AEFFE: tradizione e innovazione insieme, per portare lo smart working nel cuore della moda italiana

Claudia Manca, Paola Giuri Aprile 29, 2024 5 min di lettura

Fondata nel 1972 da Alberta Ferretti, AEFFE è uno dei fiori all’occhiello dell’industria italiana della moda, un’azienda che ha saputo attraversare mezzo secolo di design e lusso. Profondamente radicata nel territorio di San Giovanni in Marignano, in provincia di Rimini, ha esteso con audacia la sua presenza oltre i confini nazionali per raggiungere mercati chiave come Francia, Regno Unito e Stati Uniti. La sua evoluzione è stata un inno alla creatività italiana e all’eccellenza artigianale, che ha trovato espressione in marchi prestigiosi come Alberta Ferretti, Moschino e Pollini. La svolta internazionale è arrivata negli anni ’90, quando AEFFE ha iniziato a collaborare con designer di fama mondiale. Una visione che si è ulteriormente consolidata nel 2013 con l’ingresso di Jeremy Scott alla direzione creativa di Moschino.

Nel 2021, AEFFE celebra cinque decenni di successi, ma si trova anche ad affrontare una sfida senza precedenti. La pandemia di COVID-19 ha imposto una profonda riflessione sul modo di lavorare: il governo italiano già nel 2017 con la legge n. 81, aveva gettato le basi per una maggiore flessibilità lavorativa, ma con il lockdown del marzo 2020 vi era stata una svolta decisiva. Proprio in quel periodo, in risposta alla sfida imposta dalla pandemia, AEFFE ha lanciato un esperimento di smart working che ha coinvolto quasi un quarto dei suoi dipendenti, una mossa significativa in un’industria in cui la presenza fisica è stata a lungo considerata insostituibile. Questa iniziativa è diventata un caso di studio di Bologna Business School, curato da Paola Giuri e Claudia Manca del dipartimento di Management di BBS e dell’Università di Bologna. Nata come soluzione di emergenza, infatti, l’implementazione dello smart working ha finito con il gettare le basi per un nuovo modo di lavorare, in grado di proiettare l’azienda nel futuro, anche grazie alla visione dei suoi dirigenti.

L’esperimento ha inizio nel marzo 2020 e coinvolge il 24,8% dei dipendenti dell’azienda. Sebbene questa percentuale possa apparire modesta a prima vista, assume un altro significato se si considera l’inadeguatezza di alcune mansioni all’esecuzione da remoto. Ad esempio, per coloro che operano nei settori del magazzino, della logistica e dei servizi generali, la presenza fisica rimane un requisito imprescindibile. Al contrario, i dipartimenti di finanza, controllo, amministrazione, commerciale, vendite, direzione e gestione, marketing, PR e comunicazione mostrano una maggiore elasticità, potendosi adattare più rapidamente alle nuove condizioni operative. Nel mese di agosto 2021, viene condotto un sondaggio per raccogliere feedback su questa esperienza. I risultati, basati sulle 92 risposte fornite dai partecipanti al progetto pilota, evidenziano una percezione generalmente positiva dello smart working: il 72,2% è soddisfatto di come è stato gestito e praticato durante la pandemia e il 54,4% conferma l’intenzione di continuare a lavorare in questa modalità in futuro. Tuttavia, l’indagine sottolinea anche come la volontà di proseguire con lo smart working dipenda in gran parte dalla sua governance e come esistano sostanziali differenze di visione in base ai dipartimenti, al tempo necessario per raggiungere il posto di lavoro, al genere e all’età.

L’implementazione dello smart working nelle circostanze imposte dalla pandemia ha richiesto un’attenta pianificazione e una rapida esecuzione. AEFFE ha affrontato la sfida con un approccio olistico, considerando le esigenze di diversi reparti. Il reparto R&D, ad esempio, si è trovato a dover superare ostacoli significativi per trasformare idee creative in prototipi tangibili, nonostante la distanza fisica imposta dalle circostanze. La capacità di adattarsi rapidamente è stata confermata dai risultati ottenuti: grazie all’introduzione di tecnologie avanzate, il reparto è riuscito a ridurre i tempi di sviluppo dei prototipi, migliorando l’efficienza e stimolando l’innovazione nonostante il periodo di crisi. Anche il dipartimento e-commerce si è adattato e ha reagito con prontezza ed efficienza, grazie a una strategia digitale ben congegnata in grado di sfruttare al meglio le potenzialità del commercio elettronico. L’impennata registrata nelle vendite online in quel periodo è il chiaro segnale della capacità dell’azienda di intercettare e soddisfare le mutate esigenze dei consumatori. Anche il marketing ha giocato un ruolo cruciale in questa trasformazione: AEFFE è riuscita rapidamente a sviluppare uno showroom virtuale che ha permesso di mantenere e persino incrementare l’interazione con i clienti, che fino a poco tempo prima si credeva potesse svilupparsi unicamente in presenza. Questa innovazione non solo ha compensato la temporanea inaccessibilità degli showroom fisici, ma ha aperto nuove strade per la presentazione e la vendita delle collezioni.

Forte di questa esperienza e con dati significativi alla mano, AEFFE si è resa conto che è necessario trovare un nuovo equilibrio, da fondare su politiche di lavoro più aperte, moderne e flessibili. La storia di AEFFE è un esempio di come l’innovazione e la capacità di adattamento possano trasformare una crisi in un’opportunità di crescita. Inoltre, offre l’occasione per analizzare come l’applicazione dei trend che stanno cambiando il mondo del lavoro dipenda da una pluralità di fattori, incluse le caratteristiche dei processi e delle attività svolte, la composizione dei gruppi e della forza lavoro, l’allineamento infrastrutturale e la possibilità di accedere da remoto alle risorse critiche. Il caso permette dunque una riflessione critica su cosa significhi lavorare in modo davvero “smart” in un qualsiasi contesto. Per questo è prezioso in ambito accademico, in particolare per i corsi di Gestione delle risorse umane, Gestione del cambiamento, Gestione della creatività e dell’innovazione e dei cambiamenti legati alla Sostenibilità. L’azienda ha dimostrato che è possibile affrontare le sfide globali mantenendo salde le proprie radici e perseguendo il benessere dei propri dipendenti e gli interessi di tutti gli stakeholder attraverso nuovi strumenti strategici. AEFFE, dunque, non è solo un modello di resilienza, ma anche un esempio di come l’ingegnosità e la strategia possano andare di pari passo, guidando un’azienda verso nuovi orizzonti di successo.

Articolo tratto da
Aeffe: a ‘smarter’ way of working in the Fashion Industry?
Editore
ECCH
Autore
Claudia Manca, Paola Giuri
Anno
2022
Lingua
Inglese