Ulrika Wikström e l’importanza del work-life balance nella carriera

Febbraio 19, 2020

Motivazione, cultura aziendale, curiosità, rispetto e valori: e ancora, etica, umiltà ed empatia. Sono questi gli ingredienti alla base della leadership per Ulrika Wikström, General Manager di Dyson Italia, tra le 100 donne più influenti del nostro Paese secondo una classifica stilata da Forbes lo scorso anno.

La manager di origine svedese vive in Italia dal 2003 e per oltre 20 anni ha lavorato per L’Oréal nelle sedi di Parigi, New York e Milano, prima di approdare lo scorso settembre al brand inglese che produce ed esporta in tutto il mondo apparecchi elettronici di alta tecnologia. “Il passaggio come Marketing Manager da marchi quali  Maybelline, Lancôme e Yves Saint-Laurent a un’azienda composta da scienziati e ingegneri è stato il risultato di un orientamento ben definito, che ha avuto come comune denominatore la passione, la voglia di mettersi alla prova e un’insaziabile curiosità, elementi che mi caratterizzano da sempre”  ha spiegato Ulrika Wikström agli studenti del Global MBA di Bologna Business School.

Lo spunto di partenza dell’intero intervento è stato l’articolo “How Will You Measure Your Life?” di Clayton Christensen, pubblicato su Harvard Business Review nel 2010 e suggerito dal Direttore Didattico del  Global MBA Marcello Russo. Ne è uscito il ritratto di una professionista dai valori saldi, la cui carriera è stata determinata da un mix equilibrato di scelte personali e professionali. “La passione per il proprio lavoro rende ambiziosi, ma la lezione più grande per me è stata dare il giusto peso alla sfera privata e trovare ogni giorno tempo per me e per la mia famiglia: da quando ho iniziato a segnare in agenda, tra un appuntamento e l’altro, la sessione di running del venerdì mattina, anche la produttività ne ha tratto beneficio e i risultati lo hanno dimostrato”.

Il manager ideale per Ulrika Wikström è colui che ricerca il proprio benessere personale e motiva i propri dipendenti spronandoli in modo costruttivo: “Non dobbiamo dare risposte né tantomeno ordini, ma spingere chi abbiamo di fronte a porsi delle domande per trovare soluzioni creative, valorizzando il background, la forma mentis e i valori del singolo individuo”.

Come donna manager straniera in Italia, Ulrika ha ammesso che cambiare settore a 50 anni sia stato tutt’altro che semplice, ma ha cercato di attenersi all’idea che aveva di sè: “sono sempre stata una persona curiosa e proattiva e ho fatto scelte professionali che rispecchiassero l’idea che avevo di me”. Come? Facendo leva su due fattori: “è fondamentale coltivare un network di contatti e orientare i propri obiettivi verso uno scopo preciso: a questo aggiungerei una formazione mirata, non intesa come affanno nel fagocitare nozioni e competenze, ma come pretesto continuo per assorbire linfa per la mente, per rimanere curiosi e open-mind”.

Tante le mani alzate durante il momento delle domande degli studenti: da come motivare il proprio team anche in tempi di crisi che, per Ulrika è l’occasione per ripensare ai propri modelli, a quanto conti la fortuna nella carriera: “conta molto essere nel posto giusto al momento giusto, ma conta più la perseveranza di farsi trovare in quanti più posti giusti in più momenti giusti”, fino alla soft skill per lei più importante: “indubbiamente l’empatia e la curiosità verso chi ho di fronte”.

“Il mio consiglio? – ha concluso - Abbiate un’idea di quel che volete diventare e tendete al miglior modello possibile di voi stessi”.



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