Venerdì 20 ottobre si è tenuta a Villa Guastavillani la seconda edizione dello StartUp Ecosystem Day, un’iniziativa di Bologna Business School dedicata alla condivisione di nuovi progetti e idee tra startup, investitori istituzionali, manager, business angels, imprenditori e studenti BBS – oltre 100 studenti provenienti da 40 nazioni, tra i quali gli alumni del Global MBA e dei Master Executive BBS.
Lo StartUp Ecosystem Day 2017 si è svolto sotto il segno dell’eccellenza italiana, aprendo un fruttuoso dibattito tra più di 55 startup e gruppi di ricerca, 30 investitori, oltre 250 partecipanti e 3 presenze d’eccezione: Riccardo Fini, Associate Dean for Entrepreneurship and innovation di Bologna Business School, Luca Giordano, Territorial Coordinator di Intesa Sanpaolo e Fabio Poli, Young Entrepreneurs President di CNA Bologna.
Non sono solo gli investimenti, storicamente lo scoglio più grande da superare, a rallentare le startup nel loro percorso di crescita e sviluppo. Gli incubatori, i bandi, le istituzioni, la rete di investitori e business angels, stanno sopperendo sempre meglio ai problemi economici delle idee più promettenti. Il focus si sta spostando in maniera preponderante sugli aspetti culturali, che spesso agiscono da inibitore alla creazione di sinergie tra le startup e l’ambiente circostante.
“A livello istituzionale abbiamo notato una difficoltà del settore Pubblico a capire nuovi modelli di innovazione, specialmente nel sociale. Servirebbe un cambiamento culturale per riconoscere che ci sono altri elementi di valore che ti permettono di essere Innovativo, il digitale è solo un mezzo. Kilowatt, ad esempio, ha sviluppato un asilo per le mamme freelance, che ora è riconosciuto dal Comune. Inoltre, puntiamo a diventare una tra le prime aziende bossless d’Italia e accompagnare altre realtà in questo percorso. Il cambiamento e il progresso hanno tante possibili declinazioni,” dice Anna Romani, che partecipa allo StartUp Ecosystem Day come Project Manager di Kilowatt, un acceleratore di idee ad alto valore sociale ed ambientale.
Trovare i giusti interlocutori, ma anche collaboratori capaci e appassionati. Paolo Macchiagodena, fondatore di Utopic, una startup innovativa che mira a promuovere il patrimonio artistico e storico italiano attraverso un App mobile, racconta:” È difficile trovare le competenze giuste e le persone che in qualche modo possono condividere con te il tuo approccio all’impresa, mettersi in discussione. Abbiamo notato carenze dal punto di vista delle competenze, specialmente riguardo alle soft skills, che riteniamo fondamentali. Le startup dipendono dalla passione del team e dal suo totale coinvolgimento nel progetto.”
L’innovazione presentata durante lo StartUp Ecosystem Day tocca tipologie di servizio e prodotto molto diverse tra loro, alcune con un mercato ancora in fase embrionale. È il caso di By-entO, una start up del territorio piacentino che alleva diverse specie di insetti attraverso una rete produttiva e commerciale ispirata al franchising, per ottenere molecole di interesse agronomico, chimico ed industriale. Irina Vetere, Co-fondatrice e Direttrice dell’azienda, spiega ai partecipanti come gli insetti ’nutriranno’ i bisogni del futuro, e aggiunge: “C’è il rischio che il sistema Startup finisca per creare un circolo fine a sé stesso. È importante investire su startup e prodotti che davvero possono cambiare il sistema, anche con un finanziamento diretto da parte degli incubatori e degli enti coinvolti. Questo permetterebbe alle startup che si trovano davanti ad un lungo processo di ricerca e sviluppo, come ad esempio nel nostro caso, di portare le proprie idee sul mercato e fare la differenza.”
Ed è proprio la voglia di portare un cambiamento positivo, di migliorare il mondo in cui viviamo, che si respira tra le startup impegnate a trasferire il proprio entusiasmo ai partecipanti che si fermano incuriositi davanti alle loro postazioni.
Cosa trasforma però una buona idea in una startup di successo? “La criticità sta nella capacità di execution, dare seguito alle idee. Ad una fase di entusiasmo iniziale segue quasi sempre una fase problematica dove si vede chi ce la fa e chi no. La differenza, a mio avviso, la fa il primo cliente che dà la possibilità di accendere veramente la macchina, che dà una sfida alla startup. Da li si può capire se il prodotto funziona davvero e se il team è capace di portarlo avanti,” spiega Piergiorgio Iacobelli, incubator manager di JCube, l’hub di innovazione del Gruppo Maccaferri di Bologna.
