Nel contesto frenetico e competitivo dell’ingegneria e della produzione, le aziende devono essere pronte a navigare attraverso tempeste improvvise e cambiamenti radicali. La storia di Poggipolini S.p.A. è un esempio emblematico di come l’innovazione e la visione strategica possano trasformare una crisi in un’opportunità.
Poggipolini S.p.A. è una PMI Innovativa a conduzione familiare con una storia che risale al 1950. Nome di spicco nella progettazione e produzione di componenti meccanici di alta precisione e di elementi di fissaggio speciali in titanio, è diventata fornitrice ufficiale dei settori Formula Uno e MotoGP, collaborando con clienti del calibro di Ferrari, McLaren, Porsche, Brembo, Ducati e Aprilia. Tuttavia, un cambiamento normativo nella Formula Uno ha portato nel 2010 a una drastica riduzione del fatturato, tale da rischiare di compromettere il futuro dell’impresa. La svolta strategica che Poggipolini ha intrapreso per superare questa crisi è diventata un case study di Bologna Business School che è anche una lezione di resilienza, diversificazione e innovazione tecnologica e strategica.
Nel 2010, mentre organizzazioni e imprese continuavano a fare i conti con le conseguenze della crisi finanziaria globale, la FIA (Fédération Internationale de l’Automobile) ha introdotto importanti modifiche regolamentari mirate a ridurre i costi e ad equilibrare le opportunità tra i team. Una decisione che ha determinato una notevole riduzione della domanda di viti in titanio e di lavorazioni speciali, core business di Poggipolini, portando a una perdita di fatturato del 60%, da 11 a 4,5 milioni di euro. In risposta a questa “crisi nella crisi”, l’amministratore delegato Stefano Poggipolini ha coinvolto in modo sostanziale il figlio Michele, che all’epoca aveva solo 26 anni, nel processo di definizione di una svolta strategica. Michele, infatti, aveva già maturato una preziosa esperienza nel settore del motorsport, lavorando, tra l’altro, con la Scuderia NCR Ducati e assumendo successivamente la responsabilità della NCR Factory, poi acquisita dall’azienda di famiglia. La visione a lungo termine alla base del necessario processo di rinnovamento è stata riassunta da Michele Poggipolini (in seguito divenuto poi AD dell’azienda) con queste parole: “Essere i primi nelle applicazioni di fissaggio avanzate e strutturali, in tutto il mondo”. Una visione che ha guidato un cambiamento tanto vincente quanto graduale, che si è sviluppato nell’arco di un decennio e che si è basato su alcuni elementi chiave, pilastri della nuova strategia.
Il primo di questi elementi è stata la necessità di diversificare. Il titanio è noto per la sua forza, la sua leggerezza e la sua resistenza alla corrosione, che lo rendono più forte dell’acciaio pur pesando fino al 40% in meno. Queste proprietà lo hanno reso un elemento di potenziale interesse in diversi settori, tra cui quello aerospaziale, aeronautico, navale, dell’oil & gas, automobilistico e medicale. Ciascuno di questi, dunque, avrebbe potuto rappresentare un’opportunità di espansione, ma, dopo un’attenta analisi, Poggipolini ha individuato nell’industria aerospaziale e nell’automotive le alternative più promettenti per la crescita aziendale al di fuori del core business del motorsport. L’azienda era già presente in questi mercati, ma con una quota limitata di fatturato.
L’industria aerospaziale comprende due principali settori: l’aeronautica, che si occupa di velivoli all’interno dell’atmosfera terrestre, e lo spazio, che si occupa di mezzi al di fuori dell’atmosfera terrestre. Il mercato aerospaziale globale è segmentato in base alla tipologia (aeromobili, produzione di componenti per aeromobili e servizi di riparazione) e alla geografia, con il Nord America che tradizionalmente rappresenta la quota maggiore. Per aumentare la propria presenza nel settore aerospaziale, l’azienda ha messo a fuoco due sfide in particolare: la prima era rappresentata dalle importanti barriere all’ingresso – tra le quali la necessità di ottenere l’accreditamento NADCAP per processi speciali come il trattamento chimico, i rivestimenti, il trattamento termico e i controlli non distruttivi – la seconda era la necessità di diventare attrattivi per essere qualificati dai principali leader, trovando una proposta di valore unica per differenziarsi dai concorrenti, dato che molti produttori di componenti in titanio erano già presenti nel settore.
