Il nuovo appuntamento con gli MGIncontri, la serie di conferenze con imprese e manager nata per fornire nuovi riflessione ai partecipanti del Master in Gestione d’Impresa – Business Management, ha visto protagonista Federico Garcea,Co-Founder e CEO di Treedom. Un progetto affascinante, che ha visto i nostri partecipanti particolarmente coinvolti, anche perché molti di loro, così come la gran parte dei docenti, hanno regalato, ricevuto o adottato personalmente un albero attraverso Treedom. Una start-up nel segno della sostenibilità
Siamo partiti da qui. Da come nasce e cresce una start-up in Italia. Un racconto che però ha inizio molto più lontano, in Africa, dove nel lontano 2002 Federico Garcea si trovava per un progetto sui biocombustibili. Lì si è reso conto di come il processo di deforestazione andasse avanti indisturbato in maniera illegale, grazie a un sistema attraverso il quale i contadini venivano pagati circa 1000 euro a ettaro per tagliare gli alberi e consegnare grandi quantità di legno pregiato. Ed è così che è nata la domanda che ha portato all’idea: e se fosse possibile pagare i contadini per piantarli, gli alberi, invece di tagliarli? Detta così sembra una cosa semplice ed è proprio ciò che fa oggi Treedom, ma da quella domanda a un business model in grado di farla funzionare sono stati necessari molti anni e molto lavoro. Oggi Treedom è la prima piattaforma che permette di adottare un albero a distanza perché venga piantato in Africa, America Latina, Asia o Italia. Lo sviluppo degli alberi, che si possono acquistare anche come regalo per amici, clienti o nell’ambito di iniziative di corporate social responsibility, può essere monitorato e seguito online nell’ambito del più vasto progetto agroforestale che si contribuisce a realizzare. Il sito ha come obiettivo quello di crescere e di espandersi in tutto il mondo diventando la piattaforma di riferimento per piantare alberi con il contributo di tutti, privati e aziende. Un obiettivo che è benefico non solo in termini di riduzione della Co2, ma anche per il sostegno che offre alle popolazioni locali, alle quali vanno finanziamenti, assistenza e formazione per arricchire la biodiversità e tutelare la fertilità e la sicurezza dei terreni. In questo modo è possibile favorire il benessere generale dell’ecosistema locale aumentando al tempo stesso la produttività del suolo e portando così l’impatto positivo dell’iniziativa anche sul piano sociale, oltre che su quello ambientale. Le scelte progettuali, ha spiegato Garcea, vengono effettuate tenendo conto anche delle esigenze di chi deve sostentarsi attraverso i terreni interessati e con una visione di lungo periodo che ha l’obiettivo di rendere i contadini economicamente indipendenti.
Un regalo green che fa bene al pianeta
L’idea del regalo, che il CEO di Treedom racconta essere nata quasi per caso, si è rivelata vincente: oggi oltre l’80% degli acquisti su Treedom avviene sotto forma di regalo, in una logica di member get member in cui lo step successivo al ricevimento del regalo è quello di registrarsi sulla piattaforma per seguire il diario del proprio albero. Un modello di business vrituoso che ha permesso a Treedom, che oggi conta 3 milioni di alberi piantati in 17 Paesi del mondo, di diventare una Certified B Corporation, entrando così a far parte del network di imprese che si distinguoro per la qualità delle performance dal punto di vista sia ambientale sia sociale. Il processo di internazionalizzazione in atto ha portato Treedom ad aprire, oltre alla sede italiana, anche nuovi uffici in Olanda, Germania, Francia e Inghilterra, con uno staff manageriale composto all’80% da donne in una logica di D&I e valorizzazione delle risorse che è uno dei pilastri dell’azienda. La logica della compensazione della Co2 sia a livello individuale sia a livello aziendale è alla base della scelta di donare un albero o di acquistarne uno, ma l’esperienza dell’utente di Treedom non si ferma a questo. Le aziende, in particolare, creano foreste aziendali sia per promuovere un prodotto o un progetto green sia per provare a cambiare la cultura interna all’azienda stessa incentivando attraverso l’esempio azioni sostenibili. Treedom conta oggi più di 900mila utenti e oltre 8mila aziende di svariate dimensioni, che operano nei settori più diversi. L’obiettivo per il futuro, racconta Garcea, è aprire negli USA e in Asia. Per quanto riguarda i finanziamenti, sono stati raccolti capitali due volte: la prima nel 2016-2017 con 2,2 milioni di euro di raccolta da parte di investitori, imprenditori e family office, mentre la seconda si è chiusa lo scorso anno, con 10 milioni di euro da investitori italiani e internazionali del calibro di Exxor, FCA, Banca Generali e altri Fondi e influencer, investitori e brand ambassador come la famiglia Elkann-Agnelli, il capitano della Juventus e della Nazionale Giorgio Chiellini e l’ex pilota di Formula 1 Nico Rosberg.
