Una rubrica che racconta BBS attraverso le parole dei nostri studenti. Una condivisione di esperienze, consigli utili e momenti di crescita sia personali che professionali. Scritto da e per gli studenti.
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Perdonatemi, ma quando incappo in una società che sostiene di essere una fattoria sostenibile che produce solo i migliori prodotti biologici, io la prendo con le pinze.
Troppo spesso i consumatori sono nutriti con l’illusione dell’agricoltura biologica e sostenibile, del “buon prezzo di mercato” e del progressismo delle politiche occupazionali. Provate a cercare su Google “frodi alimentari” e troverete un sacco di storie su come i consumatori responsabili vengono ingannati, sullo sfruttamento degli immigrati come manodopera agricola e di come i margini di profitto superino sempre l’onestà. Le aziende ottengono il massimo profitto grazie alla biografia fittizia delle loro mele e finiamo tutti per essere troppo disposti a pagare per una sceneggiata di cui aspettiamo il sequel.
Arriva Alce Nero.
Questa settimana abbiamo avuto una Lecture con un’azienda che non conoscevo. Quando Silvia Forte (International Department Marketing Manager) ha cominciato a presentare la sua azienda, Alce Nero, mi sono preparato a una partita di Bullshit Bingo*: parole d’ordine, metafore stantie e sincerità artificiale. Ho sbadigliato, alzato gli occhi al cielo e preparato tutti gli strumenti che Bologna Business School mi ha insegnato per valutare una società.
L’uva acerba da rosicchiare all’inizio della Lecture è diventata più dolce e invitante quando Silvia ci ha dato un quadro approfondito del modello di business di Alce Nero; ogni affermazione sull’integrità dei prodotti Alce Nero era corredata da fatti. Nonostante la mia convinta misantropia verso le società con un’immagine così sospettosamente immacolata, ne ero completamente in balia.
Alce Nero è la società leader di alimenti biologici in Italia, che è un risultato notevole considerando che viviamo, beh, in Italia. C’è qualche altro paese al mondo che sa fare il “meglio” in così tanti campi?
Le migliori auto? Italiane.
Le migliori moto? Italiane.
Il miglior caffè? Italiano.
Il miglior olio d’oliva? Italiano.
La pasta e la pizza migliori? Italiane.
Il miglior gelato? Italiano.
Le donne migliori? Avete afferrato.
Una caratteristica fondamentale del successo di Alce Nero è il completo controllo su tutto il processo produttivo, dalla coltivazione alla raccolta e confezionamento, fino alla consegna. L’intero catalogo di prodotti offerti è realizzato con materie prime biologiche, lavorate con tecnologie che ne mantengono l’integrità. I pochi prodotti realizzati fuori dall’Italia sono certificati Fair Trade, e Alce Nero mantiene uno stretto rapporto diretto con tutti i fornitori. Oltre alla certificazione di Commercio Equo, Alce Nero svolge comunque dei controlli casuali, a garanzia dei propri standard.
Un esempio della loro fanatica dedizione per la qualità massima è che le pratiche di produzione sono in progettate a imitazione del processo naturale. Ad esempio, invece di riscaldare il miele grezzo a 90° e liquefarlo come la maggior parte delle aziende, Alce Nero lo riscalda a 40° (la stessa temperatura interna di un alveare), un processo molto più lungo che mantiene il valore nutrizionale del prodotto.
Davvero?! Non avevo la più pallida idea che si facesse! Alce Nero è molto più di una società, è un faro luminoso nella nebbia del settore alimentare, a volte discutibile.
Senti, posso andare avanti per un pezzo su Alce Nero, ma non è questo il punto. Non sto scrivendo per invogliare la società a offrirmi una posizione con loro (non studio nemmeno nella specializzazione in Food & Wine), sto scrivendo in quanto scettico riformato all’ottimismo. È confortante sapere che là fuori ci sono aziende come Alce Nero; ci si sente veramente bene a sapere che la rete professionale di Bologna Business School è zeppa di aziende come Alce Nero per gli studenti dediti dei suoi corsi.
Per il bene dei lettori che vogliono sapere di più su Alce Nero e Bologna Business School potrei starmene seduto e continuare a ballare sulla tastiera del mio computer, ma ho fiducia che sarete in grado di soddisfare le vostre curiosità residue in autonomia, senza la mia dissertazione smaccatamente zelante.
A essere sincero, ho intenzione di farmi uno spuntino.
*Bullshit Bingo è un gioco che ironizza l’uso improprio e immotivato di termini del management. Per una definizione completa, rimandiamo a Urban Dictionary.
Anthony Nistico – USA
MBA Green Energy and Sustainable Businesses – classe 2014/2015