Nell’era della conoscenza e dell’innovazione, le università non possono più limitarsi a essere semplici luoghi di insegnamento e ricerca. La sfida è diventare vere e proprie fucine di imprenditorialità e cambiamento. A questo tema è dedicata la ricerca “Entrepreneurial universities and intrapreneurship: A process model on the emergence of an intrapreneurial university” pubblicato su Technovation da Maria Cecilia Flores, Rosa Grimaldi, Silvia Poli ed Elisa Villani dell’Università di Bologna.
Le università moderne hanno abbracciato un ruolo multifunzionale che include, oltre all’insegnamento e alla ricerca, la “terza missione”, ovvero l’insieme delle attività di trasferimento scientifico, tecnologico e culturale e di valorizzazione della conoscenza accademica per scopi commerciali. Essa racchiude il concetto forse più noto di “imprenditorialità accademica”. La ricerca esplora i meccanismi che facilitano la trasformazione delle università in “università intraprendenti”. Il cuore dello studio è l’analisi di un’università italiana di prestigio internazionale, situata nel nord Italia e nota per il suo supporto alla cultura imprenditoriale, all’innovazione e alla valorizzazione della conoscenza. Il caso si concentra sull’istituzione dell'”Entrepreneurship Club”, concepito per sviluppare capacità intraprenditoriali e organizzative. Il Club, lanciato ufficialmente all’inizio del 2017, si è distinto come un’iniziativa fondamentale per promuovere un ecosistema imprenditoriale all’interno dell’ateneo. Per studiarla, le autrici hanno adottato una metodologia qualitativa basata su uno studio longitudinale, che ha raccolto i dati essenzialmente attraverso interviste e documenti d’archivio. Sono state analizzate oltre mille pagine di documenti e 237 risposte a survey e sondaggi interni, per un periodo di 30 mesi che copre il triennio 2016-2018. Questo ha permesso di tracciare l’evoluzione del progetto fin dalle origini, identificando le caratteristiche chiave di ogni fase.
I risultati dello studio identificano due categorie di meccanismi: abilitanti e di supporto, che insieme spiegano la trasformazione delle abilità intraprenditoriali individuali in capacità organizzative. I meccanismi abilitanti includono la legittimazione, cioè il supporto da parte della governance universitaria, che ha previsto anche la nomina di un Delegato per l’imprenditorialità, e l’indeterminatezza dei confini, ossia la mancata definizione di obiettivi chiari e di confini definiti del Club, che ha permesso una maggiore libertà e creatività, favorendo partecipazione e coinvolgimento. I meccanismi di supporto includono la costruzione di una comunità, che ha creato senso di appartenenza favorendo la partecipazione attiva, e la creazione di connessione, non solo tra diversi dipartimenti, personale amministrativo e accademici, ma anche con l’ecosistema esterno, inclusi investitori e altri attori chiave del territorio.
Il processo di trasformazione è stato suddiviso in tre fasi principali:
- Fase Preliminare (2016): definizione degli obiettivi e della forma del Club attraverso un evento di brainstorming.
- Sviluppo del Progetto (2017-2018): ideazione, progettazione e presentazione di progetti intraprenditoriali attraverso gruppi di lavoro (cantieri).
- Diffusione della Cultura (2018 in poi): organizzazione di eventi ispirazionali e di formazione aperti a tutta la comunità e l’espansione delle attività del Club ai diversi campus dell’università.
Il Club ha generato numerosi risultati concreti, tra i quali spicca la creazione di programmi progettati per aiutare gli studenti a sviluppare idee orientate all’innovazione e al business, di iniziative volte a fornire competenze trasversali e promuovere soft skills come creatività, apertura mentale e propensione al rischio, e iniziative per sviluppare le capacità intraprenditoriali degli studenti di dottorato. Inoltre, è stato sviluppato un network di alumni per facilitare la collaborazione e il trasferimento di conoscenze e sono stati introdotti schemi di finanziamento PoC per il licensing delle tecnologie brevettate dall’università.
Lo studio, il primo di questo tipo in un contesto tanto cruciale quanto poco esplorato, ha dimostrato come i meccanismi attivati all’interno del Club abbiano guidato la trasformazione delle abilità intraprenditoriali individuali in capacità organizzative. Questo modello suggerisce che le università che combinano abilità intraprenditoriali interne con misure di supporto organizzativo e strategie esterne sono più propense a diventare università imprenditoriali di successo. Tuttavia, rimane la grande sfida, per le università e le organizzazioni di ricerca che desiderano promuovere l’imprenditorialità, di creare le condizioni interne adeguate. È essenziale partire dall’implementazione di una cultura che favorisca la creatività e l’innovazione, promuovendo la diffusione, la socializzazione e la condivisione di valori che supportino l’impegno degli individui nell’innovazione, nel cambiamento e nell’imprenditorialità. Inoltre, sebbene sia importante avere strategie per creare meccanismi organizzativi interni (ad esempio, procedure, regolamenti, meccanismi di incentivazione, uffici di trasferimento tecnologico), è altrettanto cruciale promuovere iniziative che coinvolgano diversi membri della comunità accademica in eventi e situazioni in cui possano uscire dalla loro zona di comfort, essere sfidati e impegnarsi nei campi dell’innovazione, del cambiamento e dell’imprenditorialità. I dirigenti devono essere consapevoli che la traduzione delle abilità intraprenditoriali dagli individui all’organizzazione può richiedere anni ed è un processo complesso, caratterizzato da diverse fasi. È importante comprendere i meccanismi che accompagnano questo processo, definiti qui come meccanismi abilitanti e di supporto, e riconoscere che possono assumere forme diverse nelle varie fasi del processo. Infine, i manager degli uffici di trasferimento tecnologico (KTO) hanno un ruolo cruciale da svolgere. Devono comprendere che il coinvolgimento in eventi come quelli del Club può essere fondamentale per costruire ponti concreti con la comunità di ricerca e gli studenti, promuovendo il cambiamento. Nonostante l’apparente disordine del processo e la necessità di tollerare l’indefinitezza degli obiettivi, i risultati finali possono essere di grande valore per l’intera università.