Un modello di business evoluto, dalla parte delle persone e dell’ambiente
La prima fase della start-up ha visto un modello di business piuttosto semplice, che il CEO di Treedom racconta in poche parole: due soci, di cui uno che rimane sul campo, in Camerun, a creare e gestire l’organizzazione, assicurandosi che gli alberi vengano piantati, e l’altro che torna in Italia a mettere a punto, lanciare e promuovere la piattaforma. E un primo ostacolo: una volta piantati, gli alberi venivano abbandonati a loro stessi, in un contesto in cui non esistevano spesso neanche le competenze, oltre che le motivazioni, per prendersi cura degli alberi piantati. Questo ha spinto i due soci a rivedere il modello di business. Il modello iniziale non era scalabile, ci voleva sempre una presenza locale, ma soprattutto mancavano una motivazione e un trading per i contadini e per le ONG locali per prendersi cura nel tempo degli alberi. Così si sono resi conto della presenza sul campo di migliaia di ONG che avrebbero voluto riforestare ma non avevano i fondi. Il modello di business è stato così rivisto per coinvolgere le ONG attive in ogni località interessata. A quel punto non si trattava più semplicemente di ricevere un rimborso per la piantumazione, ma anche di prendersi cura di quanto piantato, motivati dal fatto che gli alberi avrebbero dato frutti che avrebbero così rappresentato una nuova fonte di reddito, rendendo al tempo stesso più sicuri e fertili e i terreni. Oggi i vari progetti vengono coordinati da ONG o cooperative di contadini sul posto in qualità di project developer, sulla base di un metodo che è stato nel frattempo standardizzato e che si articola in 7 fasi: documentazione del progetto, approvazione, piano forestale, piantumazione e geolocalizzazione, monitoraggio remoto, verifiche in loco e inserimento nel registro degli alberi. Nel frattempo si sono evoluti anche gli obiettivi di Treedom ed è cresciuta la piattaforma sul fronte dell’innovazione digitale: tutte le operazioni sono state internalizzate ed è cresciuto il valore del B2C. Oggi Treedom ha un fatturato di 14 milioni di cui 9 derivano dal corporate e 5 dai privati. Il modello così strutturato, che vede Treedom definirsi “Tree Grower” e non semplicemente “Tree Planter”, è in grado di garantire non solo che gli alberi vengano piantati (attività svolta anche da altre realtà internazionali, come Ecosia), ma anche che riescano poi a crescere e a migliorare la qualità della vita delle comunità locali nel tempo.
Il potere dell’Influencer Marketing
La prima su Instagram è stata Camihawke, ma poi sono stati moltissimi gli influencer coinvolti da Treedom, come Fedez, Barbascura X, Maccio Capatonda, con un grandissimo riscontro sul mercato italiano. Su quello estero, invece, spigea Garcea, si sta ancora cercando la chiave giusta. Gli influencer hanno avuto il vantaggio di contribuire fare awareness e conversion quasi nello stesso momento che, per un prodotto e-commerce di tipo “discovery” come Treedom è stato importantissimo. Non sarebbe stato possibile, ad esempio, usare Google, perché non esistevano ricerche. “Oggi facciamo annunci in Google, naturalmente, e in Italia diamo quasi per scontato che sia possibile regalare un albero, ma non è così ovunque” spiega il CEO di Treedom agli studenti che chiedono dettagli e fanno domande anche e soprattutto sulla parte di Digital Marketing. In Italia le ricerche “regala un albero” sono circa 10mila all’anno, mentre in Francia sono circa 150. “Si tratta di un mercato che abbiamo creato noi. Gli influencer, al contrario, aiutano e funzionano per prodotti discovery, inoltre sposano volentieri un progetto legato all’ambiente e alla sostenibilità”.
Da prodotto digitale a esperienza digitale
Vendere qualcosa di intangibile, un e-commerce che non ti invia nulla. Come è stato possibile avere questo successo in questo modo? La risposta è semplice da dare, più complicata da realizzare: creando un’esperienza digitale e non limitandosi solo al caro vecchio certificato, come accadeva con la compensazione della Co2 che esisteva già quando è nata Treedom. “Oggi chi compra un albero può seguire il suo diario online, può appassionarsi alla sua storia, può approfondire la conoscenza di una comunità e di un territorio e può seguire il progetto collegandosi alla piattaforma. Questa esperienza è personalizzata per dare valore a chi sceglie Treedom” racconta Garcea. E punta a crescere ancora: un club, loyalty e tante altre iniziative che faranno crescere la piattaforma nel tempo sono tra i programmi di questa impresa sostenibile e innovativa.