L’ex Premier Enrico Letta, ora Dean of The Paris School of International Affairs at Sciences Po, davanti alla platea degli studenti, alumni e docenti della business school bolognese ha sottolineato l’importanza del decentramento della formazione dirigenziale in Italia.
“Macron è figlio del percorso classico per la formazione della classe dirigente francese, cioè gli studi compiuti all’ENA, École Nationale d’Administration. Una realtà che in patria è molto criticata. Ci sono stati in Italia vari tentativi di riprodurla, e sono tutti falliti. Questo perché rispetto alla Francia, che ha in Parigi una capitale accentratrice, l’Italia è una paese dove spesso le migliori competenze escono dalle realtà periferiche. E Bologna in questo senso è una delle capitali della formazione dirigenziale italiana”. Così Enrico Letta ospite il 9 maggio a Villa Guastavillani per analizzare i cambiamenti che potrebbero riflettersi sull’Europa dopo il voto delle presidenziali francesi.
“Con la Brexit scompaiono 73 parlamentari europei inglesi. O si ridistribuiscono in un mercato delle vacche fra le nazioni rappresentate in parlamento, oppure creiamo una nuova circoscrizione elettorale paneuropea dove sia possibile votare una lista unica indipendentemente dalla nazione di appartenenza. Questa modalità farebbe nascere un dibattito politico europeo e renderebbe i cittadini partecipi delle politiche europee.” Questa la proposta formulata da Letta per riportare fiducia nella UE in un contesto politico che, con la sconfitta di Marine Le Pen, avrebbe portato “alla negoziazione per lo scioglimento del consiglio europeo”.
In apertura il Dean di BBS Massimo Bergami ricorda la necessità di analizzare i mutamenti economici e sistemici della politica europea per chi si occupa di impresa. “Dobbiamo abituarci a guardare oltre l’impresa per capire maggiormente il contesto in cui si muove il business”. L’occasione coincide con l’anniversario del discorso con il quale il 9 maggio del 1950 il ministro degli esteri francese Robert Schuman proponeva la creazione della CECA, la comunità europea del carbone e dell’acciaio, la prima istituzione sovranazionale di una serie che avrebbero portato all’Unione Europea.
“Siamo alla fine dei partiti tradizionali” ha riconosciuto Enrico Letta. “Macron correndo da solo ha distrutto i repubblicani e i socialisti, rimescolando le carte della politica francese, fornendo involontariamente maggiore visibilità internazionale a Marine Le Pen” E rispondendo a chi individua nel neopresidente un uomo della finanza e della conservazione “Non è il prodotto delle elite e dei banchieri. Ha vinto perché non è politico di professione, a differenza degli altri candidati, e ha creato un movimento aperto.”
Letta ha quindi sottolineato il cortocircuito del sistema delle primarie verificatosi in queste elezioni francesi. “Primarie di grande successo con 4 milioni di votanti per quelle repubblicane e 2 milioni per quelle socialiste. Eppure entrambi i partiti non hanno trovato il respiro necessario per arrivare in finale.” E ancora “Non si possono valutare i cambiamenti come un tempo perché sono diventati improvvisi, intensi, imprevedibili. Queste “tre i” cambiano completamente il nostro modo di essere, ci rendono più disincantati. La capacità di stare dentro a questo ritmo di cambiamento è molto complicato.”
E a chi pensa all’UE solo come strumento di austerità Letta risponde “I dividendi europei li hanno ricevuti tutti i paesi. A Francia, Irlanda, Italia, Spagna dal 2015 sono stati concessi sfori di bilancio. Per l’Italia il bonus Draghi è di 33 miliardi di euro in 2 anni. Bisogna usarli bene. Se la prossima coalizione di governo tedesco non avrà più come ministro all’economia Schäuble le cose potranno evolversi positivamente.”