Nel variegato mondo della sanità italiana, la misurazione delle prestazioni è diventata un tema di crescente importanza, spesso accolto con scetticismo da parte dei professionisti medici. Questo scetticismo è alimentato dalla percezione che i Sistemi di Misurazione delle Prestazioni (PMS) siano disconnessi dai compiti effettivi dei medici e dai loro valori professionali. Il recente studio “Perceived goal importance, knowledge and accessibility of performance information: Testing mediation and moderation effects on medical professionals’ achievement of performance targets”, condotto da Antonella Cifalinò (Centre for Research and Study in Healthcare Management – CERISMAS, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, Italy), Daniele Mascia (Department of Business and Management, Luiss University, Rome, Italy), Gabriele Morandin (Bologna Business School, Italy) ed Emanuele Vendramini (Faculty of Economics and Law, Università Cattolica del Sacro Cuore, Piacenza, Italy), sfida questa visione, esplorando come la percezione dell’importanza degli obiettivi e l’accessibilità delle informazioni sulle prestazioni possano effettivamente influenzare il raggiungimento degli obiettivi di prestazione individuale tra i medici.
Il Sistema Sanitario Nazionale Italiano (I-NHS), sul quale è incentrato lo studio, offre un contesto particolarmente interessante per comprendere la dinamica dei sistemi di misurazione delle prestazioni (PMS) tra i medici di base (GPs). L’I-NHS è organizzato secondo un framework multilivello: a livello nazionale, il Ministero della Salute è responsabile per il raggiungimento degli obiettivi più ampi del sistema. Le Regioni sono responsabili della fornitura di servizi attraverso le Aziende Sanitarie Locali (ASL), organizzazioni basate sulla popolazione che offrono cure primarie ai cittadini residenti attraverso le proprie strutture. A livello locale, ogni ASL stabilisce le proprie strategie, priorità e obiettivi organizzativi su base annuale.
I medici di base italiani svolgono il ruolo di “gatekeeper” nell’I-NHS, determinando chi riceve l’accesso alle cure specialistiche e ospedaliere, e sono anche responsabili della prescrizione di farmaci. Il loro alto grado di autonomia e distribuzione geografica ha generalmente limitato la loro comunicazione e coordinamento con i colleghi, così come la loro identificazione organizzativa. Una riforma regionale introdotta nel 2007 ha cercato di promuovere la collaborazione e l’integrazione tra i GPs attraverso la formazione di nuclei delle cure primarie (NCP). In questo contesto generale, l’indagine è stata condotta su un campione di medici di base che lavorano per una specifica ASL situata in una delle regioni con le migliori prestazioni nell’I-NHS. Questa ASL fornisce servizi sanitari a più di 432.000 individui e ha una lunga tradizione di modelli manageriali e organizzativi innovativi nelle cure primarie.
Il campione è composto da 128 questionari completi, con un tasso di risposta del 55,6%. Variabili come genere, formazione manageriale e affiliazione a NCP sono state considerate come controlli. L’analisi statistica utilizza il macro SPSS Process Model 7 per testare le ipotesi. Il quadro teorico dello studio si basa su una ricca letteratura che ha esplorato l’impatto dei PMS su processi cognitivi individuali come il processo decisionale, l’apprendimento e l’auto-monitoraggio. Gli studi precedenti hanno mostrato che l’efficacia dei PMS dipende in gran parte da come i professionisti percepiscono e utilizzano le informazioni sulle prestazioni. In particolare, i professionisti del settore pubblico, come i medici, tendono a rispondere più ai valori professionali che all’autorità manageriale.
L’articolo avanza due serie di ipotesi fondamentali:
- Ipotesi 1a (HP1a): l’importanza percepita degli obiettivi da parte dei professionisti medici è positivamente correlata alla conoscenza delle informazioni sulle loro prestazioni individuali.