Le aziende, pur essendo una componente imprescindibile del processo di sviluppo delle startup, faticano a dare loro fiducia per creare progetti comuni o collaborazioni. I benefici di un cammino comune, però, sono molteplici. In casi come quello di Else Corp, startup innovativa in attesa di brevetto per la sua piattaforma Cloud Saas, che supporta la personalizzazione di massa dei prodotti e che può essere integrata con i processi di vendita di qualsiasi brand o rivenditore, la collaborazione con le aziende è fondamentale. “Ora abbiamo dei prototipi e alcuni dei nostri prodotti sul mercato. Al momento l’obiettivo è quello di far adottare la nostra piattaforma e i nostri sistemi al maggior numero possibile di brand, per arrivare un giorno a cambiare il modo in cui il comparto del Fashion realizza e vende i suoi prodotti. Non si tratta solo di sdoganare il virtual fitting e il 3D, ma specialmente di aiutare le aziende nella produzione poiché il nostro sistema si collega al processo produttivo e lo ottimizza,” precisa Tairah Colah, Research Manager di Else-Corp.
Tra coloro che hanno saputo dare ascolto e fiducia alle startup spicca Banca Intesa Sanpaolo. L’Ing. Luca Giordano, Responsabile Coordinamento Territoriale Intesa Sanpaolo della Direzione Regionale Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo e Molise, presente allo StartUp Ecosystem Day in veste di Investitore, ci spiega l’intensa attività svolta al fianco delle startup: “Molte delle innovazioni che portiamo dai clienti vengono proprio dalle startup. Negli ultimi anni abbiamo portato delle novità molto forti in termini di servizio, che non sono state sviluppate all’interno di Intesa Sanpaolo, ma le abbiamo individuate e poi sviluppate insieme a startup esterne. Per noi rappresentano anche un’area di clientela molto interessante ed impegnativa, ma anche fonte di grandi soddisfazioni per la banca. Nelle startup valutiamo diversi aspetti, tra cui la qualità del progetto, che passa dalla qualità del team, la concretezza del piano che si vuole seguire e del prodotto da sviluppare.”
Avere un’idea chiara sin dall’inizio, è una caratteristica essenziale per raggiungere il successo. “Alcuni esempi di startup di grande successo che abbiamo avuto la fortuna di incontrare e di aiutare nelle fasi iniziali, avevano un elemento veramente distintivo che può essere una tecnologia o un’idea di business attorno alla quale poi si è sviluppato tutto il progetto. Quando manca questo seme di forte distintività, la startup può avere una vita molto complicata,” aggiunge Giordano.
L’innovazione nel settore tecnologico e digitale, ma anche sociale ed alimentare, la necessità di una trasformazione culturale interna alle istituzioni e alle aziende, la collaborazione e la condivisione nello sviluppo dei progetti, la richiesta di fiducia e sostegno manageriale da parte delle startup. Questi ed altri sono i temi emersi durante i dibattiti e gli scambi tra gli startupper e i partecipanti.
Un pubblico, quello a cui si cono rivolti i giovani imprenditori con le loro idee, che ha saputo portare ai tavoli di discussione punti di vista e competenze trasversali e tra loro complementari. Secondo gli attori dello StartUp Day 2017, il valore aggiunto dell’evento è da riscontrarsi principalmente nella sua multiculturalità. Gli studenti provenienti da diversi paesi del mondo hanno arricchito l’incontro non solo con le loro competenze ed esperienze in ambito manageriale, finanziario e di marketing, ma soprattutto con una diversa visione delle problematiche esposte, data dalla loro cultura e paese di provenienza.
Tra le startup presenti a Villa Guastavillani, anche l’ambizioso progetto Bettery, che ha ricevuto il premio StartCup 2017 edizione Bologna, ritirato da Francesca Soavi e Francesca De Giorgio, rispettivamente ricercatrice e post-doc del laboratorio di elettrochimica dei materiali per l’energetica del Dipartimento di Chimica dell’Università di Bologna. Dopo oltre otto anni di intenso studio si è arrivati a NESSOX, la batteria liquida ricaricabile a base di ossigeno e litio e 5 volte più potente, brevettata insieme all’Università di Bologna.
A conferma dell’eccellenza che le sinergie e competenze presenti sul territorio di Bologna sono capaci sviluppare e portare sul mercato, per il beneficio di tutti.