Una rubrica che racconta BBS attraverso le parole dei nostri studenti. Una condivisione di esperienze, consigli utili e momenti di crescita sia personali che professionali. Scritto da e per gli studenti.
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L’H-Farm di Roncade, in provincia di Treviso, ha visto lo svolgersi di un altro hackathon, una maratona di 24 ore all’interno della quale specialisti del marketing, sviluppatori e designer professionisti si sono riuniti per concepire idee di marketing e applicazioni o piattaforme online per soddisfare le esigenze delle aziende coinvolte. Le idee innovative, e come svilupparle, stanno diventando una risorsa indispensabile per le aziende con un’impostazione più tradizionale che intendono espandere il business. H-Farm è il più grande acceleratore di start-up in Italia e insieme a Vinitaly International presentano H-Wine, hackathon a cadenza annuale sul settore vinicolo italiano.
Le quattro cantine di questa edizione e cioè Tommasi Family Estates, Santa Margherita, Zonin 1821 e Tenuta Col Sandago – Case Bianche hanno messo alla prova gli appassionati hacker, e ciascuno ha fornito delle direttive ben specifiche da seguire. Tommasi cercava una piattaforma digitale per la propria carta dei vini che valorizzasse l’esperienza del loro prodotto, presso i ristoratori e, parallelamente, i consumatori finali. Santa Margherita era interessata a uno strumento digitale per valorizzare la fedeltà degli amanti del vino, uno strumento da sfruttare durante gli eventi del gruppo. Zonin 1821 cercava uno strumento digitale interattivo per aiutare le nuove generazioni a scoprire il mondo del vino, mentre Col Sandago – Case Bianche era interessata a una piattaforma digitale per incoraggiare nuovi clienti e il pubblico internazionale. Per citare Stevie Kim, la Managing Director di Vinitaly International: “i consumatori sono indecisi, la cultura del vino deve modernizzarsi e i giovani devono imparare ad amare il vino. La rivoluzione può giungere solo dal web.”
E che rivoluzione! Oltre 24 team hanno presentato i loro pitch della durata di 3 minuti (con piattaforme digitali sviluppate) la mattina successiva, dopo 24 lunghe ore in assenza di sonno. Risultato? Idee super innovative, partorite da menti brillanti, trasformate in realtà. Il lavoro e lo spirito di gruppo sono essenziali e sono il vero e proprio cuore di questa iniziativa. È una grandissima soddisfazione vedere amministratori di aziende che riconoscono le idee geniali. I team vincenti vengono premiati e viene loro offerta l’opportunità di lavorare con l’azienda, dopo l’hackathon, e di implementare le idee che sono state sviluppate. BBS spinge i propri studenti MBA a partecipare a queste attività extra-curricolari così da poterci offrire opportunità per far rete e partecipare a esperienze lavorative reali, in modo da contribuire a dare forma al nostro diventare dei professionisti formati. Colleghi, che esperienza – formalizzate la vostra proposta di carriera e via, via verso la riuscita e il successo!
Gabriella Di Clemente – South Africa
MBA Food and Wine – classe 2014/2015
18 settembre 2015
È un tipico lunedì mattina a Bologna, freddo, grigio e piovoso, ma alcuni studenti MBA sfoggiano sorrisi smaglianti. Il motivo di queste espressioni di gioia è la fragranza calda, morbida, da acquolina in bocca delle mandorle tostate che proviene dallo stabilimento di produzione Fabbri, ad Anzola dell’Emilia, in provincia di Bologna. È proprio il modo perfetto per cominciare la visita a una delle aziende alimentari italiane più antiche e rinomate. Prima di accedere è necessaria una rapida trasformazione esteriore: i visitatori infatti devono indossare la tuta bianca d’ordinanza e il copricapo. Ci avviamo e con noi c’è uno dei tanti abili addetti, nonché nipote dell’AD Nicola Fabbri, Stefania Fabbri.
Questa struttura è quella nella quale la terza generazione Fabbri ha installato la produzione negli anni ’60. Si tratta di un capannone di oltre 180.000 metri quadrati. Non lasciatevi ingannare però, le attrezzature sono all’avanguardia e assolutamente in grado di soddisfare gli attuali bisogni di mercato, sia in termine di capacità che di efficienza. Lo stabilimento produttivo è attivo in sei diversi settori: semilavorati in polvere per il gelato e la pasticceria (i Cremolati), guarnizioni e decorazioni, sciroppi, prodotti dolciari, e la più famosa di tutti: l’amarena. La struttura si completa con un enorme magazzino, 12.000 metri quadrati dove dieci addetti lavorano instancabilmente per impilare e imballare i prodotti in consegna, coordinati da un sistema radio che li guida a seguire il percorso più rapido nel labirinto delle scaffalature.