- Ipotesi 1b (HP1b): l’importanza percepita degli obiettivi da parte dei professionisti medici è positivamente correlata alla conoscenza delle informazioni sulle prestazioni dei loro colleghi.
- Ipotesi 2a (HP2a): la conoscenza delle informazioni sulle prestazioni individuali media la relazione tra l’importanza percepita degli obiettivi e il raggiungimento degli obiettivi di prestazione individuali.
- Ipotesi 2b (HP2b): la conoscenza delle informazioni sulle prestazioni dei colleghi media la relazione tra l’importanza percepita degli obiettivi e il raggiungimento degli obiettivi di prestazione individuali.
Un terzo aspetto cruciale dello studio riguarda l’accessibilità percepita delle informazioni sulle prestazioni. La letteratura esistente suggerisce che la semplice fornitura di queste informazioni non è sufficiente per migliorare l’apprendimento e il processo decisionale. Inoltre, la percezione dell’accessibilità di tali informazioni è altamente variabile tra i professionisti, anche all’interno della stessa organizzazione. Sulla base di queste considerazioni, lo studio avanza ulteriori ipotesi, HP3a e HP3b, che esplorano come la percezione dell’accessibilità delle informazioni sulle prestazioni possa moderare la relazione tra l’importanza percepita degli obiettivi e la conoscenza delle informazioni sulle prestazioni individuali e dei colleghi.
I risultati dello studio sono illuminanti: mostrano che l’importanza percepita degli obiettivi è positivamente correlata alla conoscenza delle informazioni sulle prestazioni individuali e dei pari. Questa relazione è ulteriormente moderata dalla percezione dell’accessibilità delle informazioni. In altre parole, i medici che vedono gli obiettivi come importanti sono più propensi a cercare e utilizzare le informazioni sulle prestazioni, soprattutto se queste informazioni sono facilmente accessibili.
Inoltre, la conoscenza delle informazioni sulle prestazioni individuali media completamente la relazione tra l’importanza percepita degli obiettivi e il raggiungimento degli obiettivi di prestazione individuale. Questo suggerisce che la mera disponibilità di dati sulle prestazioni non è sufficiente: i medici devono anche percepire questi dati come utili e accessibili per migliorare le loro prestazioni.
Questi risultati hanno importanti implicazioni manageriali, poiché indicano che le organizzazioni sanitarie dovrebbero concentrarsi non solo sulla fornitura di informazioni sulle prestazioni, ma anche su iniziative che migliorino la percezione dell’importanza degli obiettivi e l’accessibilità delle informazioni stesse. Questo potrebbe includere la formazione su come interpretare e utilizzare le informazioni sulle prestazioni, nonché miglioramenti nell’usabilità dei sistemi di misurazione.
Sebbene lo studio abbia alcune limitazioni, come la sua natura cross-sezionale e il focus su un’unica organizzazione, offre spunti preziosi su come le percezioni individuali influenzano l’efficacia dei Sistemi di Gestione delle Prestazioni in contesti professionali. Inoltre, contribuisce alla letteratura esistente in tre modi significativi: fornisce nuove informazioni su come la percezione dei professionisti medici influenzi le loro prestazioni effettive, esplora il ruolo mediatore delle percezioni relative alle informazioni sulle prestazioni e amplia la comprensione degli antecedenti individuali dell’uso delle informazioni sulle prestazioni nel settore pubblico.
In conclusione, la ricerca condotta da Antonella Cifalinò, Daniele Mascia, Gabriele Morandin e Emanuele Vendramini non solo arricchisce la nostra comprensione su come le opinioni personali possano impattare l’efficacia dei meccanismi di valutazione delle prestazioni in ambito professionale, ma fornisce anche preziose indicazioni per i responsabili delle decisioni in ambito sanitario. Questo lavoro, infatti, suggerisce che un metodo di gestione delle prestazioni più integrato, che consideri tanto i dati oggettivi quanto le percezioni individuali, potrebbe essere il segreto per ottimizzare l’efficienza del sistema sanitario.