Nel saggio Strategia e leadership nella storia. Lezioni per i manager presentiamo un modello di formazione che, attraverso l’analisi delle gesta di grandi leader del passato, integra la narrazione storica all’interno delle pratiche di sviluppo delle competenze delle moderne organizzazioni.
In questa sede analizziamo gli stili di leadership attraverso lo studio di tre figure significative: Annibale, Cesare e Napoleone. Rievocando le loro esperienze, esaminiamo in che modo queste figure hanno acquisito e sviluppato le proprie abilità, dimostrando di avere doti straordinarie. Annibale è famoso per la sua abilità strategica messa in campo nelle tante battaglie contro Roma, la maggior potenza militare, economica e culturale di quel tempo. Il leader punico ha saputo sviluppare una strategia flessibile e si è rivelato capace di cambiare tattica ad ogni battaglia, facendo altresì leva sulla forza inarrestabile dei suoi mercenari.
Cesare ha valorizzato i propri talenti, quali l’abilità oratoria e le capacità relazionali. La conquista della Gallia gli ha permesso di perfezionare le competenze di leadership e ha messo alla prova la fedeltà delle sue legioni. Era un leader in grado di prendere decisioni ed agire molto rapidamente (è famosa la sua celeritas), di reperire informazioni ed impiegarle al meglio, di realizzare opere di ingegneria eccezionali.
Napoleone ha magistralmente sfruttato le circostanze storiche uniche della Rivoluzione Francese per lanciare una sfida senza precedenti all’Ancien Régime. Grazie a un solido background tecnico, al suo carisma e al suo stile di comando Napoleone ha portato la sua leadership ai massimi livelli. I leader contemporanei possono apprendere tanto dai grandi successi del leader corso, come la battaglia di Austerlitz, ma anche dalle grandi sconfitte, come quella di Waterloo. Il messaggio è chiaro: mai sottovalutare il nemico, mai sopravvalutare sé stessi, indagare senza sosta i fattori della competizione e il terreno dello scontro.
I grandi condottieri del passato non solo dimostrano come le competenze di leadership possano essere apprese e sviluppate, ma anche come sia possibile applicarle in vari contesti. Che si tratti di valorizzare le competenze di un grande numero di persone, anche molto diverse tra loro, come gli eserciti multietnici di Annibale e Cesare, o di implementare schemi innovativi e pratiche che sorprendano i concorrenti, come la manovra avvolgente di Annibale, la velocità di Cesare, o la strategia dell’attacco centrale di Napoleone, si tratta di lezioni preziose per i leader contemporanei.
Ad esempio, se un manager vuole approfondire la dimensione strategica del suo lavoro, può imparare molto da Annibale ma anche da Scipione, il generale romano che lo ha sconfitto; la lettura del De bello Gallico di Cesare, invece, può fornire elementi utili per una corretta gestione delle risorse, per migliorare la velocità decisionale e comprendere l’importanza della motivazione e dell’innovazione.
Al di là delle singole figure, il volume evidenzia anche le sfide del bilanciamento tra competenze di leadership e di gestione, due aspetti complementari di un unico sistema. Quando queste competenze si bilanciano reciprocamente, i risultati possono essere straordinari. Allo stesso modo, una leadership ostinata che rifiuta di cambiare schemi di pensiero e tattiche che hanno funzionato in passato può diventare fragile.
Ecco allora che forte management e forte leadership diventano le armi vincenti per un percorso di successo all’interno dell’organizzazione. In questo senso, è utile approfondire la distinzione tra manager e leader, esaminando le rispettive competenze.
I manager affrontano la complessità attraverso la pianificazione e il budgeting. Definiscono gli obiettivi, elaborano i piani per raggiungerli e allocano le risorse necessarie. Creano la struttura organizzativa e assegnano compiti a persone qualificate per poi monitorare l’avanzamento del piano e risolvere i problemi man mano che si presentano.
A differenza dei manager, i leader devono lavorare sul cambiamento. Per farlo devono essere in grado di offrire un maggior livello di empowerment alle persone, allineandole alla propria visione e motivandole, in modo che possano contribuire attivamente al progetto e adattarsi rapidamente alle necessità determinate dal contesto. Questo, in concreto, significa dare spazi e opportunità per esercitare qualità come problem-solving, spirito di adattamento e team building. Ma anche saper valorizzare i singoli individui e creare un ambiente sicuro e inclusivo che favorisca la partecipazione attiva di ciascun talento. Tutto questo, se sta funzionando, dovrebbe dare vita a nuovi leader. Il che ci porta ad affermare che i leader ideali sono coloro che non solo guidano, ma incoraggiano i propri seguaci a diventare leader a loro volta, coinvolgendoli in un processo di autorealizzazione, stimolando la creatività e fornendo un supporto adeguato e costante.
In conclusione, la leadership strategica e trasformativa richiede una combinazione di competenze organizzative, comunicative e di gestione del cambiamento: tutte doti che non mancavano ai leader del passato analizzati in questo studio.