Tornano gli MGIncontri, la serie di appuntamenti con imprese e manager nata per fornire nuovi stimoli e spunti di riflessione ai membri della Community del Master in Gestione d’Impresa. Il nuovo ciclo di MGIncontri si è aperto a fine febbraio, con Massimo Monti, Amministratore Delegato di Alce Nero SpA, che per l’occasione ha deciso di lasciare il controllo a studenti e studentesse del Master, chiedendo loro di intervistarlo. Un’apertura e una voglia di mettersi in gioco che ben rappresentano un’azienda innovativa e con tanta voglia di crescere, da sempre vicina a BBS e a questo Master.
Chi è Alce Nero e come lavora
La prima domanda, relativa alla joint venture del 2006 con Denis Group per la distribuzione in Asia, per la quale è stata posta come condizione che la produzione restasse 100% italiana, è stata l’occasione per inquadrare l’azienda e il suo particolare modello di business. Alce Nero SpA è un’azienda del settore Food, che si occupa di sviluppo prodotto, marketing, vendita e distribuzione di cibo biologico. La produzione viene svolta per l’80% dai 10 azionisti, sulla base di un modello che potrebbe sembrare molto simile a quello di un consorzio. Gli azionisti-produttori, aziende del settore agri-industriale, hanno un rapporto molto stretto con gli agricoltori, o perché sono cooperative in grado di fornire sia la materia prima sia il prodotto finito, oppure perché si tratta di aziende agricole biologiche estremamente strutturate. I prodotti agricoli vengono dunque da sempre coltivati e trasformati in Italia e l’unica eccezione a questo è limitata ai prodotti che in Italia non si producono, come tè, caffè e cacao, che vengono acquistati nell’ambito del fair trade. In una tradizione italiana in cui si esporta tanto prodotto e pochissime marche, Alce Nero ha scelto di portare nel mondo il proprio brand, con il suo posizionamento super premium, la scelta di produrre solo biologico e quella di presentarsi con un marchio che non richiama l’Italianità in nessun modo. Una marca che va spiegata, insomma, e che richiederebbe investimenti in comunicazione anche all’estero per potersi posizionare. Di qui la scelta di cercare un partner per l’Asia che rispettasse questa esigenza e la scelta di farlo attraverso la condivisione del marchio, con un gruppo che avesse una visione di lungo periodo e un interesse a investire in una marca sostenibile.
Cos’è il biologico e uno sguardo alle novità
Le domande, tutte molto centrate e pertinenti, hanno permesso all’AD Monti di spaziare da temi legati alla comunicazione a quelli più centrati sul biologico e sulle scelte produttive. Scopriamo così che “bio”, nella produzione agricola, è un concetto molto più semplice di quello che pensiamo, trattandosi di una certificazione di processo per cui non vengono introdotti prodotti chimici di sintesi e organismi modificati come pesticidi e OGM. Monti sottolinea come il fatto che il prodotto biologico non abbia subito trattamenti chimici nel processo di produzione, non significa che sia un prodotto di eccellenza. L’eccellenza, infatti, non dipende solo dal processo produttivo o dalla scelta di non utilizzare pesticidi, ma anche dalla qualità del prodotto in sé e della cura nella trasformazione, elementi che la certificazione bio non prende in considerazione. Un altro mito che l’Amministratore di Alce Nero ha sfatato nel corso dell’incontro è quello relativo ai prodotti surgelati. Così come bio non significa per forza eccellente, surgelato non significa necessariamente scadente. Partendo da un prodotto di qualità e se il processo di lavorazione e trasformazione è fatto bene – ha spiegato Monti – il surgelato può essere decisamente migliore di un prodotto fresco che ha qualche giorno. Diverso il discorso del dispendio energetico, che impatta negativamente sulla sostenibilità, ma che presenta vantaggi su altri fronti. Primo fra tutti quello dello spreco: grazie ai surgelati si butta via meno cibo. Inoltre, è possibile avere un prodotto di stagione quando si desidera, senza farlo arrivare da lontano per consumarlo in diversi periodi dell’anno. A fronte di queste considerazioni, l’azienda ha lanciato una linea di surgelati di alta qualità: Monti ha spiegato le ragioni della scelta e le difficoltà nel mantenere la bontà delle ricette con pochi e selezionati ingredienti. L’AD di Alce Nero ha spiegato anche quali potrebbero essere le prospettive di sviluppo futuro. Una su tutte, la distribuzione di carne e pesce, che rimane, però, una questione aperta su più fronti, incluso quello della sostenibilità. In futuro potrebbero aprirsi anche nuove opportunità nel B2B con piatti pronti per le cucine degli hotel, ricette realizzate con prodotti di eccellenza, ma di semplicissima realizzazione grazie al confezionamento in atmosfera modificata. Prospettive di crescita anche per l’ecommerce, interamente controllato dall’azienda, che non è presente per scelta sui marketplace, che oggi vale una piccola percentuale, ma che sarà al centro degli investimenti futuri.
Lezioni Giapponesi e l’opportunità della B Corp
Tra le domande più interessanti anche il rapporto con il Giappone, che Monti ha definito “privilegiato” non solo rispetto all’azienda, ma anche a livello personale, e l’opportunità di diventare B Corp. A rendere l’italiana Alce Nero così affine alla cultura giapponese è senza dubbio l’attenzione al cibo e alla qualità che, nel caso del Giappone, si riflette anche nell’attenzione alla qualità del confezionamente. Per i gipponesi il prodotto con le sue caratteristiche e l’imballo che lo contiene sono sempre sullo stesso piano. Un difetto nel packaging nel Paese del Sol Levante è grave quanto un difetto nel prodotto stesso. Una buona palestra attraverso la quale, ha detto Monti, Alce Nero ha imparato a raggiungere un altissimo livello: “se sopravvivi agli audit giapponesi, non hai più paura di niente” ha dichiarato con un sorriso. Per quanto riguarda la necessità di cercare certificazioni esterne per dimostrare l’attenzione alle persone, come la scelta di diventare una B Corp, Monti ha spiegato che se ne parla in azienda, ma che, dal suo punto di vista, “non è una priorità”. “Il punto è fare le cose, più che certificarle” ha spiegato e per questo la reputazione e la storia di Alce Nero parlano di valori da B Corp da prima che questa definizione esistesse. Un orgoglio di impresa che è stato trasmesso con passione ai presenti, ispirando un atteggiamento più attento alla sostanza che alla forma. L’attenzione è dunque tutta rivolta a migliorare le cose che si possono migliorare, più che a certificare quelle che già sono prassi consolidata.
Come si diventa amministratori delegati?
Tra le ultime domande, quella che forse per un o una giovane ancora alle prese con il percorso di studi è tra le curiosità più importanti: come si diventa AD di un’azienda? Monti ha spiegato come sia utile avere una certa dimestichezza con i numeri, ma anche come al centro di tutto ci siano sempre le relazioni. “Per imparare a gestire le relazioni” ha detto “non ci sono percorsi di studi ad hoc, ma, se non ci si è portati, occorre assolutamente lavorarci”. Per il resto, ha sottolineato l’AD, ci vogliono determinazione, forza di volontà e anche un po’ di fortuna. “Ma il tema vero per tutti i manager” ha concluso “è il saper gestire le persone. La vera sfida è valorizzare un gruppo di persone anche molto diverse tra loro, come fa un allenatore con una squadra”. Perché le risorse umane sono e restano un valore fondamentale.