Il mercato automobilistico, in particolare il segmento di fascia alta delle hypercar, delle supercar e delle auto premium, rappresentava un’altra promettente via di crescita per Poggipolini, perché già collegato al mercato tradizionalmente servito dall’azienda. Inoltre, vi era l’esigenza da parte dei produttori di trovare soluzioni specifiche per aumentare il risparmio di carburante e ridurre le emissioni e una soluzione possibile, sia per i motori elettrici/ibridi sia per i motori a combustione interna, era proprio la riduzione del peso del veicolo. Gli ingegneri di Poggipolini avevano stimato che la sostituzione delle viti strutturali in acciaio con quelle in titanio avrebbe potuto portare a una riduzione del peso di 20 kg per vettura senza compromettere la sicurezza, poiché il titanio e le sue leghe sono perfetti per le strutture e i componenti della carrozzeria. Tuttavia anche in questo caso l’analisi aziendale metteva in evidenza una nuova sfida da superare: il titanio è più costoso dell’acciaio e dell’alluminio, a causa dei costi delle materie prime e della produzione specializzata. Basti pensare che, mentre una vite standard in acciaio costa pochi centesimi, la corrispondente vite in titanio può arrivare a costare anche decine di euro, accessibile per le hypercar, ma ancora troppo elevato per il segmento delle auto premium. L’azienda aveva quindi bisogno di un’innovazione di processo in grado di ridurre drasticamente il costo delle viti in titanio: una sfida a lungo termine, altamente rischiosa per una PMI, anche perché avrebbe richiesto nuove tecnologie, interventi esterni e investimenti significativi in un periodo finanziariamente complesso.
Il board, preso atto delle priorità e delle sfide, si è quindi impegnato nella definizione di una visione e di un focus strategico, nell’identificazione di una roadmap per le scelte a breve, medio e lungo termine, e nel lancio di nuovi progetti di R&D, con un focus sulle competenze e le risorse mancanti per implementare la nuova strategia.
L’obiettivo? Portare un’innovazione radicale nella produzione di elementi di fissaggio in titanio su cui basare la crescita nei nuovi settori identificati.
A risultare cruciale nella buona riuscita del progetto è stata proprio la scelta di impostare la nuova strategia in questi termini. La roadmap, infatti, ha aiutato a identificare la visione a lungo termine, le opportunità di mercato, lo sviluppo di prodotti/processi e le tecnologie necessarie per raggiungere gli obiettivi definiti. La roadmap dell’innovazione ha anche evidenziato i principali gap di competenza esistenti, che avrebbero potuto limitare la progressione dell’azienda verso i suoi obiettivi. Per colmare queste lacune è stato necessario un mix di iniziative interne ed esterne, facendo leva sugli approcci di Open Innovation.
Il caso di Poggipolini illustra, in sintesi, la complessa interazione tra cambiamenti normativi, dinamiche di mercato, innovazione e processo decisionale strategico. L’esperienza dell’azienda offre spunti preziosi su come le PMI possono sfruttare l’innovazione per far crescere la propria attività, anche di fronte a sfide senza precedenti.
L’esplorazione di nuovi mercati, come quello aerospaziale e automobilistico, ha richiesto un’attenta considerazione delle sinergie tecnologiche, delle barriere all’ingresso, dei fattori di costo e dello sviluppo di proposte di valore uniche, mentre la ricerca dell’innovazione di processo per ridurre i costi ha ulteriormente sottolineato l’importanza dell’adattabilità e del pensiero strategico. Infine, il successo della svolta strategica di Poggipolini evidenzia l’importanza di impostare una visione a lungo termine supportata da una strategia di innovazione ben articolata, soprattutto in momenti di grande crisi, proprio quando è più difficile mantenere lucidità e visione.