per capire quante persone potessero entrare nel punto vendita, alla corretta gestione della sicurezza e del personale si trattò di reinventare completamente tutto lo schema di distribuzione, gestione e promozione, considerando anche ricordano l’impatto sui consumatori dal punto di vista delle scelte di acquisto: dalle scorte fatte dai più previdenti agli acquisti compulsivi dettati dal panico, alla ricerca di nuove soluzioni per non andare fisicamente a fare la spesa. Abbiamo assistito anche a nuove forme di solidarietà e attenzione alle esigenze delle persone in difficoltà che hanno spinto i retailer a supportare i produttori locali, fare consegne gratuite, donare cibo a chi era in difficoltà e a tenere fermi i prezzi nonostante la situazione avrebbe potuto giustificarne l’aumento. Un altro elemento chiave per la grande distribuzione è stata poi la tecnologia: non solo spesa online, ma anche nuove app per sapere in tempo reale quante persone fossero in coda davanti a ciascun negozio. La settimana dal 9 al 15 marzo ha poi rappresentato un vero e proprio record: un aumento esponenziale delle vendite a fronte di una netta diminuzione delle attività promozionali.
Tutte queste esperienze vanno oggi a delineare uno scenario post pandemico in cui come prima cosa occorre ritrovare e rimettere al centro due temi fondamentali: quello della salute e della sicurezza e quello della sostenibilità, da ogni punto di vista. Basti pensare anche solo all’utilizzo di mascherine usa e getta e alla necessità di avere una maggiore quantità di packaging, allo scopo di rendere più sicuri i prodotti in vendita. Indicando un approccio più sostenibile come unica soluzione possibile per continuare a soddisfare le esigenze del mercato senza penalizzare l’ambiente, Palomba ha fornito numeri e parole chiave per comprendere quale sia l’impatto della spesa sull’ambiente, spiegando come la catena distributiva dell’Agri-Food sia responsabile di almeno un terzo dell’emissione di gas serra nell’atmosfera e di come il 38% del cibo prodotto venga sprecato nei diversi stadi della catena. A seguire, Palomba ha mostrato una serie di best practice che danno speranza e dimostrano che il settore è pronto per una svolta positiva. Le azioni intraprese dai maggiori retailer dalla parte dell’ambiente e della salute, in netta crescita, fanno infatti propendere verso un certo ottimismo. Ottimismo che è anche parte dell’approccio personale di Palomba nel mondo del retail del Vino, per il quale è ancora un tema fondamentale quello della riduzione dell’impatto ambientale, invitando i partecipanti alla collaborazione e alla trasparenza.
Questo intervento si colloca in una serie di incontri con top manager e opinion leader mirati ad introdurre gli studenti del Global MBA verso conoscenze specifiche, mostrando intuizioni rilevanti sulle sfide che le organizzazioni globali dovranno affrontare nel prossimo futuro, in vista di uno scenario post-pandemico in costante evoluzione. L’esperienza di professionisti come Paolo Palomba e le altre figure coinvolte, aiuta i nostri partecipanti a individuare le tendenze, le competenze e le strategie utili alle imprese, gestendo la richiesta di un futuro più sostenibile ed equo nei settori dell’automotive, dell’enogastronomia, della moda e dell’energia.