Fabbri è dotata dell’ultima generazione di attrezzature. La capacità produttiva si misura in termini di consumo energetico e di risorse: lo stabilimento trangugia quotidianamente 400.000 metri cubi d’acqua, che provengono da un pozzo privato e dopo l’utilizzo vengono filtrati per essere immessi nuovamente nell’impianto.
Sebbene gran parte del lavoro sia svolto da robot e macchine, è ancora l’abilità d’assaggio degli operatori a fare la differenza. Durante il ciclo di produzione di prodotti come le guarnizioni e gli sciroppi, gli operatori devono estrarre un campione dal lotto per controllare colore e gusto, così da garantire risultati perfetti . Nemmeno a dirlo, la lavorazione dell’amarena è la fase dove l’elemento umano assume maggior rilevanza. Si tratta di un processo piuttosto lungo: le amarene vengono poste in grandi piatti rotondi di metallo, dove restano a bollire per sette giorni, così da completare il processo di osmosi, che permette alla ciliegia di espellere tutta l’acqua che contiene e assorbire l’acqua di cottura, ricca di sapore. Dopo la bollitura, le amarene vengono divise in due lotti: le “opaline”, perfettamente sferiche, e quelle che hanno riportato dei danni superficiali, che non finiranno nel vasetto bianco e blu, noto in tutto il mondo, ma verranno usate per guarnire e decorare. Solo per darvi un’idea dell’importanza strategica che questo prodotto riveste per l’azienda, Fabbri mantiene il più ampio segreto su come vengono lavorate le “opaline” e non ci è stato permesso di assistere al processo. Una tradizione segreta che si è perpetuata, che è stata protetta e preservata sin dal 1905, amata e curata come un figlio: amarena amore mio!
Michele Bianchetti – Italia
MBA China/Far East and Europe Business Relations – classe 2014/2015
11 settembre 2015
Sebbene il vino la faccia da padrone qui in Itala, il mercato delle birre artigianali è cresciuto negli ultimi tempi e rappresenta un canale che offre ai consumatori prodotti di alta qualità, dal valore aggiunto locale. Il laboratorio “Craft Beer Basics” (le basi dell’arte birraia artigianale) che si è tenuto qui presso Bologna Business School ha offerto una panoramica informativa sul mondo delle birre artigianali, permettendo inoltre agli studenti del Global MBA Food and Wine di provare una serie di birre, tra le quali delle ale artigianali di qualità, presentate da un ex studente MBA, Luca Ghedini delle Distillerie Tenute Collesi.
Abbiamo cominciato il laboratorio con uno scambio di idee rispetto a cosa significa la birra per ciascuno di noi. Anche se proveniamo dai quattro angoli del pianeta, per tutti la birra vuol dire momenti felici e trascorrere del tempo assieme. È stato interessante venire a scoprire le tendenze e le birre più diffuse in ciascuno dei nostri paesi. Luca ci ha rivelato quali birre vendono bene in quali mercati mondiali e come funziona qui in Italia l’import/export di birra.
Il laboratorio prevedeva anche una degustazione alla cieca di due birre tradizionali, delle lager. Questo ci ha permesso di analizzare la tipologia di birra che al momento costituisce la percentuale maggiore di consumo mondiale, e al tempo stesso ci ha fornito i mezzi per comprendere la complessità delle birre artigianali di elevata qualità. Le birre artigianali si stanno affermando sempre più in Italia e costituiscono un’opportunità unica che permette a prodotti esclusivi a valore aggiunto di trasmettere il loro carattere derivante dalla distilleria.
Il laboratorio “Craft Beer Basics” si è rivelata un’esperienza interessante e stimolante nell’ambito del nostro programma MBA qui presso Bologna Business School. Siamo fortunati ad avere opportunità come questa degustazione presso BBS e siamo grati agli ex studenti che sono ancora legati alla scuola e disponibili ad investire nelle generazioni future di leader del Bologna Business School Food and Wine.
Melissa Amato & Brian Kern – USA
MBA Food and Wine – classe 2014/2015